GUIDA  Carnevale in Italia

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Versione del 18 gen 2008 alle 18:09 di Marcello Di Sarno (Discussione | contributi)

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  • Castelnovo di Sotto (Reggio Emilia, Emilia Romagna): nella terra in cui sin dal XVIII secolo si producono e si esportano in Italia e all’estero maschere e pupazzi, non poteva mancare una sfilata classica di carri, costruiti in casa. Tra i più importanti del reggiano. Festeggiamenti conclusi dalla cosiddetta Borsa nazionale della maschera usata, mercatino riservato ad associazioni e organizzatori di corsi mascherati.
  • Cento (Ferrara, Emilia Romagna): Tra i più rinomati e ricchi del panorama europeo, sicuramente il più trasgressivo in assoluto, prova ne è il fatto che è il solo ad essere gemellato con quello di Rio de Janeiro. Le sue antichissimi origini trovano un riscontro illustre in alcuni dipinti del Guercino. Di forte impronta popolare il rito del Testamento di Tasi, che ripropone lo stile antico dei testamenti di personaggi, vittime sacrificali del carnevale. Un fantoccio di paglia, con indosso un mantello nero, oggetto di invettive e insulti da parte dei suoi concittadini, legge il suo testamento ricalcando lo stile della Zirudella, un componimento dialettale in rima, dove si sottolineano ironicamente vizi e peccati locali. Il cerimoniale termina con l’esecuzione del fantoccio, dato in pasto alle fiamme, tra fuochi d’arificio e balli.
  • Modena (Emilia Romagna): Ad animare le strade di giovedì grasso vi sono carri allegorici e maschere colorate, tra cui quella modenese doc di Sandrone (contadino rozzo, ma nel contempo furbo e scaltro). In esso si identifica il popolo più umile, che cerca di sopravvivere ricorrendo alle astuzie più disparate. Il carnevale per i modenesi coincide con l’arrivo alla stazione ferroviaria della città della Famiglia Pavironica, cioè di Sandrone, della moglie Pulonia e del figlio Sgorghiguelo. Da qui muove il corteo che si conclude in piazza Grande con lo sproloquio di Sandrone dal balcone del Palazzo Municipale.
  • San Giovanni in Persiceto (Bologna, Emilia Romagna): momento centrale della festa è lo “spillo”, ossia la trasformazione allegorica del carro, addobbato come un gigantesco Uovo di Pasqua, che nasconde la sorpresa, cioè il messaggio allegorico. Immutato da cent’anni il rituale, che si apre con il Discorso della Corona che Re Bertoldo pronuncia dal balcone del palazzo comunale, affiancato dal Principe Bertoldino e dalla consorte Marcolfa. A questo punto, preceduto da un gruppo di ballerini, entrano in scena i carri che svela il loro contenuto allegorico. Al vincitore viene assegnato il Gonfalone, su cui è ritratto Bertoldino spinto da un asino, insieme a una bandiera bianca simbolo di vittoria.
  • Carnevale di San Grugnone - Conselice (Ravenna, Emilia Romagna): dal lontano 1919 per i conselicesi il mercoledì delle Ceneri coincide con il giorno di San Grugnone, un santo speciale che un gruppo di burloni inventò dal nulla per prolungare i bagordi carnevaleschi e che chiamò così alludendo alla smorfia di disapprovazione (grugno) per lo spirito astinente e penitenziale della Quaresima. Il rituale fu definito da un tale ragionier Buzzetti, che trasformò Conseline nello Stato di Boystenland, la cui corte reale, scortata da carri allegorici, fa tappa in tutte le Colonie (corrispondenti alle frazioni) fermandosi a degustare sfrappole e zuccherini, offerti insieme con il vino dai sudditi. Un evento bissato la seconda domenica di Quaresima.
  • Festa della Zobia - Fiorenzuola d’Arda (Piacenza, Emilia Romagna): trae origine da un’antica festa del XVI secolo, dal profondo e per certi versi controverso significato storico. Tra i colori e i suoni dei carri allegorici si aggira la Zobia, una strega dispettosa che si diverte a fare il verso alle altre maschere del corteo. Un evento noto da diverso tempo come Palio della Zobia, nel corso del quale si premia il carro più originale.
