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Foto Vistrorio:
2012, 2009, 2008

Vistrorio è situato in Piemonte in Provincia di Torino. Il 24 agosto si festeggia il Patrono, San Bartolomeo. Tra gli edifici religiosi: Parrocchiale di San Bartolomeo; Cappella di San Rocco.

Confina con i comuni di: Lugnacco, Strambinello, Issiglio, Quagliuzzo, Pecco, Vidracco, Rueglio, Alice Superiore, Baldissero Canavese e Castelnuovo Nigra.

Indice

Storia

Le più antiche attestazioni archivistiche dell'origine del borgo risalgono al 1264, quando veniamo informati che Vico Suteriorio/Visuterior è sotto i potenti conti di San Martino, ramo di Arundello.

Il comune, in realtà, è molto più antico. I ruderi di un ponte romano attestano l'esistenza di un primo nucleo insediativo. Non è agevole determinare il livello di urbanizzazione del sito, raggiunto in epoca latina. Poteva trattarsi di una semplice stazione o di un castrum: anche in questo caso, comunque, la crisi demografica occorsa con la caduta dell'Impero e le invasioni barbariche deve aver determinato un radicale spopolamento, giacchè non abbiamo nessuna informazione del sito in epoca barbarica, Longobarda o Franca.

Il processo insediativo riprende nell'XI secolo. Fin qui arrivavano i possedimenti arduinici del marchesato d'Ivrea.

La valle di Chy, dopo le nozze di Adelaide di Susa, cade, in parte, sotto l'influenza di Vercelli, tramite i Mercenasco, in parte, sotto l'influenza del vescovo eporediese, e dei Loranzè. Gli Imperatori del Sacro Romano Impero Germanico, di fatti, oppongono al progetto arduinico "nazionale" il potere vescovile che frantuma i diritti patrimoniali e giuridici fra varie signorie feudali.

Proprio ai Loranzè subentrano i San Martino ed è lecito, quindi, ritenere che, già prima delle citate notizie archivistiche del 1264, dovesse esistere un borgo, sorto sulle antiche rovine romane, di cui erano signori i Loranzè.

Nel 1176 i fratelli Griva di Loranzè cedono il sito di Arundello ai figli di Enrico di San Martino della Torre, Filiberto e Oberto, e ad un loro cugino. Nel 1198 Filippo riceve un'investitura formale e il ramo dei San Martino di Arundello incomincia la propria fortuna patrimoniale.

Nel XIII-XIV secolo il borgo è scombussolato per la rivolta dei Tuchini; si trattava della ribellione dei popolani vessati dalle pretese fiscali della nobiltà che incominciò a mettere in discussione la consuetudine degli usi civici gratuiti, grazie ai quali anche ai più poveri era garantita la sussistenza.

Nel 1391 fu stipulata la pace, con la mediazione dei Savoia, fra i vari conti canavesani e i rappresentanti del popolo. In quella occasione i Savoia gettano le basi per la loro egemonia territoriale.

Vistrorio passa definitivamente ai Savoia con la pace di Cherasco nel 1631.

Da Vedere

Parrocchiale di San Bartolomeo
Risale al XIV secolo, ma ha subito profondi rimaneggiamenti nel Seicento e nell'Ottocento. Restano pregevoli tracce romaniche all'interno e nel campanile.
Si segnala una notevole tela di ignoto raffigurante la Vergine, San Sebastiano e San Francesco di Sales, fra gli angeli.

