GUIDA Palazzolo Acreide/Storia
Le prime tracce di attività umana nel territorio di Palazzolo si trovano già nelle varie fasi del paleolitico, del neolitico, dell’età del bronzo e del ferro, fino all’arrivo dei greci. A partire dal X-XI secolo a.C. i Siculi abitavano il vasto altopiano stanziati in necropoli scavate in costoni rocciosi e raggruppati in piccoli villaggi, in questo territorio, allora ricco di boschi, sorgive e corsi di acqua, i corinzi siracusani, su un colle caratterizzato da pareti inespugnabili, fondarono nel 664-663 a.C. la loro prima colonia: Akrai.
La nascita di Akrai, così come attesta Tucidide avvenuta settant’anni dopo quella di Siracusa, stabiliva una importante fase di espansione territoriale dei siracusani verso la conquista del ricco entroterra sospingendo cosi gli indigeni verso l’interno dell’isola siciliana. Le sepolture della necropoli di Pinita-Torre Iudica che risalgono alla metà del VII secolo a.C. con la progressiva estensione di queste nel VI e V secolo a.C., e la nuova necropoli di Colle Orbo, con sepolture dei secoli successivi, danno la misura della continuità dello sviluppo di questa piccola, florida, polis greca. Akrai ebbe sicuramente una propria autonomia amministrativa, anche se in periodo classico sembra non aver coniato alcuna moneta.
Akrai in relazione ad importanti avvenimenti della storia siciliana viene sempre citata da scrittori e storici antichi tra cui Diodoro Siculo, Livio, Plutarco e Tucidide. Nel 413 a.C., secondo Tucidide nei pressi di Akrai, i siracusani sconfissero definitivamente il condottiero ateniese Nicia. Plutarco, descrivendo la spedizione di Dione contro il tiranno siracusano Dionigi II, nel IV secolo a.C., racconta che il primo, sbarcato ad Eraclea Minoa, marciò verso Siracusa radunando volontari, gli esuli siracusani, i mercenari. Fece tappa ad Akrai da dove annuncio che avrebbe attaccato Leontinoi , Dione ripartì da Akrai e facilmente nel 317 a.C. conquistò Siracusa. All’inizio della I guerra punica, nel trattato di pace del 263 a.C., conclusosi tra i Romani e Gerone II, Akrai è ricordata da Diodoro Siculo come una delle città del regno siracusano.
Durante il regno di Gerone II (275-215 a.C.) che Akrai raggiunse il massimo fulgore, sono proprio di questo periodo i più importanti monumenti finora scoperti tra cui il teatro, il bouleuterion, il bassorilievo dell’Intagliata i templi acrensi, i Santoni, i templi ferali e il decumano la strada cittadina. Livio nel III secolo a.C. cita ancora Akrai in occasione di una battaglia comattuta ad Akrillae (colonia di Akrai) nel 213 a.C., tra l’esercito romano del console Marcello ed i Siracusani dello stratega Ippocrate. Ippocrate, persa la battaglia, si rifugia ad Akrai, conquistata Siracusa nel 211 a.C. i territori e le città del dissolto regno siracusano diventano provincia romana.
A partire dal tardo periodo Imperiale le fonti storiche non menzionano più Akrai, e così pure negli anni delle invasioni dei vandali e dei goti, si ritrova traccia di vita nei secoli IV e V d.C. Akrai si afferma come il più importante centro cristiano della Sicilia Orientale, dopo Siracusa. Nel VI sec. d.C. fu definitivamente annessa all’impero bizantino; anche in questo periodo, sebbene in una fase di decadenza, Akrai risulta abitata e frequentata, la popolazione si era trasferita, in gran parte, in numerosi piccoli villaggi agricoli sparsi nel territorio acrense. Nell’827 gli arabi procedono speditamente alla conquista dell’isola siciliana, ad Acre si concentrarono le forze bizantine dell’isola per cercare di fermare l’avanzata araba e dar modo a Siracusa di fortificarsi e prepararsi all’assedio. In questa circostanza o l’anno successivo, Acre fu messa a ferro e fuoco e distrutta per sempre, dell’antica Acre si perderà ogni traccia .
Il borgo medievale sorse vicino all’antica Acre, su un piccolo e ben difeso sperone roccioso sottostante, in posizione strategica di controllo sul territorio e sulle vie di comunicazioni là dove sorgeva un palatium imperiale che sicuramente ha determinato il nome del nuovo abitato in Palatiolum oppure Palatiolus.
Qui, nei primi anni del regno normanno, venne edificato un castello che dal lato settentrionale si ergeva su un’inaccessibile parete rocciosa, intorno al castello si sviluppò il borgo, una struttura urbanistica caratterizzata da strette strade a semicerchio e concentriche, protetto da una cinta muraria.
Palazzolo nel secolo XI sembra appartenere a Guilfrido, figlio del Conte Ruggero; nel XII secolo, invece, faceva parte dei possedimenti di Tancredi. Tancredi nel 1103 donò tutti i territori limitrofi a quelli di Palazzolo alla Chiesa, il feudo di Santa Lucia di Mendola alla Chiesa di Bagnara, e l’anno successivo, 1104, il Casale de Montaneis (Bibino) e le relative terre alla Chiesa Siracusana. Traccia di un’antica menzione di Palazzolo fatta dallo storico Edrisi, 1145 circa, indicata come Balansùl, riadattamento arabo di vocabolo di origine latina Palatiolu(m), forma quest’ultima ritrovata in una bolla di Papa Alessandro III del 1169 in cui si fa riferimento alle diverse chiese esistenti in quel periodo a Palazzolo.
