GUIDA  Piemonte/Ritratto della Regione/Frutticoltura

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Piemonte/Ritratto della Regione/Frutticoltura

  • Nel settore della frutta la Regione presenta distretti produttivi vocati e specializzati, con un patrimonio di varietà antiche e di nuova introduzione, standard qualitativi e di sicurezza alimentare elevati. Le specie da frutta, oggi presenti, furono diffuse in Europa lungo le vie dell’impero romano (non risale però a quel periodo la loro introduzione in Piemonte , che era abitato dalle tribù Celto-Liguri e coperto dalla fitta foresta planiziale) e per quanto di stretta pertinenza le prime testimonianze risalgono al Medioevo quando il monachesimo, attraverso la rete di Abbazie, portò negli “hortus” le specie da frutto, da orto e le essenze medicinali. Nei secoli successivi i fruttiferi e le ortive intrapresero percorsi diversi. La frutta, considerata un “capriccio” rispetto all’alimentazione di sussistenza ed un distintivo sociale, diventò oggetto di arredamento per i giardini delle dimore nobiliari. Oggi il Piemonte vanta un patrimonio di varietà antiche e molto forte fu l’influenza della Francia, vuoi per il prestigio culturale nel secolo dei lumi, vuoi per la posizione del Regno Sabaudo a cavallo tra gli attuali confini (dai vivai francesi, per esempio, sono arrivate gran parte delle varietà storiche di melo e di pero: nella seconda metà del 1800 iniziò una coltura del melo in forma di frutteti specializzati nell’area pedemontana tra Saluzzo e Pinerolo ; negli stessi anni prese il via la coltura del pesco sulle colline del Roero ; nell’anno 1926 furono piantati a Lagnasco , e nell'area di Saluzzo i primi pescheti di pianura). Da quell’esperienza prese il via la frutticoltura come oggi la conosciamo e che ha profondamente modificato il territorio e il paesaggio della fascia pedemontana tra Cuneo e Cavour . Alle specie tradizionali (melo, pesco, pero, albicocco, ciliegio e susino) si è aggiunta, a metà degli anni 1970, l’actinidia (kiwi) che, introdotta dalla Nuova Zelanda , che è divenuta in pochi anni la terza specie frutticola piemontese. La frutticoltura, in particolare quella ai piedi delle Alpi, è diventata un bacino di produzione che compete alla pari con le più importanti aree europee: in quanto alla qualità conquistata “sul campo” ha saputo aggiungere un ulteriore sforzo di comunicazione e promozione dell’immagine. Alcuni ortofrutticoli coltivati in Piemonte sono diventati delle vere eccellenze produttive, affermate sul mercato e riconosciute anche a livello internazionale. Sulla base della normativa europea, sinora, solo la “Nocciola del Piemonte” ha ottenuto il riconoscimento definitivo dell’IGP (Indicazione Geografica Protetta) mentre sono in fase di protezione transitoria la “Mela Rossa Cuneo”, la “Fragola Cuneo”, la “Castagna Cuneo” e i “Piccoli frutti Cuneo”, il “Marrone della Valle di Susa“ e il “Peperone di Carmagnola” della pianura torinese e cuneese. Intanto è stata avviata la procedura di riconoscimento dell’IGP per il “Peperone Cuneo”, l’“Albicocca Cuneo“, così come per il “Fagiolo Cuneo“. Tra i prodotti Agroalimentari Tradizionali individuati, censiti e catalogati dalla Regione Piemonte , se ne citano alcuni tra i più significativi: la ”ciliegia Bella” di Garbagna , la ”fragolina Profumata” di Tortona , la ”mela Carla della Val Borbera”, la ”pera Madernassa”, la ”pesca Bella”di Borgo d'Ale , i ”ramassìn”di Saluzzo . Le principali aree di coltura della frutta, per ogni specie, sono:
