16 Novembre 2010

Roma, caput imaginis

di Alessio Postiglione (Blog Roma. Cinema in Comune)

Anita Ekberg

Anita Ekberg

La città eterna non poteva non essere eternata anche dal cinema. Il cinema italiano nasce qui, d’altronde. Roma fu scelta da Mussolini, infatti, come la capitale anche della comunicazione e della filmografia propagandistica di regime.
Ma è alla “scuola romana che si deve la costruzione dell’immagine di Roma nel cinema. Una scuola costituita da romani ed alloctoni che giunsero qui attirati da Cinecittà e dall’Istituto Luce.

Ma è la stessa immagine della capitale – stratiforme e polisemantica – ad aver esercitato la funzione di un richiamo, come la Sirena per Ulisse, continuo e penetrante, al di là dei confini fisici e della Storia.

Basti pensare ai tanti peplum (detti anche film Spada e sandalo) di Hollywood ambientati nell’antica Roma. O alle avventure cinematografiche di Asterix, contro Giulio Cesare. Od, ancora, alla Roma papalina rappresentata da Monicelli ne Il marchese del Grillo o da Luigi Magni in Nell’anno del Signore e In nome del Papa Re.

Da quale Roma partire, dunque? La scelta è del tutto arbitraria, ma la prima immagine che ci sovviene è la fontana di Trevi dove Anita Ekberg si bagna ne La dolce vita di Federico Fellini. Il capolavoro felliniano è una sorta di manifesto che ha rafforzato l’identificazione, all’estero, dell’Italia come terra, dolce e languida seppur cinica, come è, in definitiva, il personaggio interpretato da Marcello Mastroianni nel capolavoro di Fellini.Un Roma, più simbolica, che classica: come ne Il ventre dell’architetto, del maestro inglese Peter Greenway, che ci propone un Pantheon onirico ed immaginifico.

Totòtruffa

Totòtruffa

E’ incredibile quanti usi diversi si possano fare degli stessi luoghi fisici di Roma che diventano presto un caleidoscopio di luoghi dell’anima. Si pensi a Piazza di Spagna e alla celebre scalinata di Trinità dei Monti, che ritroviamo in Le ragazze di piazza di Spagna (1952), di Luciano Emmer, e Vacanze romane, di William Wyler (1953), con una fantastica Audrey Hepburn che gira tutta la città in sella ad una Vespa.

O, ancora, dopo la celebre fontana di Trevi di Fellini, ne abbiamo un’altra completamente diversa in Totòtruffa ’62 di Camillo Mastrocinque, con la famosa vendita della stessa ad uno sfortunato turista americano, ad opera di un magico “principe della risata”, Totò, in grande spolvero.

Vacanze romane, d’altronde, lancerà il topos della scoperta capitolina in Vespa. Vale la pena ricordare Caro Diario di Nanni Moretti che offre un altro ricco catalogo delle immagini della città.

Il Gladiatore

Il Gladiatore

Roma è, quindi, nel cinema, una città dai mille volti.

Forse, il monumento che meno si presta a questo gioco di risignificazione dei luoghi fisici è proprio il simbolo di Roma par excellence. Il Colosseo. Che funge sempre da ambientazioni per i cappa e spada. Come in Spartacus (1960), del genio Stanley Kubrick; come nel pluripremiato Ben Hur (1959), con la mitica corsa delle bighe; fino al recentissimo Il Gladiatore, per la regia di Ridley Scott.

Una doverosa eccezione a questa concezione antiquaria del Colosseo è quella di Marco Tullio Giordana che, nel 2003, lì vi ambienta la scena della cattura della terrorista Giulia ne La meglio gioventù.

Una Roma meno muscolare, ma drammatica, sofferta, è quella dei maestri del neorealismo. Come nel capolavoro di Roberto Rossellini, Roma città aperta, dove Anna Magnani, correndo dietro al camion che portava via il marito prigioniero, viene fucilata dai nazisti. La scena, una delle più drammatiche di tutta la storia del cinema, venne girata in Via Raimondo Montecuccoli, nel quartiere Prenestino-Labicano.

Roma Città Aperta

Roma Città Aperta

Ancora Rossellini, nella sua natia Roma, nella toccante descrizione della prostituta, in Paisà (1946). Dello stesso anno è Sciuscià, di Vittorio De Sica che filmerà, invece, l’inizio di Umberto D in piazza della Rotonda. Continuando con i classici, De Sica immortalerà, alcuni anni dopo, la Stazione Termini nell’omonimo film, che farà da sfondo anche a Lo sceicco bianco (1952), di Federico Fellini e a Il ferroviere (1956), di Pietro Germi.

Trastevere è protagonista di Accattone, di Pier Paolo Pasolini, e anche di Mamma Roma, girato anche presso il Palazzo dei Ferrovieri di Casal Bertone e al villaggio INA-Casa del quartiere popolare Quadraro. Pasolini ambienterà, invece, nella campagna romana il suo Uccellacci e uccellini, con Totò e Ninetto Davoli, quest’ultimo una delle preferite maschere pasoliniane romane, insieme a Franco Citti.
Le atmosfere dell’episodio romano di Paisà tornano ne Le notti di Cabiria, con Giulietta Masina nei panni della protagonista.

Ritorniamo ai monumenti del centro storico: Pietro Germi ambienta il suo Un maledetto imbroglio fra Campo de’ Fiori e piazza Farnese. Piazza Navona la troviamo in Poveri ma belli di Dino Risi e, soprattutto, in Ieri, oggi e domani di Vittorio De Sica dove, in un appartamento di quella piazza, Sophia Loren compie un indimenticabile spogliarello a vantaggio di Marcello Mastroianni.

Il “cupolone” di San Pietro svetta in quasi tutti i film ambientati a Roma. Vale la pena ricordare proprio Operazione San Pietro (1967), in cui Lando Buzzanca si lancia nel furto della Pietà di Michelangelo.
Anche il lungotevere si ritrova in una miriade di pellicole: come ne Il delitto Matteotti (1973), Ladri di Biciclette, L’avventura (1960) di Michelangelo Antonioni, Aprile di Nanni Moretti, Un americano a Roma, di Steno, con Alberto Sordi. Proprio Sordi è uno degli attori romani più importanti e le cui maschere rappresentavano un’immediata identificazione con la capitale. E’ il caso anche di Aldo Fabrizi, Nino Manfredi e, in tempi più recenti, di Enrico Montesano e Carlo Verdone. Attori come Sordi, Tognazzi e Gassman hanno, inoltre, tutti lavorato con importantissimi registi romani, ai quali si devono le mille rappresentazioni cinematografiche della “città eterna”. Senza poter essere esaustivi ne ricordiamo alcuni: Elio Petri, Luigi Zampa, Antonio Pietrangeli, Tonino Cervi, Carlo Lizzani, Luciano Salce, Luigi Magni e Steno.

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2 commenti a “Roma, caput imaginis”

  1. charles scrive:

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  2. vsmashin scrive:

    Ottimo articolo che mi riporta indietro negli anni, i ricordi di mio padre e di mia madre, di Totò, di Alberto Sordi…la città che ancora offriva spazi per i propri cittadini e che non era soffocata dal traffico.
    Vivo questa città tutti i giorni in quanto svolgendo l’attività di investigatore privato a Roma , mi reco in ufficio a Via Torino, 95, nelle immediate vicinanze di Via Nazionale e P.zza della Repubblica, dove ancora oggi sono presenti importanti testimonianze architettoniche e strutturali della vecchia Roma.
    Ciao

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