Personaggi Illustri

  • Alessandro Favero (1890-1930), storico, filoso, docente e animatore del movimento cattolico pacifista

Dove Mangiare

  • Ristorante La Selva, Regione Selva, 2

Memorie Storiche

Nel Dizionario geografico-storico-statistico-commerciale (1854) Goffredo Casalis così descrive il comune:

Vistrorio (Vistrorium), capoluogo di mandamento, prov. e dioc. d'Ivrea, div. di Torino. Dipende dal magistrato d'appello di Piemonte, intend. gen., trib. di prima cognizione, ipot., insin. d'Ivrea, posta di Vistrorio. Giace nella valle di Chy, a piè di una collina non lungi dal Chiusella, a ponente d'Ivrea, da cui è distante cinque miglia. Questo mandamento confina: a tramontana con quelli di Vico e di Lessolo; a levante con quello di Pavone; a mezzodì coi mandamenti di Strambino e di Castellamonte, ed a ponente con parte di quest'ultimo e coll'alto contrafforte che spingesi dalla cima Pal sino al Chiusella, sulle cui pendici laterali stanno gli otto comuni di questo mandamentale distretto. Vistrorio come capoluogo di mandamento ha soggetti i comuni di Alice Superiore, Gauna, Pecco, Lugnacco, Vidracco, Issiglio e Rueglio. Il villaggio di Vistrorio trovasi riunito in un sol corpo, di cui distinguonsi le estremità chiamate Cimavilla e Pievilla. La collina deliziosa detta Rondello, a piè della quale sta questo paese, e lo ripara dall'impeto dei venti settentrionali, domina non solo la bella pianura, che ivi si estende a mezzogiorno, ma eziandio la catena degli altri colli che la circoscrivono, e quasi tutti i paeselli della vallea, di cui perciò è centro naturale.

Sei ne sono le strade comunali: una, verso mezzodì, va pel tratto di due miglia a sboccare nella via provinciale tra Strambinello e Quagliuzzo; un'altra, nella direzione di maestro, ascende a Gauna, ed indi accenna pel tratto d'un miglio alle vallee superiori; la terza, a levante, scorge pel tratto d'un quarto di miglio al comune di Lugnacco; la quarta, lunga un mezzo miglio, si dirige verso ponente ad Issiglio; la quinta, della lunghezza d'un miglio, tende, verso ponente, a Vidracco; la sesta, nella direzione di scirocco, si rivolge ad Ivrea, passando per Quagliuzzo; ma questa è ripida ed assai disastrosa per cagione dell'alto colle cui attraversa. La sua lunghezza sino alla strada provinciale non è che di un miglio. Mantenute sufficientemente in buono stato sono quelle per a Gauna, a Lugnacco, non che quella che va a riuscire nella strada provinciale tra Strambino e Quagliuzzo; ma lo stesso non si può dire delle vie che di qua mettono ad Issiglio ed a Vidracco; perocchè sono esse ben sovente esposte alle furioso escrescenze del torrente Chiusella.

Vistrorio, e tutti i paesi delle vallate di Chiusella, Brozzo e Chy, vanno debitori al progresso che il commercio fece in questi ultimi tempi nella subalpina contrada; perocchè si formò la loro via più bella (1830) pel trasporto del minerale del ferro delle cave di Traversella per metter capo nella predetta strada provinciale, toccando nel suo corso i punti principali delle valli di Brozzo e di Chy. Il progetto di questa bella e sommamente proficua opera era già stato anticamente proposto da quei valleggiani; ma era riserbato ai nostri tempi il vanto di avervi dato vita e vigore; se non che per facilitare il commercio in generale a quelle vallate, e specialmente quello del minerale del ferro, sarebbe util cosa che il diritto di rovaggio, conceduto per esso, venisse dall'equità determinato, e fosse invariabile per tutti.

La pianura di questo capoluogo di mandamento è circondata, come si accennò qui sopra, da poggi e colli: il lato settentrionale di questi vedesi tutto popolato di castagni; ed il lato meridionale presenta vigneti ben coltivati, qua e là sparsi di casini.

