Palombara Sabina si trova in provincia di Roma e non può non attirare l’attenzione per chi arriva. Ci si trova infatti davanti a un grande borgo, o una piccola cittadina, arroccata intorno al Castello Savelli Torlonia, nel punto più alto del piccolo promontorio su cui sorge. A vederla dall’alto sembra una chiocciola, con le sue strade che si arrampicano in modo circolare, arrivando con delle spirali a collegare le mura del Castello alle nuove e più grandi vie di comunicazione.
Camminare per il cento storico di Palombara è come immergersi per un pochino nell’antica atmosfera medievale, viette strette e architetture che sono rimaste pressoché intatte. Difficile vedere della auto qua, a parte le difficoltà di passaggio, darebbero veramente la sensazione di essere fuori posto. Ma il motivo per cui ci troviamo a Palombara Sabina, non è solo la bellezza del suo centro storico. Camminando per una quindicina di minuti verso Moricone e percorrendo una stradina che da asfaltata diventa presto sterrata e che sale con qualche tornante regalandoci qualche favoloso scorcio della città che abbiamo lasciato dietro di noi, si arriva a Castiglione. Il paese fantasma, la città misteriosa.
Cosi ce lo avevano descritto i nostri amici quando ce ne hanno parlato la prima volta. E cosi ci sembra quando arriviamo vicino ai resti delle possenti mura che circondavano nella seconda metà del XIII secolo l’antico castello. C’è silenzio qua su, non si sentono le auto, solo il rumore, se cosi lo possiamo definire, della natura che ormai ha preso il posto degli antichi abitanti, tra queste stupefacenti rovine.
Le antiche opere architettoniche sono ancora in parte visibili ed è cosi che possiamo ammirare e toccare la famosa e ineguagliabile capacità romana nel costruire i terrazzamenti e le mura poligonali. Anche alcune parti dell’antico abitato sono ancora visibili. Camminiamo tra le rovine, dove ora ci sono meli selvatici, pungitopo e, ogni tanto, qualche ciclamino.
Riusciamo a riconoscere il profilo di alcuni edifici oltre a vari pezzi delle cinte di fortificazione che sembrano non essere servite a tenere fuori la vegetazione, come non riuscirono ad evitare l’abbandono del castello nel lontano 1427. La sensazione di mistero che circonda questo luogo la troviamo anche nelle motivazioni del suo abbandono. Alcuni dicono che fu per via di alcuni cedimenti strutturali, altri a causa di epidemie che in quegli anni sterminarono gli abitanti e i pochi sopravvissuti fuggirono. É un luogo che vuole rimanere chiuso e misterioso, e per farlo sta permettendo alle piante e ai fiori di ricoprirlo, poco a poco. Ogni anno si nota qualcosa di meno, perché la vegetazione ha coperto qualche parte di mura o delle vecchie case.
Ripercorriamo la strada che ci ha portato qui, per andarcene da questo posto, che lascia un senso di pace, sarà per il silenzio. Ci saluta uno sparviero, fermo a guardarci appoggiato su un pezzo di mura, quasi a fare da guardiano a quel che rimane della sua città.
(Foto di Hengist Decius in Licenza Creative Commons)
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