GUIDA  Gradara/Memorie Storiche

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Memorie Storiche su Gradara

Dizionario di erudizione

Nel Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica (1857) così viene descritto il comune:

Gradara. Comune della diocesi di Pesaro, giacente col territorio in monte e in piano, con paese di molti e belli fabbricati racchiusi da mura, con borgo. Ha le parrocchie di s. Gio. Battista, s. Michele Arcangelo di Fanano, s. Sofia, s. Stefano. I minori conventuali vi hanno il convento di s. Francesco con chiesa, così i minori cappuccini. Annibale degli Abati Olivieri Giordani nel 1775 pubblicò in Pesaro l'eruditissime, critiche e importanti: Memorie di Gradara terra del contado di Pesaro. Le diresse al marchese Carlo Mosca Barzi castellano e signore perpetuo per la s. Sede apostolica della bella Rocca di Gradara, conceduta ad esso da Clemente XIV in enfiteusi, impegnandolo a ristorarla in una forma da non temer più quella rovina che forse le sovrastava; il che eseguì perfettamente, conservando cosí un pregevole esemplare della fortificazione de' bassi tempi, munendola d'alquanti attrezzi militari, e aggiungendovi ornamenti e comodi per una signorile abitazione. Per compiacerlo, onde ritornasse in rinomanza il nome di Gradara, ne raccolse le memorie sulla situazione, origine e notizie storiche, delle quali passo a darne breve cenno. Non fu sempre, secondo alcuni, nel territorio di Pesaro, di cui ora forma il confine, arrivando colla sua corte al fiume Tavollo, il quale e distante 10 miglia da Pesaro; ma si vuole provare contro il Clementini, cbe fu ed è nel medesimo territorio, il quale per lo meno giunse sempre al Tavollo, mentre il territorio di Rimini non arrivò mai al Foglia, non riconoscendosi con erudizioni diplomatiche dall'Olvieri per genuino il decreto in favore di Rimini di Federico I, il quale secondo tal privilegio confermò a Rimini il diritto del territorio a latere Pisauri usque ad Foleam. Perciò con molte testimonianze vuole dimostrare, che il territorio di Pesaro per lo meno arrivò al Tavollo, anche ne' tempi anteriori non solo a Federico I, ma pure a Ottone I, a cui Clementini attribuì il restringimento del Riminese; e che la proposizione ch'esso giungesse a tempo de' romani sino al Foglia, è senza autorità. Anzi col riferito dal Rossi e con documento del 1356, l'Olivieri fa vedere che anco il castello della Cattolica, di cui parlai nel paragrafo Gabice, si considerava allora parte del territorio di Pesaro, ed essere con Gabice, Castel di Mezzo e Granarola, oltre altri castelli, Ecclesiae Ravennatis Oppida; per cui congetturò che talvolta il territorio oltrepassò il fiume Tavollo, e giunse sino alla porta della Cattolica, per cui si scende al borgo, che resta nel piano sottoposto. Che se i detti castelli si sottoposero a Rimini, jure pacti, non cessarono nella qualità territoriale.

