19 Settembre 2008

Racconto di un viaggio in un mondo fantastico

di Sofia Riccaboni (Blog Genga. Racconti di Viaggio)

Sono tornata dopo tanti anni a visitare le Grotte di Frasassi, grazie a una visita nelle Marche che mi ha dato un attimo di tregua. È una visita che cercavo da anni per verificare se i miei ricordi erano reali o se erano stati in qualche modo modificati dalla fervida memoria di una bambina che leggeva troppi libri.

Grotte di FrasassiRicordo che quando entrai in queste grotte la prima volta rimasi incantata. Ero piccola e restai con il naso in su per minuti, cercando di capire cosa stessi realmente vedendo. La sensazione non è cambiata. Entrare nelle Grotte di Frasassi mi fa sentire ancora oggi come un extraterrestre in visita o forse, meglio, un essere umano su un pianeta alieno.

Spazi immensi e giochi di colori che sembrano non appartenere al nostro mondo, gelosamente custoditi in queste grotte, nel ventre del monte Vallemontagna, aiutano la mia, già vivace fantasia a costruire strane storie.

Già nella prima sala mi faccio sopraffarre da una sensazione di infinito, di immensa grandezza. Non capisco se a togliermi il fiato è la visione di tanta bellezza o la forte umidità, che qui raggiunge anche il 98%, che incide sul mio accenno di asma. L’Abisso Ancona, questo il nome della prima sala visitabile, è talmente grande che potrebbe contenere l’intero Duomo di Milano, ce lo dice la guida con un tono di orgoglio, quasi come se ci stesse mostrando la sua nuova casa. E sempre con orgoglio ci indica quel piccolo buco, in alto sopra le nostre teste, da cui più di 30 anni fa, che a pensarci bene sono quasi 40 ormai, scesero i primi speleologi.

Genga - Grotte di FrasassiAncora oggi, come quando venni la prima volta, provo ad immaginare lo stupore che ebbero nel guardare giù e vedere comparire, dal buio illuminato solamente dalle loro torce, la maestosità di questo posto. Da qui, e per tutto il percorso, il mio sguardo incontra creazioni che sono al limite della concezione umana, che mi lasciano stupita e ammirata di quanto la natura sia in grado di creare se l’uomo non le desse tanta noia. Un susseguirsi di colonne grandi come colossi a cui sono stati dati nomi fantasiosi. Ci sono i Giganti, che raggiungono i 20 metri, e la sala delle Candeline e proseguendo, prima di uscire la Sala dell’Orso. Nomi che rievocano in me un mondo fantastico, come deve essere sembrato a chi lo ha visto per la prima volta, quando ancora nessuno sapeva di questo enorme splendore qui nascosto.

E qui sotto mi sento proprio come in una favola, un mondo fantastico fatto di gallerie, passaggi che collegano le varie sale, pozzi d’acqua e rocce dalle forme stupende e bizzarre. E ritrovo anche, come in ogni favola, il castello delle Streghe, un gruppo di colonne che non ti permettono di capire se salgano dal basso, scendono dall’alto o escono dalla parete. Ho quasi l’impressione che qui sotto tutte le regole della fisica e dello spazio siano state dimenticate.

Rimango un’altra volta, l’ennesima qua sotto, incantata e mi ritrovo a chiedermi se, oltre i 30 chilometri fino ad ora scoperti che fanno di questo complesso uno tra i più grandi d’Europa, ce ne siano ancora di cunicoli inesplorati e grotte nascoste. Dove magari vivono elfi e fate, gnomi e fantastiche creature. Magari in questo momento, in cui io guardo con occhi ancora da bambina stupita questo mondo e non lo riconosco come nostro, ci stanno osservando, chiedendosi a quale strano mondo apparteniamo noi.

(Foto di Ben Francis in Licenza Creative Commons)

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