GUIDA  Santa Maria di Licodia

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(Festa Patronale)
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ricco di prospetti liberty
 
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==Festa Patronale==
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I solenni festeggiamenti, che la città di Santa Maria di Licodia tributa in onore al Patrono San Giuseppe, vengono celebrati l’ultimo sabato domenica e lunedì del mese di agosto, dal lontano 1876, benché la festa tragga le sue origini nel secolo XVI, in quell’anno il Beato Giuseppe Benedetto Dusmet, decise di collocare i festeggiamenti nel mese di Agosto, in concomitanza con la festa del Comune.
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Per i cittadini licodiesi è la ricorrenza annuale più sentita e partecipata. [[Immagine:Santa Maria di Licodia - Festa di San Giuseppe - Trionfale uscita domenicale del fercolo del Patrono.jpg|thumb|800Px|left|La trionfale uscita del fercolo del Patrono San Giuseppe, l'ultima domenica di Agosto.]]
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;Fiera dell’Etna
L’ultima domenica di luglio lo sparo di mortaretti e il suono della banda, annunciano il preminente inizio delle celebrazioni.
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L’effettivo inizio della festa si ha il mercoledì precedente l’ultima domenica con l’inizio del solenne triduo in preparazione in Chiesa Madre.
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Il primo dei momenti più attesi è la svelata del simulacro, detta in gergo locale “a sbarrata di San Giuseppi”. Nella serata del sabato, dopo la messa nella chiesa della Consolazione e la processione delle confraternite e associazioni locali, nella chiesa Madre gremita, i fedeli assistono alla commovente elevazione del simulacro, che attraverso un argano, sale lentamente da dietro l’altare, accolto dai VIVA SAN GIUSEPPE, dagli applausi, dal suono dell’organo, delle campane e della banda e dallo sparo di fuochi d’artificio. Segue la Cantata dei devoti in onore al Patrono.
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La domenica è l’apice dei festeggiamenti. Dopo la messa solenne delle nove, tutto si mobilita per la trionfale uscita, il prezioso fercolo settecentesco, “a’vara”, viene portato all’altare maggiore, da qui il Santo scende, e il grido “E GRIDAMU TUTTI VIVA! VIVA SAN GIUSEPPI!” rimbomba tra le navate della chiesa. Quando il Santo è già ancorato al fercolo si passa alla cerimonia della vestizione, nella quale i preziosi che i devoti offrono al Patrono vengono sistemati sul simulacro. Quando anche questa finisce, il capo fercolo “u mastru di vara” suona la campanella che da inizio alla processione. Il fercolo è accolto dalla piazza gremita dai viva, dagli applausi, dalla musica dal lancio di volantini, “zaareddi”, dalla interminabile moschetteria e da una tempesta di fuochi d’artificio. Quando lo spettacolo finisce, il popolo devoto saluta il proprio Protettore con la Cantata , a questa segue la benedizione e la distribuzione del pane di San Giuseppe, simbolo della Divina Provvidenza, che i devoti si contendono a gran fatica. La processione si snoda per le vie del centro, adornate dalle caratteristiche bandiere ocra e blu,  accolta dai devoti, che elargiscono offerte e doni a San Giuseppe. La vara è tirata mediante il cordone da bambini, giovani, adulti,e anziani, tutti uniti nel nome di Giuseppe. Momento particolare della processione e la corsa nella ripidissima “cchianata de Caseddi”, qui i devoti si cimentano, in una faticosa impresa, per percorrere di corsa la salita, che data la difficoltà del percorso viene effettuata in tre riprese. L’arrivo sotto la piazza è trionfalmente accolto dai numerosi spettatori e dai fuochi. La processione continua per i quartieri della Matrice. Nell’antico rione Pepe, avviene la benedizione dei bambini, che offrono al Santo il giglio. La serata della domenica è conclusa dal Pontificale e dallo spettacolo di musica leggera.
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La giornata del lunedì è aperta dai colpi di cannone, e la mattinata è allietata dalle note del corpo bandistico per le vie della cittadina. La sera dopo la messa vespertina avviene la seconda uscita del fercolo. La lunga processione, coinvolge quasi tutti i quartieri del paese. Frequenti sono le soste del fercolo per le offerte di cacciagione, frutta, pane e qualsiasi altro prodotto, che verrà conteso all’asta quando la processione avrà fine. Momenti salienti della processione serale del lunedì sono gli omaggi dei vigili urbani, dell’arma dei carabinieri e della parrocchia della Madonna del Carmelo, dove al passaggio della processione si ripete la cantata. Attesissima la “Calata dell’Angelo”, al quartiere  dei Larghi.  Nella sua parte conclusiva la processione percorre tutta la via principale, e arriva nella piazza gremita di fedeli e devoti che aspettano l’asta, durante la quale vengono contesi i doni che la cittadinanza ha offerto al Patrono. Al termine dell’asta il fercolo rientra in chiesa, e tra i viva incessanti dei devoti il simulacro di San Giuseppe viene prelevato dal fercolo e deposto  e velato nella  Cameretta che lo custodisce durante l’anno. In tarda nottata un grandioso spettacolo pirotecnico chiude i festeggiamenti in onore al Sommo Patriarca.
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==Biblioteche==
 
