GUIDA  Enna/Duomo

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Duomo - Facciata Principale
Porta di Ponente - dall'interno
Porta di Ponente - Portale
Abside - Arco dell'Ambulacro Cimiteriale

Indice

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Storia

Nell'anno 1307, la Regina Eleonora moglie di Federico III d'Aragona, fece costruire ex novo l'edificio, anche se a detta di altri storici, sembra abbia invece restaurato un edificio già esistente sorto su di un tempio consacrato al culto pagano della dea Proserpina. La Chiesa lo stesso anno fu inaugurata e aperta al culto, ma i lavori ardui e complessi e per le notevoli difficoltà sorte, si portrassero per oltre quattro secoli, infatti poco dopo la sua prima fase di ultimazione dei lavori il campanile della Chiesa crollò sotto il suo peso per l'assenza di staticità della struttura. Nel 1446 la chiesa subì un violento incendio in cui andarono distrutti mobili, quadri, il soffitto e l'antico archivio. Le autorità ecclesiastiche e civili si rivolgono direttamente a Roma, alla Santa Sede, ed il pontefice Papa Eugenio IV, proclama un giubileo straordinario di sette anni e mezzo e un’indulgenza plenaria solennemente indetta con bolla di promulgazione per poter raccogliere i fondi necessari per finanziare la ricostruzione. Anche Re Alfonso d’Aragona su richiesta delle autorità cittadine e del clero si interessa alla questione, ed il 25 giugno 1451 concede in feudo alla Chiesa Madre di Enna, le terre di Giaramita, che si trovano nel territorio della città, nel 1485 l’infeudazione ricevette l' imprimatur anche da parte del re Ferdinando il Cattolico.


Descrizione

Il Duomo di Enna, proclamato nel 1943 Monumento Nazionale per decisione del Re Vittorio Emanuele III e recentemente, l' 8 maggio 2008 è stato dichiarato dall’Unesco Monumento di pace. Il sacro edificio presenta una struttura gotico-catalana (nell'abside e nell'impianto degli archi, del catino e delle cappelle del presbitero), rinascimentale e barocco (nel portico, nel torrione, nelle navate, nel transetto e nella Porta sottana), iniziamo la vistita immaginaria dalla vista esterna del Duomo:

Duomo - Facciata Laterale

Esterno Del Duomo

  • Facciata principale con porta di ponente
  • Protiro
  • portico
  • Torre campanaria;
  • Facciata laterale meridionale
  • porta sottana
  • portale rinascimentale;

la facciata principale si erge su di una ampia scalea ed ha una parte anteriore cinquecentesca a lesene di stile dorico, con tre volte confluenti in un protiro che immette nella chiesa attraverso la porta principale detta di Ponente. La parte superiore della facciata è sormontata da una massiccia ed alta torre campanaria retta da due ordini di lesene ioniche e corinzie del '600. Nell'architettura originaria catalana il campanile addossato alla facciata terminava con una cupolina. Tutto il complesso anteriore dellla chiesa è opera di Mariano Calì, che iniziò i lavori nel 1636 e di altri maestri e intagliatori come Giuseppe Pinna, Giuseppe Bongiovanni, Francesco Gaspa, Giorgio Bongiovanni, Clemente Bruno.


Il fianco destro del Duomo guarda a Piazza Giuseppe Mazzini, dove c'è la statua a Giuseppe Mazzini dello sculture M.M. Lazzaro (1951). Nella parte centrale della facciata sorge il portale rinascimentale, erroneamente attribuito a Giandomenico Gaggini, opera invece dell'architetto scultore Iacopino Salemi, che progettò e scolpì nel 1574 sia la struttura architettonica, sia il rilievo sul timpano rinascimentale dedicati a San Martino che si spoglia del mantello per coprire il povero. Il portale si erge su coppie di colonne corinzie architravate con sobrie linee di modanature e fregi che ne armonizzano la struttura complessiva culminante nel timpano con la statua in rilievo. Il portale del Salemi orna la porta meridionale della chiesa, detta porta sottana, per distinguerla da quella senza fregi porta soprana, (che rimane sempre chiusa), alcuni metri più avanti, prima della porta santa.

Porta Sottana
porta del Giubileo


Ancora all'estremità del lato destro, in coincidenza del transetto, il portale della Porta Santa o Porta del Giubileo, si puo osservare tutta la sobrietà e la grazia delle sue linee gotiche trecentesche. La porta venne chiusa dopo il giubileo nel 1447 dal Papa Eugenio VI, per privilegiare la ricostruzione della chiesa danneggiata dall'incendio del 1446. Completa la visita all'esteno la visione delle tre absidi poligonali che chiudono il presbiterio, aperte da monofore a tutto sesto e rafforzate agli angoli da pilastri polistili e da numerose e filanti colonne che evidenziano l'eleganza e la purezza dello stile gotico-catalano del trecento. Appogiato all'abside si può vedere l'arco dell'ambulacro cimiteriale della chiesa, parte di un porticato a chiostro gotico non più esistente. Dall'abise si indietreggia di qualche passo e dalla porta sottana, sotto il portale rinascimentale di Iacopino Salemi, si accede alle navate del Duomo.