Il comune possiede una così detta alpe, che porta il nome di Masuglio, sulla quale si conducono a pascolo le greggie dai villici, pagando un lieve tributo alla comunità; possiede eziandio un selvaggio colle, da cui non ritrae se non pochissimo vantaggio; esso è un fianco di un poggio che sorge a libeccio di Vistrorio. Alle falde dell'alpe, che chiude ad occidente la vallea, scorre il torrente Chiusella, da cui si deriva un considerevole canale d'acqua per l'irrigazione d'una parte del territorio, e per dar moto a varii edifizii meccanici. Gia da parecchi anni al Chiusetta non vi soprastà verun ponte, e nelle stagioni di primavera e di autunno le escrescenze delle sue acque sovente interrompono ogni relazione tra i paesi della valle situati sulle opposte rive. Un antico ponte a tre archi, di cui se ne vedono ancor due, sta sulla sinistra sponda del torrente; ma s'ignora l'epoca precisa in cui le acque si allontanarono da esso. Il Chiusella contiene in qualche abbondanza pesci di gusto squisito, cioè trote, temoli, ghiozzi e varroni; di quando in quando ivi si prendono pure alcune lontre.

Questo torrente allo uscire dalla valle di Chy, e prima di entrare nella sottoposta pianura, attrae lo sguardo del viaggiatore, perchè ivi presenta la sua rinomata caduta che chiamasi di Ghurzen. Quivi di fatto le sue acque, che pel loro infuriare nei tempi di dirotte pioggie, trovavansi disperse in varii spaziosissimi letti, usurpati alla pianura di Vistrorio, nuovamente riunitesi in un solo alveo, discendono rapidamente in un seno formato da due attigui colli, e percorso breve spazio, ad un tratto e come a perpendicolo, precipitansi in una gola profondamente spalancata nella rupe. Indicibile è il fragore che produce questo grosso getto d'acqua al piombare dall'altezza di 25 metri. Ben degne di osservazione sono l'ampiezza e la profondità del bacino scavatosi dall'onda cadente; non che le altissime sue pareti che offrono qua e là fessure, ove vegetano arbusti e fiori selvatici: indi le acque continuano il loro corso tra due altissimi, orridi fianchi di monti. Vedi Chiusella Vol. V, pag. 43-4.

La parte piana del territorio è assai ferace e coltivata con gran diligenza; produce in copia frumento, segale, gran turco, noci, altre frutta di buona qualità, fieno e canapa. Ma la ristrettezza del suolo, che è appena dell'estensione di un miglio quadrato, non può soddisfare nei prodotti di prima necessità ai bisogni della popolazione; ed essa procacciasi ciò che le manca mercè dello smercio che fa delle castagne e dei latticini nella città d'Ivrea, e nei borghi di Castellamonte e di s. Giorgio.

La chiesa parrocchiale è una delle meno antiche della valle: è scompartita in tre navate: venne posta sotto il patrocinio di s. Bartolomeo apostolo. Evvi la confraternita sotto il titolo di s. Sebastiano: l'icona dell'altare dedicato a questo santo è molto lodata dagl'intelligenti. Ad un quarto di miglio dall'abitato sta sopra una rupe, che fiancheggia il torrente Chiusella, un tempielto dedicato a s. Rocco. Il camposanto giace nella prescritta distanza dal borgo.

Fuvvi stabilita da gran pezza una congregazione di carità, che provvede ai bisogni degli indigenti. Vi esistono un alto forno per la fusione del minerale del ferro, usine, molini, torchi da olio, folloni e tintorie. A destra della chiesa parrocchiale sta la canonica ossia la casa del paroco che fu edificata su buon disegno dall'egregio sacerdote Ardissone, rettore di questa parrocchia. Le case del borgo nelle vie principali sono distribuite con qualche regolarità, e non poche di esse dimostrano l'agiatezza delle famiglie che le posseggono.

Sulla sommità del colle che si aderge a tramontana dell'abitato, sta tuttavia l'antico castello omai rovinante, da cui era protetto questo borgo.

Gli abitanti di Vistrorio sono in generale di complessione vigorosa e di lodevole indole: non pochi dei giovani sogliono spatriare, e si conducono in Francia per esercitarvi il mestiere di minatore: altri vengono a crivellare il grano nelle pianure del Piemonte. Popolazione 900 circa.