  • Lo Sballo in Maschera - Busseto (Parma, Emilia Romagna): le sue radici ottocentesche risaltano oltre che nelle maschere, soprattutto nei piatti tipici che portano nomi ispirate alle opere del grande compositore Giuseppe Verdi, bussetano doc.
  • Muggia (Trieste, Friuli Venezia Giulia): un’intera settimana di festeggiamenti. Si parte il giovedì grasso con il “ballo della verdura” e con l’arrivo nel porto della Serenissima, la storica imbarcazione della Repubblica di Venezia. Dopo la sfilata in maschera tutta al femminile del venerdì e quella dei carri allegorici della domenica, si riprende il lunedì con la questua delle uova con le quali si prepara un’enorme frittata di pancetta e cipolla. Chiusura il mercoledì delle Ceneri con la morte di Carnevale, annegato in mare e successivamente arso sul rogo.
  • Resia (Udine, Friuli Venezia Giulia): la melodia di strumenti tradizionali come le zitire (sorta di violini) e le buncule (violoncelli a tre corde) accompagna il rogo di Babac, fantoccio che impersona il Carnevale.
  • Sauris (Udine, Friuli Venezia Giulia): a sfilare per le vie del centro storico, illuminate dalla suggestiva luce delle lanterne, è un corteo di maschere di legno, capeggiato da Rolar (demone, con il volto annerito dalla fuliggine) e da Kheirar (re delle maschere, dalle vesti lacere, che con una scopa bussa alle porte delle abitazioni).
  • Carneval Vecc - Grosio (Sondrio, Lombardia): forme ed usanze dell’antica civiltà contadina valtellinese rivivono in questo carnevale, tra i più rinomati della regione. Le maschere, tramandate di padre in figlio da generazioni, esprimono, insieme con il rituale, la contrapposizione tra la licenziosità del Carnevale, identificato in un montanaro grasso e allegro, e la continenza della Quaresima, impersonata da una vecchia raggrinzita recante un cesto vuoto. Attorno ad essi agiscono personaggi come il Paralitico beffardo, il pagliaccio burlone Toni, l’Orso selvatico trattenuto dall’Ammaestratore (che nell’immaginario contadino simboleggia il tentativo dell’uomo di arginare la natura selvaggia) e la Bernarda, la prediletta dai grosini, che rappresenta un uomo travestito da poppante che spruzza il pubblico con il suo biberon ripieno di vino.
  • Carneval di Mat - Bormio (Sondrio, Lombardia): passato alla storia per i suoi eccessi e la sua durata, questa festa, di quattrocentesca memoria, dopo un silenzio di anni è stata ripresa nella sua forma originaria, seppur depurata dei suoi tratti più smodati. I mat sono i giovani del paese che ogni anno designano un Podestà che per un giorno si sostituisce al Sindaco, mentre nella piazza del Kuerc, Arlecchino si fa portavoce delle lagnanze del popolo.
  • Castel Goffredo (Mantova, Lombardia): il carnevale più rappresentativo del mantovano ha il suo momento clou nel “venerdì gnoccolaro”, nel corso del quale la Corte dei Gonzaga incorona con il titolo di Re Gnocco, colui che ha eccelso per voracità durante la gnoccolata.
  • Carnevale Ambrosiano - Lecco (Lombardia): una parata in costume dai preziosi contenuti storici quella capeggiata da Re Resegone e Regina Grigna, i quali trasportati per la città da una carrozza d’epoca, ne prendono possesso per un giorno. Appuntamento in Piazza XX Settembre per l’ultimo atto del carnevale e per la premiazione dei carri più riusciti.
  • Carnevale Bagoss - Bagolino (Brescia, Lombardia): romanticismo e buffoneria si fondono in questo evento, imperniato sulle aristocratiche note della “Compagnia dei balarì”, giovani virtuosi del canto e della danza. Agghindati con pizzi e velluti e coperti da maschere veneziane, rinverdiscono motivi rinascimentali, che facevano parte dei rituali di corteggiamento. Accanto alle serenate, non disdegnano le segnàcole (mimica delle mani) sarcastiche, cui fa seguito il conclusivo ballo in cerchio dell’Ariosa.