Nel 1282 Re Pietro concesse Palazzolo, assieme ad altre terre, ad Alaimo da Lentini, e rimase sotto la signoria di questultimo fino al 1287-88. Re Carlo II donò la terra di Palazzolo ed i suoi feudi a Carlo Santillis nel 1289 . Gli eredi di Guglielmo Castella nella descriptio feudorum, datata 1330, vengono descritti come feudatari della terra Palatioli et feudo Bibini. Nel 1343 Parisio de Castellar è signore di Palazzolo, negli anni seguenti il feudo è coinvolto nella guerra siculo-angioina; in una tregua del 1357 il castrum Palacioli è controllato dagli angioini, riconquistata nel 1359 per Re Federico, da Artale Alagona.
Nel 1360 Roberto de Castellar e la moglie Beatrice di Montaperto barones Palatioli sposarono la loro figlia Bartolomea con Matteo d’Alagona, appartenente ad una delle più potenti famiglie siciliane. La baronia di Palazzolo che allora comprendeva i feudi di Bibino, i feudi minori di Bibinello e Falabia e i feudi di Pinita, Cugnarelli e Poi, venne data in dote allo sposo. In seguito alla rivolta dei baroni siciliani contro Re Martino I d’Aragona (detto l’Umano) i beni degli Alagona furono confiscati. (1392).
Nello stesso anno Re Martino donò il castello, la terra e i feudi di Palazzolo a Ponzio d’Intenza e d’Alcalà, questi morì in Provenza quattro anni dopo, lasciando unica erede la figlia Franzina. In questo periodo nel intorno al 1397 il castello di Palazzolo venne assediato invano da Guglielmo Raimondo Moncada che, insieme ad altri baroni, si era rivoltato contro Re Martino I.
Nel 1400 il Re d’Alagona concesse la baronia di Palazzolo a Iacobo Campolo, secreto del Regno di Sicilia. Il Campolo, nel 1403, aderì alla rivolta del Conte di Modica, Bernardo Cabrera, che rinforzate le difese del castello di Palazzolo vi si rifugiarono.
Lo stesso Re Martino I per stroncare la ribellione fu costretto a condurre il suo esercito all’assedio di Palazzolo. L’assedio, si protrasse per oltre due mesi senza risultati a causa della posizione elevata del castello, alla fine Bernardo Cabrera si sottomise al Re ottenendo il perdono anche per Iacobo Campolo, al quale il re risparmiò la vita ma non la baronia di Palazzolo che fu confiscata. Così, nel 1405, la baronia di Palazzolo ritornò in possesso di Bartolomea Castellar e d’Aragona, la quale, nel 1407, la donò alla figlia Eleonora. Questa contraendo matrimonio con Alvaro Casaponti ed Eredia gli portò in dote la terra, il castello e i feudi di Palazzolo.
Eleonora non avendo figli, con una donazione tra vivi, assegnò il castello e la baronia di Palazzolo ad Artale d’Alagona e la baronia del Bibino Magno a Mazziotta d’Alagona, suoi nipoti. Eleonora, chiamata anche Berlingaria, dopo la morte di Alvaro, sposò in seconde nozze nel 1438 Pietro La Desma. Ad Artale successe il primogenito Andrea il quale ottenne l’investitura nel 1479. Questi sposò Elisabetta Santapau, dal matrimonio nacquero Artale, Ponzio ed Eleonora. Andrea d’Alagona morì lasciando i figli in minore età per cui, nel 1497, l’investitura toccò alla moglie Elisabetta per conto del primogenito Artale. Nel 1533, in seguito ad una congiura di palazzo, Artale d’Alagona venne assassinato nelle stanze del castello. Sembra che ad ordire la congiura fosse stato il fratello Ponzio, il quale, ritenuto colpevole, fu giustiziato a Palermo l’anno successivo.
Nel 1534 la baronia passò alla sorella Eleonora che in precedenza aveva contratto matrimonio con il catanese don Giovanni Bonaiuto, il loro figlio primogenito Antonio Bonaiuto Alagona rilevò il titolo baronale e sposò donna Francesca Gulfis, In questo periodo nel 1552, in seguito ad un particolare contratto matrimoniale fra Artale Bonaiuto d’Alagona, figlio di Antonio, e donna Vincenza Lucchese, vedova De Caro, la baronia, di fatto, fu ceduta a don Matteo Lucchese, padre della sposa, barone di Delia, il quale, in cambio del titolo nobiliare si era accollato i debiti della baronia. La baronia, alla morte di Matteo Lucchese avvenuta nel 1571 , ritornò ad Artale d’Alagona nel 1573. Artale, oberato ormai dai debiti, fu costretto, nel 1579, a cedere tutti i beni di Palazzolo a Francesco Santapau, principe di Butera, marchese di Licodia.
Don Francesco Santapau lasciò erede universale la moglie donna Imara Benevides nel 1600, che acquistò dalla Magna Curia nel 1606 il mero e misto imperio, che gli dava il potere di amministrare, senza alcuna limitazione, la giustizia civile e penale. Nel 1625, per la morte di don Gutterra, il principato di Palazzolo passò a don Vincenzo Ruffo di Calabria cui successe nel 1632 il primogenito Fabrizio. A questi successe il fratello secondogenito don Francesco il quale, donò nel 1667 il principato di Palazzolo al fratello germano don Tiberio , Il 1693 fu l’anno del terribile terremoto evento catastrofico che modificò la storia del paese e portò alla nascita del barocco settecentesco. La signoria dei Ruffo durata circa duecento anni si concluse con l’abolizione dei poteri feudali nel 1812 decretata dal parlamento siciliano, nel 1862, a Palazzolo fu aggiunto il patronimico Acreide (nome che indica la fondata relazione con l'antica città greca).