GUIDA Amalfi/Memorie Storiche
Andrea de Jorio nell'Indicazione del più rimarcabile (1835) così ricorda Amalfi:
Amalfi - A questo altro punto de' nostri contorni si può andare in diversi modi. Per mare: da Salerno, con un brevissimo tragitto; o dopo di aver visitato Capri, facendo il semplice giro della costa, da Castellammare a Salerno. Per terra finchè non sarà terminata la nuova strada da Nocera, si può percorrere a cavallo quella che già esiste, e che passa per Chiunzo. Non parliamo delle altre bastantemente difficili che prendono origine da Castellammare, da Vico ec.; i paesaggisti però vi trovano di che occuparsi.
Mentre il libro L'Italia meridionale o L'antico reame delle Due Sicilie (1860) così descrive il comune:
Amalfi, posta in una piccola valle sul golfo di Salerno, attraversata dalla piccola fiumana del Carmeto, che dà moto alle sue cartiere e alle altre sue fabbriche di paste e manifatture. È ricca città e molto commerciante; ed una bella strada aperta sul mare sopra tutta la costiera riunisce Amalfi a Vietri ed a Salerno, ed è quanto può dirsi amena e pittoresca, circondata da piccole valli ombrose, da colli verdeggianti, da balzi e rocce bellissime. La città ha intorno ad 8 mila abitanti, ed è sede arcivescovile, capoluogo di circondario.
Il Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica (1840) così riporta:
Amalfi (Amalphitan.). Città con residenza arcivescovile, nel regno delle due Sicilie. Amalfi è nel principato citeriore in una deliziosa riviera sulla costa occidentale del golfo di Salerno, verso l'isola di Capri. La sua origine si fa rimontare al VI secolo dell'era cristiana. Si dice, che alcune famiglie romane, essendosi messe in mare per andare a Costantinopoli e quivi offerire i loro omaggi all'imperatore Costantino, da una tempesta vennero gettate sulla costa di Ragusa, e fondarono questa città presso il capo Palinuro dove costituirono una repubblica. Amalfi col processo del tempo fu sottoposta al dominio dei duchi di Napoli, divenne poi città libera, ma non tardo a far parte del ducato Beneventano, quando questo si suddivise ne' principati di Benevento, Salerno, e nella signoria di Capua.
Gli amalfitani si emanciparono, e, disgustati de' prefetti imperiali, si elessero de' duchi particolari. Il primo, nel 771, fu Marino I chiamato il vecchio. Abbiamo inoltre che il duca Sergio III regnò alquanto col vescovo Pietro.
Nell'anno 1059, Papa Nicolò II onorava di sua presenza la città di Amalfi, ove convocò un concilio per provvedere non solamente agli affari della provincia della Puglia e della Sicilia, ma alla riforma ancora dei chierici ed all'osservanza dell'ecclesiastica disciplina. In questo concilio, secondo il Lenglet, fu deposto il vescovo di Trani, e il Sommo Pontefice sciolse i normanni dalla scomunica contro di essi già fulminata, concedendo a Riccardo, uno de' loro capi, il principato di Capua, ed a Roberto Guiscardo, altro loro capo, la Calabria, la Puglia e la Sicilia. Ricevette da entrambi il giuramento di fedeltà, come vassalli e feudatari della Chiesa Romana, insieme all'annuo censo di dodici denari di Pavia, per ogni paio di buoi, da pagarsi ai Pontefici nel giorno di Pasqua. Nell'anno 1089 si celebrò in Amalfi un altro concilio sopra la disciplina ecclesiastica, riportato dal Labbé nel tomo X dei concilii. Amalfi poco a poco fu tra le prime città che facessero rifiorire in Italia il commercio, prima che Venezia, Genova e Pisa salissero a quel grado che le rese dappoi si potenti e famose. Gli amalfitani edificarono in Gerusalemme una cappella a s. Giovanni Elemosinario, con un ospizio che fu poi culla dell'Ordine gerosolimitano, instituito nel 1119 in Gerusalemme, ed approvato nel 1145 dal Pontefice Eugenio III colla regola di s. Agostino.
Nello scisma insorto per opera dell'antipapa Anacleto II, figlio di Pietro Leone e favorito da Ruggero normanno, che dopo la morte di Rainolfo, duca di Puglia, s'era impadronito di quella provincia, ed era stato dichiarato re dall'antipapa, i pisani, come alleati dall'imperator Lotario II, il quale sosteneva le partí del vero Pontefice Innocenzo II, s'impadronirono di Amalfi, nel 1133, o, secondo altri, nel 1135. Saccheggiarono la città, e nel bottino fu trovata l'unica copia delle Pandette di Giustiniano, che progressivamente contribuirono ad introdurre la giurisprudenza romana in tutta Europa. Per questo quelle Pandette vennero chiamate Pisane, e poscia anche Fiorentine. Amalfi nel decimo secondo secolo fu patria al Cardinal Amalfi celebre per le distinte legazioni che sostenne. V. Capua (di) Pietro.
Sul principio del secolo XIV, nel castello di Pasilano presso Amalfi, nacque il famoso Flavio Gioja, il quale perfezionò la Bussola, che dicesi già inventata nella Cina. E siccome allora occupavano il trono di Napoli gli Angioni, ramo della regia famiglia di Francia avente per istemma i gigli, fu posto al nord della bussola un giglio secondo la direzione dell'ago calamitato. Lo stemma di Amalfi fu mandato dall'Andres al Cancellieri con le seguenti parole: "Eccole il sigillo amalfitano, nel quale sotto la croce di Gerusalemme vedesi rozzamente formata la bussola colle ali, alludendosi ai rapidi voli della navigazione". V. Breneman (Dissertatio de Rep. amalphitana ad calcem histor. pandectarum); Francesco Lanza (Storia amalfitana). Nel secolo di Gioja fiorì eziandio Marino del Giudice, o di Vulcano, nato in Amalfi, indi fatto da Innocenzo VI, nel 1362, canonico della metropolitana, poscia arcivescovo della stessa sua patria, elevato in fine al Cardinalato nel 1381, ed incaricato di molte difficili legazioni. V. Marino, Cardinale.
