Sono tornata dopo tanti anni a visitare le Grotte di Frasassi, grazie a una visita nelle Marche che mi ha dato un attimo di tregua. È una visita che cercavo da anni per verificare se i miei ricordi erano reali o se erano stati in qualche modo modificati dalla fervida memoria di una bambina che leggeva troppi libri.
Ricordo che quando entrai in queste grotte la prima volta rimasi incantata. Ero piccola e restai con il naso in su per minuti, cercando di capire cosa stessi realmente vedendo. La sensazione non è cambiata. Entrare nelle Grotte di Frasassi mi fa sentire ancora oggi come un extraterrestre in visita o forse, meglio, un essere umano su un pianeta alieno.
Spazi immensi e giochi di colori che sembrano non appartenere al nostro mondo, gelosamente custoditi in queste grotte, nel ventre del monte Vallemontagna, aiutano la mia, già vivace fantasia a costruire strane storie.
Già nella prima sala mi faccio sopraffarre da una sensazione di infinito, di immensa grandezza. Non capisco se a togliermi il fiato è la visione di tanta bellezza o la forte umidità, che qui raggiunge anche il 98%, che incide sul mio accenno di asma. L’Abisso Ancona, questo il nome della prima sala visitabile, è talmente grande che potrebbe contenere l’intero Duomo di Milano, ce lo dice la guida con un tono di orgoglio, quasi come se ci stesse mostrando la sua nuova casa. E sempre con orgoglio ci indica quel piccolo buco, in alto sopra le nostre teste, da cui più di 30 anni fa, che a pensarci bene sono quasi 40 ormai, scesero i primi speleologi.
Ancora oggi, come quando venni la prima volta, provo ad immaginare lo stupore che ebbero nel guardare giù e vedere comparire, dal buio illuminato solamente dalle loro torce, la maestosità di questo posto. Da qui, e per tutto il percorso, il mio sguardo incontra creazioni che sono al limite della concezione umana, che mi lasciano stupita e ammirata di quanto la natura sia in grado di creare se l’uomo non le desse tanta noia. Un susseguirsi di colonne grandi come colossi a cui sono stati dati nomi fantasiosi. Ci sono i Giganti, che raggiungono i 20 metri, e la sala delle Candeline e proseguendo, prima di uscire la Sala dell’Orso. Nomi che rievocano in me un mondo fantastico, come deve essere sembrato a chi lo ha visto per la prima volta, quando ancora nessuno sapeva di questo enorme splendore qui nascosto.
E qui sotto mi sento proprio come in una favola, un mondo fantastico fatto di gallerie, passaggi che collegano le varie sale, pozzi d’acqua e rocce dalle forme stupende e bizzarre. E ritrovo anche, come in ogni favola, il castello delle Streghe, un gruppo di colonne che non ti permettono di capire se salgano dal basso, scendono dall’alto o escono dalla parete. Ho quasi l’impressione che qui sotto tutte le regole della fisica e dello spazio siano state dimenticate.
Rimango un’altra volta, l’ennesima qua sotto, incantata e mi ritrovo a chiedermi se, oltre i 30 chilometri fino ad ora scoperti che fanno di questo complesso uno tra i più grandi d’Europa, ce ne siano ancora di cunicoli inesplorati e grotte nascoste. Dove magari vivono elfi e fate, gnomi e fantastiche creature. Magari in questo momento, in cui io guardo con occhi ancora da bambina stupita questo mondo e non lo riconosco come nostro, ci stanno osservando, chiedendosi a quale strano mondo apparteniamo noi.
(Foto di Ben Francis in Licenza Creative Commons)
Scrivi un commento
Per inviare un commento devi fare il login.