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Versione delle 11:46, 9 apr 2008

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Santa Maria di Licodia è un comune di 6757 abitanti, situato nella Sicilia Orientale, facente parte della Provincia di Catania e dell'Arcidiocesi di Catania. Il comune sorge a 442 metri s.l.m. sul versante sud occidentale dell'Etna, circondato da lussoreggianti campagne coltivate ad agrumeti, uliveti e vigneti. Il comune fa parte del Parco dell'Etna. e confina con i comuni di: Paternò, Ragalna e Biancavilla. Dista circa venticinque chilometri da Catania.

Etimologia

Il nome Licodia deriva dal greco e vuol dire lupo o terra dei lupi. Secondo altre opinioni significherebbe bella vista, bella veduta o bosco. In epoca saracena sorgeva una chiesa dedicata alla Madre di Dio e qui il conte Simone di Policastro volle edificare un monastero che fu donato insieme alle terre ad esso adiacenti (con diploma datato 6 agosto 1143) al monaco Geremia Cassinese di Sant'Agata.

Facciata ovest della torre Arabo-Normanna, risalente al 1143

Nel diploma di concessione era indicato l’obbligo di rendere tali terre fruttuose. Al fine di adempiere a tale obbligo, il monaco donò, a coloro che ne facevano richiesta, un piccolo appezzamento di terra da coltivare ed un piccolo spazio nelle adiacenze del monastero per costruirvi un abitazione.

Così sorsero le prime abitazioni in quella parte della città denominata Caselle dove ancora oggi è possibile trovare qualche rudere risalente a quell’epoca. Dunque l’antica Inessa, poi Etna, venne riedificata e dal nome del Monastero di Santa Maria e da quello della contrada Licodia, si chiamò Santa Maria di Licodia.

Indice

Da Vedere

L'arco lavico e la loggia centrale del palazzo.
La Torre Campanaria

Risalente al 1143, la torre campanaria merlata è il simbolo del paese. Si innalza su pianta quadrata in uno stile a ridosso tra il romanico ed il gotico.

Lungo i lati mostra bifore con archetti a tutto sesto e decorazioni romaniche. La loggia superiore mostra effetti decorativi bicromatici dati dall'alternanza di pietra lavica scura e la pietra calcarea bianca.

Al pian terreno dell’edificio si ritrovano tracce della cappella di San Leone, luogo medioevale di sepoltura dei monaci.