Particolare del portale Salemi San Martino
Transetto Lampadario e Soffitto

Interno del Duomo

Navata Centrale
Navata Centrale Soffitto a cassettoni in noce
  • Navata Laterale destra
  • Transetto
  • Cappelle del presbiterio e paliotto
  • Navata laterale sinistra
  • Navata centrale
  • Battistero
  • Colonne o pilieri
  • Palco dell'organo
  • Palco della cantoria
  • Pulpito marmoreo
  • Sacrestia

Il Duomo ha pianta a croce latina con tre navate separate da archi ogivali, sostenute da colonne di basalto nero con basi e capitelli corinzi ornati di foglie, di volute e di rilievi di animali e santi. Monumentali steli a masselli neri sostengono arcate e soffitti riccamente intagliati. L'esteso transetto e il magnifico presbiterio con le tre cappelle dell'abside completano la prima schematica visione del complesso.

Palco della Cantoria
Pulpito Marmoreo di Giovanni Gallina

Partendo dal fondo della navata laterale destra; incontriamo il primo altare con un quadro a olio raffigurante il Transito della Vergine, di Vincenzo Ruggeri (o Roggeri) di Caltanissetta opera manieristica del 1668.


Nel secondo, un quadro a olio con San Lucilla e San Giacinto, di anonimo (Damiano Basile (?)), del XVII secolo. Nel terzo altare, troviamo l'apparizione di Sant'Agata a Santa Lucia e alla madre, dipinto da Guglielmo Borremans nel 1721-1722.

Infine nel quarto altare una tela sempre del Borremans dipinta nel 1721 raffigurante il Battesimo di Gesù. Nel transetto troviamo un'altro altare, il quinto, con un grande quadro ad olio con l'adorazione dei Magi del 1675 opera manieristica-barocca del pittore nisseno Vincenzo Ruggieri (o Roggeri).

Adorazione dei Magi

Nel presbiterio invece troviamo la Cappella della Visitazione dedicata alla Madonna Patrona del popolo ennese, ricca di stucchi, marmi policromi, decorative arabesche, con colonne tortili del XVIII secolo. La volta a crociera e gli archi sono in stile gotico-catalano. Al centro dell'altare un quadro raffigurante la Madonna della Visitazione del pittore Filippo Paladini, chiude lo sportello tra le colonne e una nicchia dentro cui è serbata la statua della Madonna della Visitazione del 1400 che viene portatata in processione sulla nave d'oro il 2 di luglio.

Abside

Nella conca dell'abisde c'è la cappella ove è situato l'altare maggiore, si può osservare in sequenza: la volta; le opere di pittura; il coro ligneo; il paliotto. La volta è ricca di stucchi rappresentanti in rilievo la scena dell' Incoronazione della Vergine Maria sotto i raggi dello Spirito Santo, tra gli angeli, nubi e figure di santi, opera del maestro bolognese Pietro Rosso eseguita nel 1596.


Le opere di pittura sono rappresentate da cinque grandi pale ad olio del pittore fiorentino Filippo Paladini dipinte tra il 1612 e il 1613. nella parte centrale si leva la pala della Madonna dell'Assunta, a sinistra la grandi tele della presentazione di Maria al tempio e l'Immacolata, e a destra, la Presentazione del bambino Gesù al tempio e la Visita di Maria a Santa Elisabetta, illuminate splendidamente dalle vetrate del maestro Fornasier.

Il coro in legno di noce posto sotto le grandi pale, di notevole valore artistico, completato nel 1592 su progetto di Scipione di Guido richiese quattro anni di lavoro da parte di vari maestri, Cesare Puzzo intagliò la pilastrata, sotto la guida del maestro architetto e scultore Andrea Russo. Tra il 1588 e il 1592 Giuseppe Di Martino scultore in legno scolpì i rilievi dei pannelli con le storie del Vecchio e del Nuovo Testamento. Nel 1716 il coro fù completato di cassettoni e spalliere dal maestro Giuseppe Grimaldi.

Il paliotto lo troviamo all'ingresso della grande cappella dell'altare maggiore, cesellato in argento dal palermitano Francesco Mancino argentiere. Le tre cappelle con volte a conchiglia ripetute nel paliotto sul fronte che guarda all'interno del catino, sono delineate dal cesello delle colonnine tortili e da una scena di Maria. L'episodio dell'ultima cena è posto frontale a guadare la navata centrale, di autore posteriore al Mancino. I due lati evidenziano i rilievi dell'Agnello di Dio e del Pellicano.


