La giornalista di San Chirico Raparo Francesca Gresia intervistata per Comuni-Italiani.it
Chi o cosa ha fatto scattare in lei la scintilla del giornalista?
Sicuramente due forti passioni: la voglia di conoscere e la possibilità di usare le parole per descrivere le cose. Sono sempre stata una persona che tende facilmente alla noia, quindi, dovendo scegliere cosa fare nella mia vita, ho cercato su più fronti qualcosa che mi stimolasse. Quale migliore occasione che quella del giornalista? Una buona commistione tra continua necessità di apprendere cose nuove e la possibilità di usare la penna per raccontare i fatti: un connubio perfetto.
Che ruolo ha avuto San Chirico Raparo nel suo percorso professionale?
Certamente San Chirico è stato l’inizio, i primi articoli e le prime notizie. Mi è servito per comprendere come si può avere una notizia e come elaborarla, ma, nessuno può essere profeta in patria e onestamente credo che la mia relativa crescita professionale sia derivata dall’intero territorio che ho seguito in questi anni.
Attualità. Come vive la sua città l’emergenza sicurezza che attraversa l’intero Paese?
Fortunatamente il territorio in cui vivo non risente minimamente dell’emergenza sicurezza, rari sono gli episodi - ad esempio piccoli furti in appartamenti - che possono generare preoccupazione. Al contrario, credo che si possa uscire tranquillamente senza temere per la propria incolumità fisica e le proprie cose, un vantaggio non indifferente considerati i tempi in cui viviamo.
Petrolio e futuro: come può cambiare il volto di San Chirico Raparo attraverso la nuova risorsa dell’ “oro nero”?
Certamente l’oro nero costituisce una sfida importante per l’intero territorio e per lo stesso San Chirico Raparo. Un piccolo comune che si ritrova a fare i conti con una cifra di due milioni di euro, deve ben ragionare affinché questi fondi siano realmente sfruttati per il benessere.
Ragionare però non significa rinviare, piuttosto sarebbe necessario concretizzare quanto progettato, offrendo la possibilità di lavoro alle ditte che sopravvivono in paese e, d’altra parte, garantire un miglioramento di alcuni aspetti sociali.
Certamente, la vera sfida dell’oro nero sta nella capacità di fare sistema con il circondario e comprendere le potenzialità che il territorio può esprimere se considerato nella sua totalità e nella complementarietà degli elementi che è capace di offrire.
Lo scoop o la notizia legata a San Chirico Raparo la cui pubblicazione ricorda con grande orgoglio.
Ci sono state diverse cose che, in questi anni, ho voluto che acquistassero rilievo, seppure solo per un giorno in una pagina della carta stampata. Credo, però, che il reportage sull’Orfanotrofio Bentivenga, sia quello a cui sono maggiormente legata. In primis gli sforzi e la tenacia per superare stupidi divieti da parte di gente che voleva imporre leggi inesistenti, e poi la possibilità di dare voce a piccole bambine, ormai cresciute, che un tempo sono divenute grandi in una struttura di valore.
Del resto penso che non vi sia maggiore soddisfazione per una giornalista, che sentirsi dire “leggendo le tue parole mi hai fatto commuovere”.
Un titolo e trenta righe per raccontare cosa va e cosa non va della sua città.
“Il potenziale risveglio”
Trent’anni di completa trasformazione per il piccolo comune di San Chirico Raparo. Tante perdite in termini di servizi, tanti nuclei familiari che si sono trasferiti altrove, una popolazione in continuo calo ma anche tanta natura, tanta bellezza e tante prelibatezze culinarie.
E’ così che forse, oggi, si colloca, il piccolo centro montano dell’hinterland potentino, tra l’incudine e il martello. Fiduciosi che ancora tutto non sia finito, si continua a sperare che i pochi giovani restino nel paese e che pian piano si possa innestare un processo di incremento demografico. Eppure spesso, presi dalla mania di stupido protagonismo che mira solo a distruggere anche quel poco di buono che è stato precedentemente realizzato, le classi amministrative dimenticano che il tempo è denaro, ma soprattutto crescita.
In una congiuntura nazionale negativa, le ripercussioni su un piccolo comune sono ancora più pesanti e per combattere sono necessarie tanta forza di volontà e soprattutto voglia di crescere. Voglia di crescere che derivi da una progettualità innovativa, di confronto con realtà che possano insegnare qualcosa e d’altra parte di comunione con un territorio che deve diventare una forza, piuttosto che una debolezza.
Non è più tempo di campanilismi, la crescita può scaturire solo dall’unione di piccoli comuni che alle immense bellezze naturalistiche, all’aria poco inquinata, alla tranquillità, all’ospitalità dei cittadini e alla buona cucina, possano aggiungere servizi in grado di soddisfare le esigenze di un potenziale turista, di un ipotetico imprenditore e anche degli stessi abitanti che hanno voglia di essere parte attiva dello sviluppo regionale. In un angolo del sud Italia dove le pietre pullulano di storia, le parti sociali e gli enti che sono fautori dello sviluppo, non possono permettersi il lusso di perdere ciò che i secoli addietro hanno lasciato. E’ doveroso recuperare le bellezze presenti, diffondere la loro presenza con i diversi mezzi di comunicazione per farle conoscere e apprezzare. I personalismi devono lasciare il campo ad uno sviluppo integrato perché non saranno i meriti che, ognuno pensa di avere, a far crescere il piccolo comune lucano, piuttosto i progressi che si conquisteranno con un lavoro congiunto che vada al di là dell’appartenenza politica, facendo crescere le potenzialità presenti e spesso inespresse.
Tra tecnologia digitale e giornalismo partecipativo (blog etc.), come vede il domani della sua professione? Tutti dietro a una scrivania o sarà ancora importante essere sul posto?
Non è facile prevedere quale potrà essere il futuro del giornalismo, l’accelerazione che Internet e la tecnologia digitale continuano ad imprimere alla professione presuppongono una continua evoluzione. Eppure credo che il cittadino vada ancora alla ricerca di qualcosa che sia altro dal take di agenzia, leggermente modificato per la fretta. Ritengo che il lettore, chieda ancora approfondimenti e dettagli che si possono scoprire solo stando sul posto, vedendo con i propri occhi cosa sia realmente accaduto. Piuttosto il giornalista credo debba chiedersi se non sia il caso di riappropriarsi, in tutto e per tutto, del proprio mestiere, abbandonando logiche di potere e di interessi economici.
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