Il sindaco di Fara San Martino Antonio Tavani intervistato per Comuni-Italiani.it
Come si presenta la sua città a chi oggi la vive quotidianamente?
Direi “tranquillamente dinamica”. La giornata lavorativa farese dura 24 ore, a causa della turnazione continua delle aziende alimentari faresi, così che non esiste propriamente il momento dello “struscio”, quello della pausa pranzo o quello del lavoro; le fasi quotidiane delle famiglie faresi sono caratterizzate dalla compresenza continua di lavoro, tempo libero, menage familiare.
Nell’amena tranquillità di uno splendido borgo medievale ai piedi della Majella e in mezzo all’omonimo parco nazionale, il dinamismo si avverte nella laboriosità ininterrotta di tante generazioni faresi e nella vivacità culturale e sociale che Fara ha saputo ricostruire negli ultimi anni.
Tre validi motivi per visitarla?
a) Il Parco archeologico-fluviale caratterizzato - partendo dalla Porta da piedi - dal vecchio Lavatoio Comunale, dal corso del fiume Verde al quale Fara San Martino ha legato la sua importante storia socio-economica. Le sorgenti del fiume stesso coltivate in un ambiente eccezionalmente intatto dal punto di vista naturalistico e ambientale, in un percorso di rilevante interesse storico-ambientale che giunge al Monastero Sepolto di San Martino in Valle, dove i monaci benedettini dall’anno 800 d.C. insediarono un’antica abbazia, un convento e la loro fiorente e ingegnosa economia dietro le Gole di San Martino in Valle.
b) Il tentativo - di difficile soluzione - di scoprire perché ai piedi della Majella, in questa valle e in questo borgo, nasce e si produce la migliore pasta al mondo; che si chiami la storia (DE CECCO dal 1886) o la moderna sfida (DELVERDE dal 1968) o ancora COCCO (il miracolo del piccolo) o infine BIOALIMENTA (l’innovazione alimentare della ricetta), non c’è prodotto alimentare farese che non sia “pasta” e che non significhi successo, qualità, innovazione nella tradizione, occupazione, benessere. Il mix di acqua-aria-natura-miscela di grani (o semole) di prima qualità resta al tempo stesso il mistero e la ragione del successo della nostra pasta; ogni azienda poi a suo piacimento aggiunge, dosa e pondera ciascuno di questi elementi
c) Non si può passare per Fara e ignorare una passeggiata nel Borgo di Terra Vecchia, che rimane quasi intatto dall’antico medioevo e resta vivo nei suoi vicoli larghi meno di due metri, nelle sue scalinate strette e irregolari, nei suoi scorci mozzafiato ora sulla Majella ora sul quartiere san Pietro ora sul Fiume Verde; è questa la scommessa del futuro, un “borgo a misura di viandante” per entrare con i Borghi Autentici d’Italia, tra le mete di un turismo culturale e ambientale lontano dai flussi metropolitani.
Chi o cosa, secondo lei, ne ha fatto la storia, ne ha plasmato l’identità?
Con la stessa importanza:
Un elemento della natura: l’acqua. È ad essa che Fara ha legato prima la storia benedettina fatta di agricoltura, pastorizia e erbe officinali; poi con il boom di fine Ottocento e meta Novecento (1850-1960/70) dell’industria laniera ed i suoi fiorenti lanifici della tradizionale “coperta abruzzese”, poi ancora (fin dalla fine del secolo 19°) la nascita, la crescita e la definitiva consacrazione mondiale dell’industria alimentare della pasta.
E un elemento dell’universo: l’uomo. Nessuna storia così importante poteva essere scritta senza l’applicazione, l’ingegno e la passione con i quali i faresi da sempre hanno nutrito la loro vita lavorativa, la dedizione all’ambiente, alla loro montagna, alla loro tradizione, alle loro ricette.
Per quale aspetto della sua città va personalmente fiero?
Con il mio paese sono, penso, viaggio, opero all’unisono. Ne sono veramente innamorato, pur essendovi tornato ad abitare all’età di 25 anni; una passione e un amore che mi sono stati trasmessi certamente da mio padre, che di questo paese era fiero, orgoglioso e innamorato più di me, e di Fara era stato sindaco per dieci anni e promotore di straordinarie iniziative imprenditoriali. Una passione così ti viene solo dal sangue.
Sono orgoglioso di Fara (di ogni suo aspetto) e dei faresi. Con loro lavoro, vivo, combatto, discuto ogni giorno, al loro fianco.
Tra progetti da portare a termine e traguardi ambiziosi da perseguire, come vede il futuro della sua città?
Il Monastero di San Martino in Valle con la realizzazione del Parco Archeologico e il lancio di Fara anche come “Borgo della salute e del benessere termale” potranno scrivere una storia socio-economica parallela, alternativa e complementare a quella dei pastifici; insieme saranno il motivo che difenderà Fara San Martino dall’attacco istituzionale, fisiologico e contingente che le piccole comunità “dell’essere” stanno subendo a livello nazionale. Vogliamo dire che noi teniamo al nostro essere e possiamo offrire ben-essere, credo che Fara San Martino è uno di quei comuni che ce la può e ce la vuole fare.
Una domanda che vorrebbe sentirsi rivolgere sulla sua città e la risposta che darebbe.
“Sindaco, ci consiglierebbe di scegliere di vivere nella sua cittadina?”
“Glielo consiglio certamente come si farebbe come un figlio, con tanto affetto e la convinzione che il futuro sta in questi nostri antichi bellissimi borghi della civiltà”.
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