Cenni storici. L'eruditissimo Durandi mostrasi inclinato a credere che sieno di antichissima fondazione non solo Vistrorio, ma eziandio gli altri paesi della valle ove sta. Questa valle, che or chiamasi di Chy, è denominata Vallis Clivi in un diploma dell'882: nell'Ottomano diploma del 999 è detta Vallis Cledi; ed appellasi Vallis Clevis in un diploma del re Arduino dei 1003. Nell'Italia sacra tom. IV, col. 1068, leggiamo Vallem supra montem quae Clevis dicitur cum castellis plurimis, villis etc. Il suo nome Clivus, Clevus, ovvero Cledus, come scrivesi a vicenda, è sempre quello che dal suo popolo anticamente le si diede; e nell'itinerario di Antonino pag. 485 e 607 abbiamo pur Clevum e Cledum in altre provincie. Nella carta di fondazione di s. Stefano d'Ivrea son nominati in valle Clevina, Ales, Gaunum, Luniacum, Bidriacum, e a vicenda Vidriacum, principali terre di val di Chy, i cui nomi basterebbero ad attestarne l'antichità, come sono pur quelli dell'attigua val Chiusella, Vicus, Drosiacum, Icilium etc., e a non molta distanza fra la Dora e il torrente Chiusella il territorio denominato Pedenia, che tuttora ritiene il nome di Pedagna; il qual nome indica uno spazio più o meno esteso, dentro il quale circoscriveasi l'esercizio di una giurisdizione, o di alcun diritto o dazio, e più anticamente adoperavasi talora in cose di castrametazione.

La famiglia dei conti del Canavese nuovi domimi acquistando, si divise nei tre rami di Valperga, di s. Martino e di Castellamonte. Il ramo di s. Martino ebbe per sua parte un gran numero di terre e di castelli, fra i quali si novera il luogo di Vistrorio, con tutta la valle, di cui è capo; ed affinchè si sappia che possentissimi erano a quel tempo nella subalpina contrada i conti di s. Martino, ricordiamo ch'eglino avean pure il dominio di Agliè, del castello di s. Martino, di Castelnuovo e della sua valle; e signoreggiavano ad un tempo le terre della sopraccennata Pedagna, la Perosa, Scomagno, Prasalito, Vialfrè col lago, Strambino, Baldissero, Bajro, la Torre, la Vauda e Front; di più il castello di Gelario, Frassineto, Castellamonte, il castello di Malgrate, Lorenzè, Sparone, la metà di Rivarossa, di Pont e delle sue valli con tre quarti di Rivarolo, non che il consorzio dei vassallaggi di Favria, Balangero, Barbanìa, Candia, Castigliole, Salto e Leynì. Si divisero poscia nei rami d'Agliè, di Front, di Pont, di Castelnuovo e di Rivarolo.

Vistrorio diede i natali ad alcuni uomini degni di memoria: sono essi:

  • Noiri Guglielmo dottore di sacra teologia si distinse nella seconda metà del secolo XVI siccome sacerdote zelantissimo e profondamente versato nelle cose spettanti alla religione cattolica: dettò in buona lingua latina un'opera di cristiana morale.
  • Gazzena Domenico distinto letterato che fioriva nello scorcio del secolo XVII: oltre ad alcuni suoi scritti originali, si hanno traduzioni che egli fece dal latino e dal francese; meritevole di lode è una sua versione d'un'opera stimatissima del celebre Luigi Thomassin, intitolata: Metodo di studiare e d'insegnare con frutto le istorie profane rispetto alla religione cristiana ed alle sacre carte. Quest'opera del Thomassin venne pubblicata in Parigi nel 1693. Egli aveva già fatto di ragion pubblica tre altri volumi, indirizzandoli allo stesso scopo, cioè a quello di rettificare lo studio de' poeti; ed un quarto volume pubblicò per ultimo per ricondurre la filosofia pagana allo studio dell'evangelio.