GUIDA  Courmayeur/Leggende

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Leggende su Courmayeur

Dente del Gigante
Massiccio Monte Bianco
  • In ogni comunità, nell’ambito delle tradizioni, si tramandano di generazione in generazione le leggende locali.Inoltre, i ghiacci eterni del Monte Bianco e la misteriosa torre del Dente del Gigante si fanno teatro di riti di esorcismo e magie contro i demoni: il mito si rifà ai tempi in cui la Vallée era disturbata da spiriti maligni, ma un potente mago e la sua misteriosa magia catturarono gli spettri, da Champorcher e la Valle del Lys , dalla Coumba Frèida , la Valle di Cogne , la Valgrisenche ... fino ad aprire un varco nel Ghiacciaio della Brenva ed imprigionare per sempre i demoni, rinchiusi dalla gioia del Dente del Gigante . Ancora oggi, a volte, la torre trema dalla rabbia degli spiriti maligni che tentano di ribellarsi e, con essa. anche il ghiacciaio...
- Dente del Gigante: l‘ardita punta che sulle Alpi Graie , nella catena del Monte Bianco si staglia nel cielo, con la sua caratteristica sagoma che ne fa una delle vette più note, si narra che sia stato il dente del gigante “Gargantua” (lasciato in eredità alla Valle d’Aosta, quale distribuzione delle varie parti del suo corpo dopo la morte).
Morena Ghiacciaio del Miage
- Il viandante del Mont Maudit (ribattezzata Monte Bianco): sembra che sia la prigione eterna degli spiriti maligni, per intercessione del Cielo su richiesta di un buon mendicante che desiderava liberare la zona dai geni del male. La neve che incominciò a cadere sulla montagna, la ricoprì in breve di una candida coltre, che per sempre rinserrò gli spiriti immondi. Da allora la montagna cambiò il suo esecrato nome in quello augurale di Monte Bianco .


