GUIDA Brandizzo/Memorie Storiche
Nel Dizionario geografico-storico-statistico-commerciale (1834) Goffredo Casalis così descrive il comune:
Brandizzo (Brandisium), com, nel mand. di Volpiano, prov. dioc. e div. di Torino. Dipende dal senato di Piem., intend. gen. prefett. ipot. di Torino, insin. di s. Benigno, posta di Chivasso.
Giace a borea di Torino presso la sinistra riva del Po fra i torrenti Bendola e Malonetto. È distante miglia 1 1/2 da Chivasso; 3 da Settimo; 7 1/2 da Torino. La strada reale d'Italia che dalla parte di tramontana mette a Chivasso, accennando a Milano, ne attraversa l'abitato.
A scirocco, e a pochissima lontananza scorre il Po, che quivi tragittasi col mezzo di barche. A greco vi passa il torrente Malone costì valicato da un ponte in legno di recente costruzione.
Dalla parte di levante, son pochi anni, vedevasi ancora in Brandizzo l'antico castello, che fu nei tempi andati ben munito, e di non poco rilievo. Sulle rovine di esso venne fabbricata una casuccia.
La chiesa parrocchiale, di jus-patronato, è sotto l'invocazione di s. Giacomo apostolo. La regge un sacerdote con titolo di pievano.
Più di quaranta fanciulli frequentano la scuola comunale, in cui s'insegnano i principii della lingua italiana. Evvi una congregazione di carità, che provvede ai malati poveri del comune.
Il territorio è molto fertile di cereali, ma lo danneggiano le corrosioni del Po, e gli straripamenti del Bendola, del Malone, dell'Orco, e del Malonetto. Gl'industriosi abitanti fanno il commercio dei loro prodotti con Torino e Chivasso.
Notizie storiche. Sorse dalle rovine dell'antica Mutatio ad decimum (ab urbe Taurini lapidem) notata nell'itinerario gerosolimitano, come luogo di mutazione de' cavalli. Restò compreso da Carlo Magno nella marca d'Ivrea. Era questa da quella di Torino divisa per una linea cominciante tra mezzo a Corio e Balangero, e continuata lungo le Vaude sino al Po tra l’ad decimum e Brandizzo.
Venne ancora accresciuto dalla distruzione dell'antica vicina Dulphia, che in una carta di donazione dal conte Ottone Guglielmo fatta nel 1010 alla badia Fruttuariense, o di san Benigno, è chiamata curte. L'accenna pure la concessione del 1203, che il marchese Guglielmo di Monferrato fece ad Ottone di Grafagno per fondare una villa tra Dulfo e Chiosso: locchè non ebbe poi luogo. Federico II la nomina con Brandizzo in un diploma del 1238 alla stessa badia, e Clemente IV in una bolla del 1265 chiamala Tulfum e Turfum.
A questo tempo era tuttora in piedi la chiesa di s. Cristofoio de Tulfo: non se n'ha quindi più memoria; se non che una lunga costa di Vauda tra Leynì e Volpiano ne conserva il nome.
Brandizzo, benchè nella marca d'Ivrea, ciò non di meno era posseduto dal marchese di Torino Olrico Manfredo. Questi ne donò un terzo alla predetta abbazia; e Berta vedova di lui con atto del 1035 le ne diede gli altri due terzi. In appresso gli abbati per la difesa del monistero lo infeudarono a gentiluomini di Chivasso, detti del palazzo, i quali vi tennero un castello.
Occupato da' marchesi di Monferrato, stette Brandizzo in loro potere sino a che il marchese Gian Giacomo lo cedette nel 1435 con la torre, e col castello al duca Amedeo VIII duca di Savoja. Sotto il marchese Teodoro avevalo ottenuto in feudo Simonino Dal-Pozzo nel 1410, il quale fu poi scudiere del duca Ludovico, e per lui governatore di Mondovì.
Di questo ramo Dal-Pozzo furono i cavalieri di Rodi Giacomo priore di Napoli, Antonio commendator di Murello, e Prospero capitano di corazze, e governatore di Chivasso nel 1634, il quale mancò senza prole.
Questa terra fu chiamata ad una piazza nel collegio fondato in Pisa per li piemontesi dal cardinale Dal-Pozzo l'anno 16o4 (vedi Biella).
Ai Dal-Pozzo succedettero i Carelli; ed a questi i Nicolis, che venuti nel XVII secolo da Varallo in Torino acquistarono anche in Piemonte i feudi di Robilante, e del Vernante.
Evvi pure un Brandis già capo di baronia nel basso vallese, e posseduto altre volte dai signori di Pesmes.
Popolazione 1200.






