GUIDA Enna/Chiesa dei Cappuccini
Storia
I Frati Minori Cappuccini arrivarono in Sicilia dalla vicina Calabria nel 1533 e si insediarono a Messina in una chiesola detta di San Pelagia sopra il Monastero dei Padri Eremitani di S. Augustino allora fuori delle mura. Grazie all’opera di padre Bernardo da Reggio furono subito apprezzati ed accetti dal popolo a tal punto che i loro insediamenti si moltiplicarono rapidamente. In Sicilia edificarono 50 monasteri distribuiti dal 1573 nelle tre valli denominate Val Demon Val di Mazzara e Val di Noto in tre provincie: Messina, Palermo e Siracusa. Alla Provincia di Siracusa furono assegnati 15 Conventi: Caltagirone, Castrogiovanni, Chiaramonte, Francofonte, Lentini, Licodia, Mineo, Modica, Noto, Piazza Armerina, Ragusa, Scicli, Siracusa, Sortino, Vizzini. (Cf. LEXICON cap.,1590).
Il primo convento i Cappuccini lo costruirono nel 1584, in fondo alla valle che separa Calascibetta da Enna, allora chiamata Castrogiovanni da cui prese il nome. Dell'antico convento resta solo una piccola edicola dedicata Santa Maria degli Angeli costruita sul luogo e con le stesse pietre dell’antico convento, voluta e realizzata tra il 1959 e il 1960 da padre Callisto Adorno da Sortino, allora Maestro dei novizi a Calascibetta. Nel 1587 il piccolo edificio venne abbandonata dai frati che edificarono un nuovo e più accogliente convento a Enna e un altro a Calascibetta. Nell’altopiano di Castrogiovanni così come racconta padre Giovanni da Castrogiovanni: in un luogo bello e solitario per l'amenità della spaziosa selva che li circonda i Cappuccini costruirono il nuovo convento nel luogo ove era già presente una chiesa dedicata a San Paolino da Nola, che i frati successivamente intitolarono a Santa Maria della Grazia. L'origine della Chiesa dei Cappuccini gravita quindi intorno al 1427.
Nel 1866 le leggi sabaude per la soppressione delle corporazioni religiose, espropriarono chiese e conventi agli Ordini che li avevano fondati, determinando la svendita non solo delle chiese e dei conventi ma delle stesse opere d’arte, la chiesa ed il convento dei cappuccini furono così acquisiti dal comune di Castrogiovanni. Il comune in anni successivi istituì il cimitero cittadino presso la selva limitrofa, e la chiesa ed il convento non subirono mutamenti di sorta. Per il Convento e la Chiesa dei Cappuccini iniziò però un lungo e tormentato cammino fatto di cambiamenti di uso e destinazione, tanto da portare l’edificio negli ultimi 30 anni, a un accentuata condizione di rovina, oggetto anche di veri e propri atti di saccheggio. Il convento dopo il 1929 ospiterà l 'Istituto di mendicità, e il missionario cappuccino padre Giuseppe Fontanazza, nel 1932, fa domanda al comune ma anche alla diocesi, affinché i monaci possano ritornare nel convento, sempre nella parte non occupata dal ricovero, i cappuccini tornarono così ad Enna.
Dopo l'istituzione del Cimitero Comunale (1870) nella zona limitrofa al convento, la chiesa assume un ruolo rilevante divenendo Chiesa funeraria, per cui tutti i funerali della città venivano celebrati presso questa chiesa, almeno fino al dopoguerra. Negli anni '40 erano rimasti presso il convento gli ultimi due monaci, ma nell'estate del 1943, con l'inizio dei bombardamenti ad Enna, anche l'ultimo monaco lasciò il convento, i frati cappuccini che erano stati presenti ad Enna fin dal XVI secolo non vi torneranno mai più.
Nel secondo dopoguerra il declino delle vocazioni cappuccine, l’impossibilità di amministrare i beni artistici e architettonici determinò la dismissione di numerosi conventi il trasferimento delle opere presso le chiese parrocchiali locali o presso sedi provinciali dell’ordine. Negli anni Settanta, con il trasferimento del ricovero ad Enna bassa (Istituto di mendicità), la Curia provinciale dei frati minori Cappuccini di Siracusa fece richiesta per ripristinare il convento, ma la richiesta non ebbe accoglienza ed il convento venne definitivamente abbandonato, mentre la chiesa continuò ad essere utilizzata per le funzioni sacre fino agli anni '80.
Descrizione
L’edificio a pianta longitudinale con un’unica navata e soffito a botte, è composta dall'altare maggiore, da un altare laterale e una cappella laterale contente il Reliquario dei Grimaldi di Geracello. La chiesa ha subìto nel corso degli anni un rapido degrado, non sono mancati alcuni atti di vandalismo, come la decapitazione degli angeli delle nicchie, il danneggiamento di stucchi e degli altari, inoltre alcuni quadri e statue sono stati dispersi nelle altre chiese di Enna, alcuni oggetti trafugati.
Oggi rimane la struttura lignea dell'altare principale, con il quadro centrale dedicato alla Madonna degli Angeli ed il reliquario dove si trovava un dipinto del Minniti il quadro per fortuna è stato salvato e collocato presso la Sala Cerere, si osserva purtroppo l'assenza dei quattro quadri che stavano sull'altare ai lati della tela principale. In buono stato di conservazione sull'altare la grande pala col dipinto che padre Giovanni descrive come "Santa Maria della Grazia", Il quadro è un'opera seicentesca attribuita al pittore Francesco da Castello.
Nell'inventario dei beni del 1931 l'opera è registrata come La Madonna degli Angeli coi santi Francesco, Antonio, Chiara e Caterina. Il quadro che rappresenta San Carlo Borromeo e gli appestati, è stato eseguito nei primi decenni del '600 dal pittore siracusano Mario Minniti (1577-1640). Il quadro, oggi custodito presso la Sala Cerere di Palazzo Chiaramonte, era posizionato nella Cappella funebre dei nobili Grimaldi di Geracello. Assieme ad altri due quadri del Beato Serafino e del Beato Fedele, oggi perduti, faceva parte di un ingranaggio mobile che permetteva la discesa dei quadri a copertura del Reliquario ancora presente nella chiesa.
Nonostante tutto la chiesa mantiene inalterato il suo fascino, ed ha ripreso ad essere curata ed utilizzata negli ultimi due anni da quando è stata affidata alla chiesa ortodossa, che vi officia le funzioni della comunità rumena. L'altare maggiore con la Pala d’Altate con al centro il grande quadro dedicato a Santa Maria degli Angeli, sul lato a sinistra erano presenti le tele raffiguranti, quella superiore, la Madonna e san Felice, quella inferiore, Sant'Agata, a destra in alto San Giuseppe e in basso Santa Barbara. Le due tele inferiori di sant'Agata e di santa Barbara facevano da sportello a due nicchie in cui erano alloggiati due reliquari, di questi quattro quadri non si hanno notizie di sorta.