Il sindaco di San Lupo Irma Cristina De Angelis intervistata per Comuni-Italiani.it
Come si presenta la sua città a chi oggi la vive quotidianamente?
San Lupo è un piccolo paese dell’entroterra sannita che per le sue caratteristiche presenta tutti i privilegi della tranquillità e della sicurezza. Di contro evidenzia i limiti soprattutto per chi lo vive quotidianamente della lontananza dal grande centro con la conseguente scarsità di servizi e di stimoli culturali e sociali. Carenze che sono principalmente avvertire dai giovani, non moltissimi, del luogo. L’economia, non ricca, ma ancora arroccata sui nuclei familiari consente una dignitosa presenza e partecipazione.
Tre validi motivi per visitarla?
Primo: a San Lupo si riesce ad essere ancora proprietari del tempo. Secondo: la scoperta di sapori antichi e selvaggi. Terzo: il piccolo centro storico ancora vissuto e la scoperta di numerosi ed intensi luoghi nascosti nei boschi e sulle alture circostanti. Un’appendice!!! La speranza di non avervi solo incuriosito ma stimolato anche a produrre idee e progetti che non lascino senza vita i piccoli splendidi borghi.
Chi ne ha fatto la storia?
I monaci benedettini che importarono da Troyes il culto del vescovo alsaziano S.Lupo e che in località, Cortesanta edificarono un’abbazia intorno a cui sorse il primo nucleo abitato. Il cavaliere Jacobelli “imprenditore” post unitario, figura discussa e generosa, che fece arrivare l’energia elettrica e realizzò le due bellissime fontane di Capodacqua e Sant’Angelo. Il sogno velleitario e utopistico di Cafiero e Malatesta, i quali dalla Taverna Jacobelli, nella notte del 3 aprile 1877, diedero vita al moto anarchico del Matese. La vera storia, però, è quella solida della gente semplice ma orgogliosa del lavoro della terra e custode delle proprie radici anche oltre oceano.
Per quale aspetto della sua città va personalmente fiero?
Per l’immagine che questo paese ha guadagnato in America ma soprattutto in Australia grazie ai tanti sanlupesi che in questi luoghi hanno esportato volontà e ambizione riuscendo, così, a costruire una lenta ma solida integrazione.
Tra progetti da portare a termine e traguardi ambiziosi da perseguire, come vede il futuro della sua città?
Il primo: rilanciare la lavorazione e la commercializzazione dell’olio d’oliva. Un prodotto di nicchia che ha ottenuto numerosi riconoscimenti nazionali.
Il secondo: favorire l’insediamento, attraverso il PIP, di attività artigiane in sintonia con il paese ma principalmente affini alla vocazione dei sanlupesi, come la lavorazione della pietra locale, del legno e delle altre tipicità gastronomiche, ecc. E nel contempo sistemare e utilizzare alcune strutture esistenti per la offerta di servizi agli anziani, agli sportivi e ai giovani anche con la realizzazione di un ostello dedicato Il terzo: rilancio turistico del comprensorio attraverso spazi attrezzati e attraverso la locazione di piccole unità immobiliari rigorosamente collocate nel centro storico. San Lupo, infatti, è al centro di un area molto interessante da visitare.
Una domanda che vorrebbe sentirsi rivolgere sulla sua città e la risposta che darebbe.
Questi piccoli centri corrono il rischio di essere un peso per le grandi comunità, non offrono ne speranza ne futuro per i giovani. E’ giusto ritenerli ancora una ricchezza per la nazione?
Occorre il coraggio di investire su valori e convinzioni che più velocemente vanno dileguandosi nelle grosse comunità. E’ vero le occasioni sono poche ma la solidità del territorio, della tradizione può costituire valido supporto al decongestionamento delle enormi aree urbane. Sono le zone interne il nuovo futuro della nostra regione, le zone che potranno, non sembri un anacronismo, valorizzare ancora lo splendore e le ricchezze delle zone costiere.
La cultura viene dal mare ma noi possiamo custodirla e rilanciarla. Contrariamente a quanti molti pensavano – per un mero pregiudizio culturale - , qui effettuare la raccolta differenziata dei rifiuti, per esempio, non è stato difficile.
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