- melo, che vanta una tradizione mai interrotta a decorrere dal medio-evo, è testimoniato dalla presenza delle antiche varietà: Gambe Fine, Buràs e Bela ‘d Barge nelle vallate cuneesi; Runsé e Dominici in quelle torinesi. Il Piemonte si è sempre distinto per le varietà a buccia rossa, il cui colore è più luminoso e attraente proprio in montagna. Il melo è presente nella fascia di altipiano (da 400 a 700 m di altezza s.l.m.) ai piedi delle Alpi da Cuneo a Pinerolo , dal Monferrato alla “collina delle mele” di San Marzano Oliveto , nell’Astigiano;
- pero: al contrario del melo, dà il meglio di sé nelle aree calde di pianura ,nella parte più bassa delle Alpi occidentali e nei terreni fertili e profondi della Provincia di Asti e Provincia di Alessandria . Le varietà oggi coltivate hanno origini ottocentesche (William, Conference, Abate Fétel, Decana del Comizio, Kaiser) oltre ad una “lista varietale” di pere da cottura , a partire dal "Martìn sec" (una pera di colore bronzato, di piccola pezzatura, deliziosi al forno ricoperti di zucchero o cioccolato, oppure cotti nel vino con cannella e chiodi di garofano);
- pesco: ne è stata avviata la coltivazione a decorrere dalla fine del 1800 , quando sulle colline del Roero si realizzarono i primi impianti in sostituzione della vite colpita dalla fillossera. A partire poi dal primo ventennio del XX secolo, la coltura si espanse progressivamente in tutta la Regione, arrivando all’attuale estensione che interessa: Provincia di Cuneo , Provincia di Torino , Provincia di Asti , Provincia di Alessandria e Provincia di Vercelli . La maggior parte della produzione è concentrata sull’altopiano cuneese e nelle pianure del Saluzzese e Fossanese oltre che nelle aree di Volpedo e Borgo d'Ale . Le varietà tipiche sono: pesche gialle, pesche bianche, nettarine gialle e nettarine bianche. Tra le pesche autoctone la più conosciuta ed apprezzata è la “Michelini”, ottenuta casualmente in Liguria ma largamente diffusa in Piemonte , una varietà a polpa bianca con buccia marezzata (il colore è screziato come venature di marmo) che matura a fine agosto e presenta un sapore squisito ed aroma particolare). Un cenno particolare va ai “persi d‘vigna”, le pesche selvatiche a polpa bianca arrivate in Europa dall’Estremo Oriente via terra, attraverso la Persia e la Grecia. Sono ancora presenti sulle colline per concedere un po’ d’ombra e una gradita pausa ai lavori nei vigneti. I frutti hanno una maturazione rapidissima, che ne rende impossibile una commercializzazione organizzata;
Mele e Kiwi
- albicocco: Il Piemonte rappresenta il limite nord della fascia di coltivazione della specie. La troviamo diffusa nella parte alta e ben esposta delle colline, dal Roero al Monferrato , alle colline di Saluzzo . La conformazione dell’imbocco di alcune vallate alpine, inoltre, dà origine a micro-climi “riparati” dal freddo, dove l’albicocco si è insediato con successo come nel Comune di Costigliole Saluzzo , situato proprio all’imbocco della Valle Varaita, che presenta l’unica varietà autoctona piemontese: la “Tonda di Costigliole”. Ha un aspetto poco appariscente (colore arancio pallido, piccolo calibro), ma un profilo gustativo insuperabile: aromatico e profumato;
- susino: presenta una diffusione sparsa, sia in collina che negli ambienti pedemontani. Le varietà del gruppo cino-giapponese, a fioritura precoce e sensibili alle gelate primaverili, si sono diffuse sulle colline del Sud Piemonte (colline del Roero e nei comprensori collinari dell’Astigiano e dell’Alessandrino). Una tipicità del Piemonte sono i “Ramassìn” (il frutto è una “Susina di Damasco”, da “Damaschina” a “Darmashìn” fino a “Ramashìn”) , inconfondibili piccole susine di colore blu-notte, ricoperte interamente da una delicata pruina (cera naturale biancastra);