Nel presbiterio troviamo la cappella detta del sacramento, riportata con vari restauri alla sua forma originaria gotico-catalana, e ciò nondimeno sono visibili ancora le decorazioni in stucco dell'arco e della volta, realizzate da Pietro Rosso.

Scendendo nel transetto e seguendo la navata laterale sinistra troviamo la cappella e l'altare con il quadro della Madonna del Pilar o e del Pilieri del Borremans eseguita nel 1722.

Seguitando troviamo l'altare con la pala dipinta ad olio su tela di Guglielmo Borremans del 1722, con la scena dell'apparizione in sogno all'imperatore romano Costantino dei SS. Apostoli Pietro e Paolo.

Nell'altare successivo troviamo un dipinto ad olio raffigurante la Madonna con Bambino su un trono di nuvole sostenute da due santi francescani.

Proseguendo troviamo una porta secondaria e a destra in alto un affresco raffigurante la Maddonna con Bambino d'ispirazione bizantina, opera di autore ignoto del 500.


Per chiudere le opere pittoriche della navata sinistra osserviamo l'altare con pala dipinta ad olio raffigurante San Martino Vescovo di Tours benedicente, reputato al Borremans ma che non appare nelle opere commissionate dagli ecclesiali e dai curatori del Duomo nel 1721.

San Martino di Tours benedicente

A questo punto tornando indietro di qualche passo sempre nella navata sinistra c'è la cappella ove è custodita, celata dietro una vetrata scura, la Nave D'oro la vara o fercolo dove viene posta Maria SS della Visitazione durante i festeggiamenti in suo onore portata a spalla da 250 confrati vestiti di bianco e a piedi scalzi.


Torniamo infine verso l'inizio della navata sinistra per trovare il battistero costruito internamente e incavato nel muro laterale della prima campata, chiuso da un cancello in ferro battuto con svolazzanti spirali arabesche, proveniente dalle sale dell'harem del Castello di Lombardia. Ai lati dell'ingresso due colonne in alabastro nero siciliano decorato a scorza di pino, in origine intagliati dallo scalpellino fiorentino Raffaele Rosso del 1551-1556 per il sostegno del nuovo organo, ma poi successivamente poste all'ingresso del battistero.


Ampia e imponente la navata centrale, basta alzare lo sguardo verso l'alto per poter ammirare il soffitto a cassettoni in noce, riccamente intagliato con caratidi tra il 1573 e il 1586 dal maestro del legno Andrea Russo da Collesano anche se altri studiosi ne attribuiscono la paternità allo scultore napoletano Scipione di Guido. Seguirono attentamente le indicazioni del capomastro Russo valenti intagliatori, tornitori, sbozzatori, sia di Enna che della vicina Calascibetta, come; GianPaolo Milanesi, Fiorentino Aranzulla,Giuseppe Mangio, Domenico Fiorentino, filippo Mangio, Giuseppe Mancuso e Filippo D'Anna di Agira.


Andando verso l'altare troviamo ancora il transetto, anche qui un bel soffitto ligneo intagliato nel 1659 da maestri catanesi sotto la direzione di Giovan Battista Caruso. Perfezione delle geometrie ed eleganza del disegno ampliate più tardi dall'opera dello scultore Francesco Bruno e di altri intagliatori e falegnami, tra cui; Domenico e Giulio Gallo, Ignazio Monelli, Francesco Caserta, Lorenzo Marchiafava, Carlo Condrilli e Nicolò Novello, per un vero gioiello di perfezione rinascimentale.


Osservando la navata centrale non sfugge all' attenzione del visitatore l' imponente elegante bellezza dei pilieri in alabastro nero che sostengono gli archi acuti e le volte, l'incendio del 1446 aveva arrecato grave nocumento a tutto l'edificio e di conseguenza ci fù una lenta ma continua ricostruzione che durò circa trecento anni. Tutte le colonne vennero man mano sostituiite con altre, le prime colonne sostituite furono quelle vicine alla porta sottana, nel 1551, scolpite e posizionate da Raffaele Rosso. Tra il 1560 e il 1566 Antonino Castrini, Iacopino Salemi (autore del portale rinascimentale) e lo stesso Raffaele Rosso completarono la sostituzione delle colonne pericolanti. Vale la pena osservare con maggiore attenzione le colonne che si incontrano all'inizio della navata centrale dopo aver superato il portale principale, furono intagliate nel 1562 da Giandomenico Gagini con ricchezza di putti, di grifi, di volute, di fiori e di foglie nei capitelli, con creativi intagli di maschere e teste di angeli. Nel capitello di destra inoltre sono scolpiti santi, profeti e simboli del Vangelo, mentre in un incavo ricavato nel fusto del piliere, poco meno che ad altezza d'uomo, visibile tra gli stemmi del papato, della monarchia spagnola e della città, è scolpito il Battesimo di Gesù con la protezione dell'Eterno Padre e dello Spirito Santo.


