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Foto Quindici:
2012, 2009, 2008

Quindici è situato in Campania in Provincia di Avellino. L'8 settembre si festeggia il Patrono, SS. Maria delle Grazie.

Confina con i comuni di: Forino, Moschiano, Lauro, Siano, Sarno e Bracigliano.

Storia

Nell'area comunale di Quindici sono state trovate tracce di insediamenti romani in località San Teodoro e Santa Lucia, seppelliti dai fanghi della famosa e distruttiva eruzione del Vesuvio del 79 d.C. che rase al suolo Pompei ed Ercolano. Lo stesso capoluogo Quindecim si ritiene sia stato fondato proprio in epoca romana da Quinto Decimo. Tutta la zona del Vallo di Lauro è ricca, anche, di testimonianze romane successive all'eruzione del Vesuvio, soprattutto di cisterne che si alimentavano grazie alle acque dell'antico fiume Clanio che fu una delle principale arterie idriche della Campania, fino a quando non si trasformò in un acquitrino stagnate e venne bonificato dai Borboni.

Quindici era a ridosso della fertile pianura della Campania Felix, vero e proprio granaio di Roma che, non a caso, nella divisione augustea, era tutt'uno con il Lazio. Possiamo sostenere che le attività agricole di Quindici abbiano origine proprio ai tempi dell'agricoltura romana.

Con la caduta dell'Impero, la pianura campana diventa uno scenario di guerre fondamentali: presso i vicini Monti Lattari si scontra l'imperatore d'Oriente Narsete con il re degli Ostrogoti Teia. Con la discesa dei Longobardi il Vallo di Lauro è al confine fra il Ducato di Benevento ed il mondo greco.

La situazione del vallo di Lauro di terra di confine con il mondo greco, rappresentato da Napoli, si ripresenta anche sotto l'apogeo longobardo del Principato di Capua, sotto la riunificazione della longobardia minor realizzata dal principe Pandolfo I Testadiferro.

Nel 1137 i normanni di Ruggero II conquistano la Campania, sottoposta al Regno di Sicilia. I normanni infeudano a Quindici la potente famiglia francese dei Sanseverino, che aveva personalmente servito Roberto il Guiscardo, nominando Roberto I signore di Lauro (1150 circa).

Dopo la dominazione sveva, con gli Angioini, al potere nel 1266, Napoli, dopo poco, diventa capitale del Regno di Napoli con Carlo II. Gli angioini infeudano, allora, gli Orsini del Balzo, anche loro mezzi francesi ed imparentati con gli stessi Angiò: gli Orsini erano Connestabili del Regno di Napoli e, nella loro storia, giunsero ad assommare vari titoli come quello di Principe di Taranto, Duca di Benevento, Conte di Lecce ed erano la principale autorità di Quindici in qualità di Conti di Nola.

Raimondo Orsini del Balzo, detto Raimondello, giocò un importante ruolo nella politica del regno; appoggiò, ad esempio, il colpo di stato di Carlo III contro Giovanna d'Angiò, anche se, alla fine, la casata ritornò ad appoggiare la monarchia riguadagnando i favori Ladislao I d'Angiò.

Nel 1442 il Regno passa in mano aragonese; con la nascita del Viceregno, o meglio con il declassamento del Regno di Napoli a Viceregno, Quindici viene infeudata un'altra famiglia, spagnola, imparentata con la nuova casa reale: i Pignatelli.

Nel Seicento, infine, l'autorità passa ai Lancellotti, che governano su Quindici fra alterne vicende: agli inizi del Settecento il Regno viene occupato, infatti, dagli austriaci nell'ambito della guerra di successione spagnola.

Nel 1799, con la Repubblica Partenopea si scatena un terrore antifeudale che comporta, ad esempio, la distruzione di parte del Castello dei Lancellotti, sito a Lauro. La famiglia viene definitivamente scacciata nel 1806 con la conquista francese e il governo di Murat.

Dopo il Congresso di Vienna, ritornano i Borbone e Quindici è assorbita nel dipartimento di Terra di Lavoro: con l'Unità d'Italia, Quindici è sempre sotto Caserta, ma come parte della provincia di Terra di Lavoro, mentre pochi anni dopo, nel 1866, la provincia viene ridisegnata e il comune entra nella neonata Provincia di Avellino.

Nel 1998, il Pizzo d'Alvano, a seguito di forti piogge e del degrado idrogeologico, è franato causando gravi danni e distruzione.

Da Vedere

Il centro antico conserva notevoli abitazioni notabiliari di pregio come i Palazzi Pezzati (XVIII secolo) e Santavilla (XIX secolo).

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