- ciliegio: è sempre stato presente accanto agli insediamenti rurali piemontesi, ma è solo sul finire del 1800 che la sua coltura professionale venne proposta come alternativa alla vite, devastata dalla diffusione della fillossera. Con la vite condivise i medesimi ambienti collinari ed ora è rimasto in quelli maggiormente vocati: il versante meridionale della collina torinese ( Pecetto Torinese e Chieri ), il Monferrato astigiano e cuneese (il Roero ), alcuni comuni dell’Alessandrino, il più noto dei quali è Garbagna . Le varietà tipiche Le varietà di ciliegie si distinguono in “dolci” (Prunus avium L.) e “acide” (Prunus cerasus L.). Le prime a sua volta in duroni e tenerine, a seconda della consistenza della polpa, le seconde sono rappresentate dalle amarene, dal sapore acidulo ed aromatico. La varietà tradizionale diffusa su tutto il territorio è il Graffione bianco del Piemonte , coltivato non solo per il gusto squisito, ma anche per conservarlo “sotto spirito”. In Piemonte ogni paese ha le sue varietà. Le più note sono quelle della collina torinese, anche perché i frutti dal mercato di Pecetto Torinese finiscono sui mercati rionali del Capoluogo. Tra i duroni, il Galuciu; tra le tenerine: la Vittona, la Moncalera, la Martini e la Ciliegia Bianca. Interessanti anche l’Amarena di Trofarello , dove si tiene un mercato all’origine, e la Marisa. Sulle colline di Garbagna , i due duroni Bella di Garbagna e Grisona;
- actinidia (Kiwi) : introdotta in Europa ed in Piemonte solo intorno alla metà degli anni 1970 è una pianta originaria della Cina che, in Nuova Zelanda, ha visto l’avvio della coltivazione professionale ed ha acquisito il nome “kiwi”. Disponendo di foglie grandi che traspirano molta acqua la sua coltura è concentrata nella fascia di altipiano ai piedi delle Alpi occidentali, tra la Provincia di Cuneo e la Provincia di Torino , ed è coltivata un’unica varietà: la "Hayward" (Actinidia deliciosa);
- fragola: le maggiori produzioni di fragola si ottengono nell’areale pedemontano del cuneese (areale della Bisalta) e nella zona collinare dei Roeri (Canale , Montà , Monteu Roero , Carmagnola ); medio-elevati investimenti produttivi si trovano poi nell’areale alessandrino, nella zona a nord di Torino e nell’astigiano. Attualmente la coltivazione prevede le seguenti qualità: Alba, Asia, Roxana, Clery, Arosa, Sugar Lia, Record e Irma che presentano epoche di maturazione differenziate (precoci, medio precoci e tardive) consentendo un significativo prolungamento dei calendari di maturazione;
- melone: le maggiori produzioni di retati e/o solcati si ottengono nell’areale di pianura alessandrino (zona di Castelnuovo Scrivia , Sale , Tortona ed Alessandria );
- “piccoli frutti” : le maggiori produzioni si ottengono nell’areale pedemontano del cuneese (areale della Bisalta) e nella zona collinare del saluzzese (Valle Varaita, Valle Po, etc.) mentre per il mirtillo le aree del torinese (Pinerolo e zone limitrofe), vercellese, biellese ed alessandrino (zone collinari). Le varietà in coltivazione sono:
a. per il “lampone unifero” : Glen Lyon, Malahat;
b. per il “lampone rifiorente” : Polka, Himbotop, Heritage e Rossana;
c. per il ”mirtillo gigante americano”: Duke, Nui, Bluecrop, Berkeley, Nelson, Coville, Brigitta, Elizabeth, Lateblue:
d. per le ”more” : i rovi Araphao, Navaho, Lockness
e. per il ”ribes”: Rivada, Jounker, Junifer, Redpoll (a bacca rossa), Blanka e Werdavia ( a bacca bianca).