Circa all'origine di Gradara, l'Olivieri trovo documenti di sua esistenza nel 1182, e probabilmente anche nel 1140. Nel 1215 il castello avea la sua fossa che lo circondava, e nel 1195 anche la fratta o selva all'intorno per impedir la coltura del terreno e il suo abbassamento, come nel 1232 l'avea Gabice, e fratta di Gradara fu poi detta la selva del comune sotto la rocca. Tuttavia reputa più antico il castello di Gradara, e pensa che dall'avere da antichissimo tempo la pieve, fosse uno de' Pagi dell'antico agro pesarese, e che nel suo sito fosse il vico, il compito, ossia il sito principale e più abitato del Pago, perciò potersi riferirne l'antichità a' tempi de' romani, desumendolo pure dalle trovate anticaglie presso Gradara. Del principio del secolo XI trovasi memoria dell'esistenza della chiesa parrocchiale, dentro il recinto del castello, segno che in esso eravi popolazione tale d'abbisognare della parrocchia. Quella di s. Gio. Battista esisteva nel 1290, e nel 1297 fu rifabbricata da Pandolfo figlio di Malatesta da Verucchio, che signoreggiava Gradara. Questo castello dunque esistendo nel 1182, soggiaceva alla giurisdizione de' magistrati di Pesaro; ma già avendo cominciato le famiglie potenti ad usurpare alla città le sue giurisdizioni e a insignorirsi delle castella del contado, altrettanto avenne verso tale epoca in Gradara, Castri Credarie. N'erano forse signori, tra il 1204 e il 1224, e vi facevano residenza nella loro casa Raniero e Palmirolo fratelli, nobili e militi, cioè cavalieri armati, figli di Pietro o Pecio de Griffo; e Ranuccio figlio di Ridolfo de Griffo loro nipote, e pare che a loro possa attribuirsi il maschio della rocca, e per la signoria acquistata con occupazioni ottenesse a Giacomo Griffoni, altro nipote, il titolo di Dominus, che di Montecchio di s. Angelo in Lizzola era signore nel 1231. Nel medesimo secolo XIII passò il dominio di Gradara e con titolo giusto, ma sempre a pregiudizio della giurisdizione del contado di Pesaro, prima ne' Bandi da Montecchio, e poi in Malatesta da Verucchio, padre di Pandolfo e del famoso Giovanni lo Sciancato, nel cui testamento fatto in Rimini nel 1311 se ne leggono le prove. Ciò si conferma dalla concessione fatta nel 1355 per un decennio dal cardinal Albornoz a' Malalesta del vicariato di Rimini, Pesaro, Fano e Fossombrone, nella quale tra luoghi tutti del contado di Pesaro nominati, manca solo Gradara, come luogo eccettuato siccome acquistato prima; e in fatti nel testamento del 1364 di Malatesta nipote di quello da Verucchio, ne dispose come suo allodiale e parte di sua privata eredità, ed altrettanto si ricava dal testamento del 1372 di Pandolfo signor di Pesaro, disponendo di Gradara a favore delle figlie Isabetta e Paola Bianca, e della loro discendenza, o in mancanza di essa al monastero di benedettine da erigersi. Da tutto il riferito dell'Olivieri, si congettura che da' signori de Griffo passò Gradara sotto il dominio di Guido de' Bandi da Montecchio, il figlio del quale Bernardo, caduto in disgrazia del Papa, quale aderente di Giacomo e Pietro Colonna, occupasse Malalesta con que' principii allora in uso, immediatamente i di lui beni, e di questi privatone Bernardo solennemente da Bonifacio VIII nel 1299, li concesse in feudo perpetuo allo stesso Malatesta da Verucchio, colle giurisdizioni e pertinenze, sotto il censo duorum solidorum usualis monete. I Malatesta ne vollero legittimare meglio o confermare il possesso, col disposto da Giovanni XXII nel 1321 pel pagamento del censo da mandarsi in Avignone, e nel 1332 con ottenere l'assegnazione de' limiti della signoria di Gradara,indipendentemente dalla città di Pesaro e dal vicariato, onde Malatesta nel 1363 formò un particolare statuto per Gradara, che dipoi nel 1519 confermò Leone X ad istanza de' gradaresi. A' Malatesta da Verucchio doversi il principio della bella rocca o di pianta o comprendendo in essa l'antica torre, acciò servisse di maschio, se realmente esisteva, ed il compimento а suo figlio Pandolfo, morto nel 1325, il quale fu padre a Malatesta detto Guastafamiglia. Già nel 1334 della rocca di Gradara se ne faceva uso nelle più importanti occasioni, e fu detta ancbe Girone, col qual vocabolo si chiamavano ne' tempi di mezzo le fortificazioni collucate in luoghi eminenti. Passato il dominio di Gradara da Malatesta nel figlio Pandolfo, e da questo ne' suoi figli Malalesta Guastafamiglia e Galeotto, non tardò il 1.° di far parlare di Gradara, mandandovi prigioni Ferrantino suo cugino e Guido di lui figlio nel 1335, per aver voluto signoreggiare Rimini; trasportati poi nella rocca di Fossombrone, ivi ambedue miseramente le perirono. Pare dubbio che nel 1415 nella rocca vi fosse posta Costanza moglie di Rodolfo Varani, da Andrea Malatesta signor di Cesena, mentre era signore di Gradara Malatesta senatore e padrone di Pesaro. Certo è che nella rocca a' 12 Ottobre 1416 vi morì Galeotto figlio del senatore d'anni 18, con estremo dolore di tutta la casa Malatesta, come bellissimo e di grande espettazione. Gradara nel 1424 soggiacque a fastidiosa vicende, d'ordine di Filippo M.a Visconti duca di Milano, o per maltalento e avarizia de' suoi condottieri. Vi dimorava Galeazzo figlio di detto signor di Pesaro, colla celebre Battista di Montefeltro sua consorte, quando Angelo della Pergola, comandante del duca, a istigazione di Carlo Malatesta signor di Rimini, secondo alcuni, entrato in Gradara per rinfrescare le sue truppe, dopo essere stato ben ricevuto da Galeazzo, a tradimento lo fece prigione, manomise e saccheggiò il castello, e simili depredazioni commise ne' vicini castelli con molto danno del contado Pesarese, onde il padre Malatesta pe' suoi ambasciatori reclamò al duca.

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