Il Sindaco di Ivano-Fracena Maurizio Pasquazzo intervistato per Comuni-Italiani.it
Come si presenta Ivano-Fracena a chi oggi la vive quotidianamente?
Essendo un paese di media montagna e facendo parte del Comprensorio 3 della Valsugana, con 300 abitanti non si può dire “abbiamo tutto”. Però ad alcuni chilometri troviamo la piscina (presto coperta e riscaldata), ogni genere di impianto sportivo, teatri, cinema oltre che i laghi e gli impianti di risalita.
L’economia è di prevalenza artigianale e terziaria con una bassa percentuale agricola. Il quotidiano viene vissuto nella massima distensione e tranquillità.
Tre validi motivi per visitarla?
Oltre la quiete, un valido motivo per visitarla è il patrimonio artistico: vi si può trovare Castel Ivano – il cui nucleo originario, risalente al 590 d.C., è stato oggetto di successive modifiche fino al rifacimento dopo la Seconda Guerra Mondiale –, la cinquecentesca chiesa di San Vendemmiano – con rifacimenti e ampliamenti del 600 – e i luoghi, come forti e trincee, testimoni del primo grande conflitto mondiale.
Non può essere omesso l’immenso patrimonio naturale: il Monte Lefre, con tutta la sua flora e fauna, e l’oasi faunistica nei dintorni di Castel Ivano.
Chi o cosa, secondo lei, ha plasmato l’identità degli ivanoti?
La laboriosità e l’attaccamento alla terra natia hanno modellato sicuramente l’identità di “Ivanati” e “Frazenati”. Da terra di povertà ed emigrazione è diventata nel giro di pochi anni una realtà solida, bella e relativamente ricca.
Per quale aspetto del suo Comune e della sua gente Maurizio Pasquazzo, da cittadino prima ancora che da sindaco, va fiero?
Vado fiero di essere nato e vissuto in questa terra, di essere figlio di genitori anch’essi vissuti qui e di tutta la solidarietà che la popolazione dimostra in varie circostanze.
Tra progetti da portare a termine e traguardi ambiziosi da perseguire, come vede il futuro di Ivano-Fracena?
Vedo un po’ in “chiaro-scuro” il futuro di questa comunità. Voglio dire che, per far funzionare bene sia la macchina amministrativa che la comunità, c’è l’evidente necessità di fondi. Nel nostro caso i fondi provengono dall’Ente provinciale, che, grazie alla larga autonomia, li amministra bene, però… non so se dura.
Una domanda che per lei è d’obbligo rivolgere su Ivano-Fracena e la risposta che darebbe.
La domanda che spesso mi rivolgo è: “Ha senso e può durare l’esistenza di una comunità così piccola?”
Se penso al lavoro e a tutto ciò che hanno fatto i nostri avi per tenere in piedi questo comune in periodi “magri”, adesso, con un’economia diversa e con organizzazioni istituzionali molto complesse e sinergiche, la mia risposta è: “Sì”.
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