  • Ve ne sono altre fantasiose, quali:
- I diavoli della Val Veny :La leggenda narra che, alcuni diavoli, cacciati dal Colle del Piccolo San Bernardo (sito nel Comune di La Thuile ) e dal Colle del Gran San Bernardo ( sito nel Comune di Saint-Rhémy-en-Bosses ) si rifugiarono sul Mont Maudit (attaule Monte Bianco ). Ogni tanto scendevano lungo la Val Veny per incutere timore e creare quanto più scompiglio possibile. Erano soliti invitare a queste particolari feste, anche le loro amiche streghe e qualsiasi altro demone realizzando scorribande (seminati calpestati; raccolti devastati, e tanto altro ancora) e mettendo in ginocchio non solo l’economia del luogo, ma anche il quieto vivere dei poveri abitanti della vallata. La popolazione, ormai disperata, si rivolse a Vescovi, prelati di ogni genere ed esorcisti, per tentare in qualsiasi modo di cacciare queste malefiche presenze dalla valle ma i Diavoli sembravano acquistare maggior vigore dopo ogni rito. Una mattina, di buon ora, un contadino che si era recato nei suoi campi per portare avanti la sua normale attività agricola, si trovò faccia a faccia con uno di questi diavoli, con il quale riuscì a confrontarsi senza particolari allarmismi. Il diavolo, forse ancora eccitato dalle malefatte della notte, si lasciò sfuggire alcune importanti informazioni: disse che gli uomini religiosi che avevano chiamato per cacciarli via, non erano poi così puri, con un cuore del tutto pulito. Ecco perché i diversi tentativi per cacciare i diavoli dalla Valle fallirono miseramente! Il contadino fece finta di ascoltare disinteressato, ma appena tornato nel paese, riunì la popolazione esponendo loro quanto appreso proprio dal diavolo. Dopo una lunga riunione per decidere il da farsi, l’intera popolazione decise di chiamare un fraticello del Convento di San Francesco in Aosta , il quale dopo le pressioni della comunità, accettò l’ardua missione. Il frate, una volta giunto nella vallata, fu subito raggiunto dai diavoli, che cercarono in ogni modo di accusarlo di aver compiuto gesti che poco si addicono ad una persona di fede. Lo accusarono di tutto, anche di aver rubato ai poveri contadini piccole parti del raccolto. Ma, il frate (davvero una persona dall’anima candida) fece rimbalzare le assurde accuse su motivazioni e prove schiaccianti che lo fecero apparire come una persona onesta ed invitò i diavoli a lasciare la vallata.Questi dovettero cedere alla richiesta e tornare con la coda tra le gambe all’inferno. Da quel giorno mai più si videro diavoli nella valle, né sulle montagne, tantomeno ci furono riunioni di diavoli e streghe. La valle era stata liberata.
- Il Ghiacciaio del Miage: dove oggi si stende la morena del ghiacciaio in Val Veny, nella notte dei tempi graziose fate pascolavano greggi di camosci sulle sponde fiorite del lago. Sottoposte a profferte d’amore da parte di diavoli, abitanti le creste più impervie del Monte Bianco , si diedero inorridite alla fuga. Per questa reazione inaspettata ed indispettiti, i diavoli scrollarono le montagne circostanti riempiendo la conca di rocce, coprendo i pascoli circostanti di una gelida coltre nevosa.
- La tseallii:era il rito con cui, un tempo, si usava accompagnare le seconde nozze di un vedovo o una vedova. I giovani del paese e dei villaggi vicini si radunavano presso la casa dell’interessato e con pentole, latte, corni e sonagli attaccavano un’indiavolata serenata, che durava per diverso tempo, anche per giorni… finché il malcapitato, per far tacere la musica, non si decideva a pagare da bere a tutti. Un vedovo di Courmayeur , però, trovò un sistema più economico per liberarsi dei suonatori: avendo militato sotto Re Carlo Alberto come tamburo maggiore, ed avendo conservato il suo strumento, lo prese, se lo sistemò a tracolla e, ritrovando il vigore dei vent’anni, uscì sulla soglia battendo la carica: ben presto, il rullo cadenzato coprì ogni altro fragore. Ad uno ad uno i suonatori smisero di suonare e si dispersero alla chetichella.
- Il Match in Valdigne : agli inizi del 1800, durante la costruzione del tronco di strada nazionale compreso tra Morgex e Pré-Saint-Didier, gli uomini di La Thuile e quelli di Courmayeur , lavoravano fianco a fianco impegnati in corvées (ognuno per quattro giornate, che salivano ad otto, per chi possedeva un mulo), ma un ancestrale antagonismo li spingeva al continuo confronto delle rispettive capacità. Decisero infine di far scendere in campo due campioni, per stabilire, in base al risultato dello scontro, quale fosse il paese più forte. Viveva a La Thuile , in quegli anni, una donna dotata di straordinaria gagliardia, che aveva il soprannome di Trifolla : all’unanimità i compaesani la scelsero per affrontare la prova. A questo punto, quelli di Courmayeur convennero che il raffronto tra un loro campione maschio ed una rappresentante, sia pure eccezionale, del gentil sesso, qualunque fosse l’esito, li avrebbe esposti al ridicolo; e decisero di far scendere in campo anche loro una donna, allenandola adeguatamente, perché potesse far fronte a Trifolla , pur non essendole pari per corporatura e per forza. La giovane prescelta, nota col nomignolo di Mezola , fu quindi mandata a lezione di scherma e pugilato, per apprendere qualche espediente che le permettesse di battere l’avversario. Lo scontro ebbe luogo a Pré-Saint-Didier . Nella piazza della chiesa, affollata di gente, le due donne si piazzarono a cinque metri l’una dall’altra: sarebbe stata dichiarata vincitrice quella che per prima fosse riuscita a buttare a terra l’avversaria, e cinquanta del suo paese avrebbero mangiato un buon pranzo a spese dei perdenti. Al via, la Trifolla si gettò sulla rivale, pronta ad afferrarla in una stretta vigorosa. Ma quella, agilmente le infilò il gomito sotto il mento e, facendole sgambetto, la mise al tappeto. Non credendo ai loro occhi, i tifosi di La Thuile reclamarono un nuovo match: avevano perso un pranzo, volevano scommettere una cena; Mezola accettò. Ancora l’avversaria si gettò su di lei con tutto il peso del suo gigantesco corpo, riuscendo questa volta a stringerla tra le sue braccia. Ma, memore degli insegnamenti ricevuti, la rappresentante di Courmayeur manovrò così abilmente che, rotolando a terra insieme alla rivale, riuscì a piazzarlesi sopra. A questo punto lo spettacolo si concluse con una bella mangiata, che soddisfece entrambe le parti. A tavola si assegnarono i primati: a La Thuile della forza, a Courmayeur della destrezza.