Palco dell'Organo

Di fronte al palco del coro in rispondenza è situato il Palco dell'organo, gli intagli e le figure degli apostoli che ornano le nicchie sono opera di Scipione di Guido, il palco fu completato nel 1590. Qualche anno dopo, il pittore Giovan Vincenzo Tammari dipinse gli sportelli dell'organo e nel 1592 ebbe il compito di istoriare i pannelli lo scultore Giuseppe Di Martino. L'organo nel corso di alcuni anni è stato smontato e dopo un'attento restaurato, nel 2012, rimontato è tornato al suo antico spledore per funzionalità e timbrica.

Se ci troviamo a ridosso del piliere di destra tra il transetto e la navata laterale possiamo ammirare il Pulpito, opera di notevole valore artistico in stile classico-rinascimentale. Tra il 1605 e il 1606 lo sculture Francesco Franzoni si occupò di scolpire sia il pulpito che il baldacchino, ma sarà Giovanni Gallina nel 1631 a portarlo a termine completandolo con la scala in marmo bianco de li Manchi insieme a quello colorato di Ali e Taormina ornato di fregi e volute, angeli, putti con raffigurazioni di cariatidi che mettono in evidenza l'elegante bellezza di questo pulpito.


IL Palco della Cantoria lo troviamo nei pressi della navata sinistra tra l'ultima colonna della medesima navata e il piliere del transetto, gli intagli in legno sono opera dell'intagliatore Giuseppe Mazzeo di Messina tra il 1609 e il 1610. Restaurato succesivamente dai maetri Giuseppe Grimaldi e Paolo Guglielmeci autore quest'ultimo delle teste di arpia e dei serafini, mentre le figure nelle nicchie della facciata furono dipinte da Damiano Francesco Ciotti

La Sacrestia, (l'attuale sacrestia fu realizzata tra il 1609 e gli anni quaranta dello stesso secolo, con una lunga interruzione dopo il 1619 anno del primo crollo della torre campanaria in facciata), conclude la visita interna del Duomo; attraversando l'antisacrestia si può osservare un prezioso lavabo scolpito dallo scultore ennese Giovanni Gallina nel 1648, sulle pareti svariati quadri ad olio che effigiano i Priori, precedenti custodi della chiesa e i Dignitari della Collegiata. Nella sacrestia troviamo la Cappella di Sant'Andrea con un quadro ad olio di Pietro Novelli raffigurante il Martirio di Sant'Agata, qui i Canonici recitavano le celebrazioni nel periodo invernale, possiamo inoltre ammirare gli armadi e il grande casserizio in noce intagliato raffiguranti episodi tratti dal vecchio Testamento e scene della vita di Gesù. L'opera diretta e guidata da Clemente Bruno necessitò di un lungo periodo di tempo, iniziata nel 1648, fu terminata tra il 1690 e il 1714. IL corpo in legno fu commissionato ai mastri Damiano Pettorosso, ai fratelli Cosimo e Giovanni Marchiafava e a Francesco Sitaiolo. I fratelli Ranfaldi di Galati Mamertino si occuparono invece delle cornici e dell'intaglio dei pannelli. In Alto è presente un bellissimo crocifisso ligneo opera dello scultore ennese Sebastiano Sberna. I grandi cassettoni custodiscono i paramenti sacri inpreziositi con lavori di ricamo in oro, argento e in corallo su sete, damaschi e velluti dai vivissimi colori.

Il Tesoro

Il Pellicano
Corona

Il duomo possiede inoltre un ricchissimo tesoro costituito da pregiati pezzi di orificeria siciliana, tra cui: candelieri d'argento del secolo XVI-XVII di Nibilio Gaggini e di Pietro Rizzo entrambi orafi palermitani; un Palio d'altare in argento del XVII secolo; un grande ostensorio processionale in argento in stile gotico a traforo e in filigrana, alto 190 cm. opera di Paolo Gili vissuto intorno al 1566. Dell'orafo Salvatore Mercurio un'altro ostensorio a raggi d'oro e preziosi smalti dai bellissimi colori del 1735. Presenti inoltre numerosi calici d'argento del periodo tra il 1528 e il 1552. Una croce processionale riccamente cesellata, un pendente a forma di Pellicano un gioiello in oro e smalti del XVI secolo. Il pezzo più prezioso è rappresentato dalla Corona della Madonna gioiello in oro cosparso di gemme e di preziosi smalti, con 6 medaglioni raffiguranti scene sacre, realizzata nel 1653 dagli orafi Leonardo Montalbano e Michele Castellani di scuola palermitana.