Una passeggiata a piedi fino alla piazza, ecco come mi sono ritrovata per caso di fronte all’ingresso dell’Abbazia di Polirone a San Benedetto Po. Un pomeriggio stanco, sole, voglia di uscire e camminando mi ritrovo a visitare uno dei paesi più amati da una delle più grandi donne che la storia italiana possa ricordare, Matilde di Canossa. Questo luogo, cercando e ricercando, lo ritrovo solamente scavando nei miei ricordi di studentessa delle scuole superiori, come una semplice citazione, una riga, in un libro di storia. Qui, in questo paese delle provincia di Mantova, Matilde scelse di essere sepolta. Poco importa se ora il sepolcro in alabastro, su cui campeggia uno splendido quadro che la raffigura a cavallo, come la vedeva il pittore Orazio Formati nel 1587, ora sia vuoto e che lei riposi tranquilla dal 1632 in San Pietro a Roma.
In queste terre e in questa città la sua presenza è ancora viva. E non solo per le innumerevoli opere da lei fatte a favore di questi luoghi. La sua memoria è viva e a ricordarla, in ogni momento c’è anche la statua posta sulla facciata del monastero. Con la spada tratta, per chi guarda l’orologio della torre della Chiesa, un gesto che ricorda la sua forte posizione di difesa verso al Chiesa, per chi guarda l’ingresso del monastero, un gesto che ricorda la sua potenza e l’amore con cui ha difeso queste terre.
Arrivando qui scopro con piacere che il complesso dell’Abbazia e del monastero benedettino sono visitabili. Ho così l’occasione di entrare e vedere da vicino quei luoghi dove lei soleva dedicarsi alla contemplazione e alla preghiera. Ammirando le architetture e i mosaici, i tanti dipinti e le statue, posso cercare di immaginare la maestosità di questo luogo, anche nel suo ruolo di centro culturale e artistico. E, seguendo il percorso che ricalca le orme degli antichi pellegrini, posso per un attimo immergermi, come per magia, in un silenzio carico di suggestione, come quello che regala il chiostro di San Simeone.
Ma la visione che ho ritrovato entrando nel refettorio supera qualsiasi mia aspettativa di passare un pomeriggio dedicato all’arte. In fondo a questo luogo, a quattro campate, dove trova posto in questi mesi anche una mostra dedicata a documenti che erano andati persi dopo la soppressione da parte di Napoleone del monastero, una visione unica. Un affresco murale di quasi 100 metri quadrati, recentemente attribuito al grande maestro Correggio. Un’opera immensa che lascia senza fiato.
Lascio questo posto con dispiacere, non prima di aver visitato il magnifico gioiello architettonico che è la basilica abbaziale, ristrutturato nel 1540 da Giulio Romano, erede di Raffaello Sanzio. Una sorta di ricco e bellissimo contenitore per la piccola e originale chiesa romanica del XII secolo, che si trova ora in fondo a questo maestoso complesso.
Un attimo solo, per ricordare come tutte le cose cambiano, ma in fondo quello che passa lascia sempre una piccola traccia indelebile di sé, prima di uscire e tornare al mio noioso pomeriggio di sole.
(Foto di Zavijavah in Licenza Creative Commons)
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