Il Palazzo Municipale

Si innalza su Piazza Umberto I e nacque come ampliamento al monastero, difatti è affiancato alla chiesa monastica ed era l'antica residenza dell'abate, avendo quindi anche funzioni di rappresentanza. Fu realizzato in epoca medioevale ed è stato oggetto di numerosi restauri.

L'attuale edificio risale al 1646, fu restaurato a metà Ottocento (così come riportato sulla facciata) e fu adattato a Municipio a seguito della scorporazione dei beni ecclesiastici.

Al piano terra si apre un arco d'ingresso in pietra lavica del XII secolo sormontato da un balcone barocco.

La storica ed artistica Fontana del Cherubino del 1757

L'interno mostra elementi gotici e romanici, di notevole interesse è la stanza del sindaco, identificabile con l'ex stanza dell’abate, arredata con mobilio ligneo e lampadario in vetro.

La Fontana del Cherubino

Identificata come 'a funtana. Collocata a valle del paese, sotto una rupe di basalto.

La lastra di pietra lavica collocata al centro indica la data del 1757.

La fontana mostra una decorazione sobria ed armoniosa: una fila di archetti cechi poggianti su delle colonnine sagomate in pietra calcarea sormontano dieci mascheroni in pietra lavica lasciano scaturire l'acqua dalle bocche.

Durante il periodo aragonese esisteva una fontana alimentata dalla sorgente naturale.

Zona archeologica in contrada Civita

Con reperti dell’antica città greco romana di Inessa e numerosi resti dell’acquedotto che portava l’acqua da Licodia a Catania.

Le Tre Cisterne in contrada Cavaliere

Di origine romana, sono menzionate in un diploma normanno del 1143. Venivano usate per l’abbeveraggio dei capi in transito in zona.

La leggendaria “Petra Pirciata”

Citata nel diploma di Fondazione del 1143. La leggenda narra che la roccia venne forata dal dito del ciclope Carlapone.

Gli ulivi millenari
La Casina del Cavaliere (in contrada Cavaliere)

Risalente al XIII secolo, fu eretto dai Padri Benedettini come residenza estiva per l’ordine. Il sito è menzionato da Federico de Roberto nel romanzo I viceré.Oggi è un rinomato ristorante.

Gli Ulivi Millenari

La Commissione dell’Accademia delle Scienze di Berlino, presieduta dal Barone Walterschausen, venuta in Sicilia per lo studio dell’Etna nel 1840, considerarono questi ulivi antichi di ben venticinque secoli. Se la datazione è corretta, possono considerarsi i più antichi d'Italia.

Palazzi Ardizzone e Bruno

rispettivamente dei secoli XVIII e XIX.

Altarino del Purrazzaro

ammirevoli sono le sue forme baroccheggianti

Villa Comunale Belvedere e Villa delle Consuetudini.
Centro storico

ricco di prospetti liberty

Attività

Festa Patronale
Fiera dell’Etna

Biblioteche

  • Biblioteca Comunale Luigi Sturzo, Via Vittorio Emanuele 305

Luoghi Ricreativi e Sportivi

  • Cine Teatro San Giuseppe, Via Regina Margherita 2
  • Piscina-Palestra "Euphemius", Via Aldo Moro
  • Campo Sportivo "San Pio X", Via Livorno
  • Vicaria Curata Maria SS. Immacolata, Strada Chiesa 2, Cda Cavaliere (Luogo ideale per ritiri e campeggi di gruppi, efficacemente attrezzato per soggiorni)

Volontariato, Onlus e Associazioni

  • Associazione Etna Soccorso Volontariato Protezione Civile, Via Ameglio 101
  • Fraternitadi Misericordia, via Madonna Del Carmelo 20
  • Associazione Musicale "G. Pacini", Piazza Umberto I.

Informazioni Utili

Icona storia t.gif Storia Icona church t.gif Edifici Religiosi

Bibliografia

  • G. Ambra, Santa Maria di Licodia - Guida storico turistica, Edizioni Aesse