Contaminazioni di una capitale mineraria

Nei pressi di Rio nell’Elba si ergono rosse alture, le quali hanno segnato il destino del luogo fin dai primordi. L’estrazione dei minerali (ferro e rame come si evince dai colori delle alture) iniziò in tempi remoti, già dall’età del bronzo. Allora qui c’erano dei stanziamenti popolati, successivamente arrivarono gli etruschi a sfruttare le cave per trasportare i materiali fino a Populonia, dove avveniva la lavorazione.

Nella parte settentrionale dell’isola si trovano ovunque tracce di forni fusori e resti delle cotture, a centinaia. Non è raro per chi ha l’occhio allenato distinguerli dal resto dei ruderi antichi: sono pozzi verticali del diametro di circa un metro e mezzo. Tutt’intorno ad essi, schegge di roccia inerte che veniva separata manualmente dal minerale. Al Museo Archeologico del Distretto Minerario di Rio nell’Elba si raccolgono moltissimi ritrovamenti legati alle cave ed alla lavorazione metallurgica. Un’importante studio è documentato in questo museo, che riguarda la documentazione di un vero e proprio stabilimento siderurgico rinvenuto a Rio Marina, assieme alle testimonianze provenienti della Grotta di San Giuseppe dove è stata trovata una necropoli ricchissima tra le più importanti d’Italia e quelli provenienti da un villaggio medievale scoperto presso il Monte Serra.  L’abbondanza di queste testimonianze e la loro varietà rappresenta un indicatore della vitalità del centro che fu notevole fin dall’antichità e di come si sia da subito legato all’estrazione del ferro e del rame.

Il centro della città è la chiesa di San Giacomo e Quirico, difesa da fortificazioni fatte erigere dagli Appiani per difenderla dagli assalti dei pirati, molto frequenti nel quattro-cinquecento; così, sorti per evitare le disastrose incursioni di questi, anche in molte parti della città non è difficile scorgere barbacani a protezione dei palazzi. Una particolarità della cittadina e dei suoi dintorni è che essa è ricca di fonti di acqua potabile; una di queste, la fonte dei Canali si trova in centro ed è così abbondante che alimenta una fontana a cinque cannelle.

Gli etruschi non furono l’unico popolo a lasciare tracce nel territorio elbano, che fu casa per corsi, liguri e maremmani tra gli altri migranti continentali, i quali ne fecero una terra dove avveniva un’instancabile contaminazione culturale. In direzione di Porto Azzurro possiamo trovare una delle tracce che nell’Elba lasciarono gli spagnoli: il santuario della Madonna del Monserrato, che custodisce una statua della Vergine, copia identica di un’altra che si trova in Catalogna.

Il secondo elemento che caratterizza Rio nell’Elba, e non potrebbe essere altrimenti, è la sua bellezza paesaggistica. Le passeggiate più interessanti nei dintorni della cittadina sono due. La strada che passa intorno al Monte Strega, che conduce alla bella spiaggia di Nisporto e Nisportino, molto apprezzate per il clima di quiete che offrono rispetto agli altri versanti dell’isola, ed infine la tortuosa via che tra ginestre e piante mediterranee porta a Cavo (frazione di Rio Marina). Durante il tragitto vedrete i ruderi della torre Giove e di un antico tempio etrusco dedicato a Tinia. Cavo, che si trova anch’esso tra rocce rossastre come Rio, ha un piccolo porto, e ci offre i resti  di una villa romana, detta di Capo Castello, quasi sicuramente coetanea delle Grotte. Piacevole contrappunto dell’antichità è il fatto che le costruzioni più vetuste sono state in molta parte inglobate nelle nuove fatto che regala a Cavo un aspetto molto particolare.

Anche nelle acque del comune di Rio si praticano immersioni e sport d’acqua, ma se volete raggiungere le cave più spettacolari e selvagge dovete armarvi di una piccola imbarcazione e raggiungerle a nuoto o in canoa. Vi aspettano acque limpidissime e spettacolari scogliere a picco animate da una ricca fauna ittica.

(Foto di Roby Ferrari in Licenza Creative Commons)