Amalfi, insieme a diverse altre contee e poderi, venne data nel 1381 a Francesco Prignani da Carlo III Durazzo, investito del regno di Napoli da Urbano VI, che ne avea deposta la regina Giovanna I sostenitrice dell'antipapa Clemente VII. Però, dopo che Carlo III s'impossessò del reame stesso, non volle eseguire quanto con giuramento avea promesso, per non dismembrar in favor del Prignani i suoi dominii: se non che dopo varie vicende, si pacificò il Pontefice col re, promettendo questi, nel 1383, di consegnar i principati di Capua e d'Amalfi al nipote, e di dare allo stesso Papa cinquemila scudi d'oro, ciò che non impedì le altre gravi dissensioni, che non terminarono se non alla morte di Urbano VI e di Carlo III. Caduto Francesco Prignani, duca di Amalfi, in generale disprezzo, si ritirò nella Puglia, e verso il 1395, mentre si recava a Venezia, perì miseramente in una burrasca coll'intera famiglia; per cui Amalfi e gli altri dominii da lui tornarono alla monarchia napolitana.
II ducato amalfitano fu dato poscia in feudo ai Sanseverino, nobile famiglia di Napoli, che die' sei personaggi al sagro Collegio cardinalizio. Il Pontefice Pio II, Piccolomini, sanese, eletto nel 1458, siccome ultimo superstite dell'antica sua stirpe, prese in adozione Antonio figlio di Laudamia sua sorella. Questi continuò a mantenere il cognome di Piccolomini, e quindi divenne duca di Amalfi, per aver condotta in moglie Maria d'Aragona nipote di Ferdinando re di Napoli, famiglia che fiorisce in Napoli tuttora nei conti di Celano principi di Valle. Fu il Cardinal Fortiguerri, parente del Papa, che conchiuse un tal matrimonio, ed ottenne dal re Ferdinando, oltre la restituzione di Terracina e Benevento, la dote di Amalfi, e Cicona.
Non si sa precisamente quando Amalfi cominciasse ad aver vescovi: il primo, di cui si ha memoria, governava al tempo del Pontefice s. Gregorio I, eletto nel 590: Giovanni XV la eresse in metropolitana nel 987, e le die' per suffraganei i vescovi di Scala, di Capri, di Linterno e di Reggio in Calabria. La cattedrale è dedicata a sant'Andrea apostolo; il capitolo ha cinque dignità, di cui la prima è l'arcidiacono, dodici canonici compreso il teologo, quindici ebdomadarii, ed altri preti e chierici. Vi hanno due conventi di religiosi, ed altrettanti monisteri di monache, come pure delle confraternite, ed un seminario. La tassa è di 150 fiorini.
Amalfi è patria anche del famoso Aniello, detto volgarmente Massaniello, autore della rivoluzione nel regno di Napoli dell'anno 1647 a' 7 luglio.
In Corografia dell'Italia (1832) così viene descritto il comune:
AMALFI, città marittima ed arcivescovile del regno di Napoli nella provincia di Principato citeriore, presso il golfo di Salerno, con titolo di ducato eretto a favore di Ottavio Piccolomini, uno de' più celebri capitani del XVII secolo. Questa citta è posta in sito dei più deliziosi d'Italia, quantunque sopra uno scoglio quasi inaccessibile alle bestie da soma. Ciò non ostante nel 1136 fu presa e saccheggiata dai Pisani, nel di cui bottino trovaronsi le famose Pandette di Giustiniano. Quel codice, interamente smarrito nei secoli della barbarie, mise in voga a poco a poco in tutta l'Europa la romana giurisprudenza, monumento il più sublime della sapienza di quel gran popolo fatto per soggiogare il mondo e per governarlo. Questa città vantasi d'aver data luce a Giovanni Flavio Gioia, il quale verso il 1300 inventò, oppure mise in pratica, la Bussola, istromento che tanto contribuì a perfezionare la navigazione. Amalfi fu la prima repubblica che surse in Italia dopo la caduta di quella di Roma; benché circondata dalle miserie, dalle rapine e dal ferreo giogo del greco impero, col suo esempio eccitò Napoli, Gaeta e Roma ad imitarla. Quindi può dirsi che questa città sia stata la prima a porgere all' Italia un esempio, che certamente non rimase infecondo, né per virtù, né per gloria. Fu altresì una delle prime a rendersi cospicua pel commercio marittimo. Sino dall'VIII secolo gli Amalfitani esercitavano un esteso commercio, e furono essi che nel 1020 fabbricarono in Gerusalemme un ospedale presso la chiesa di S. Gio. Elemosiniere pel ricovero de'viaggiatori cristiani, e dei pellegrini d' Occidente, che la divozione conduceva alla santa città. Per circa 90 anni quel pio stabilimento fu diretto dai mercadanti fondatori; ma, dopo la conquista fattavi dai Crociati, divenne la culla dell'Ordine religioso e militare, che poi regnò nelle isole di Rodi e di Malta. Nativo d' Amalfi fu pure il famoso pescivendolo Masaniello. Vi si contano quasi 11,00 abitanti. Sta 10 miglia a libeccio da Salerno, 12 a scirocco da Sorento e 20 a levante da Napoli. Long. 12° 7'; lat. 40° 35'.