7 Novembre 2008

L’Arte della pipa a Brebbia

di Marina Greco (Blog Brebbia. Interviste Musei)

Luciano Buzzi, direttore del Museo della Pipa di Brebbia, intervistato dalla redazione di Comuni-Italiani.it:

Da collezione privata a museo?
L’idea di realizzare un museo è nata nel 1976 per il piacere di rendere pubblica una collezione privata di pipe e di oggetti e scritti correlati realizzata dal fondatore della Pipe Brebbia Srl. Raccoglie pipe antiche rare e di uso comune provenienti da tutto il mondo.
Visitare il museo significa ripercorrere la storia della pipa e la sua evoluzione nel tempo e conoscere gli sviluppi del design nei diversi periodi storici.
Il museo si è arricchito recentemente della collezione di pipe di Gianni Brera (di proprietà della Provincia di Varese) e della raccolta Schuchardt
È inoltre disponibile un centro di documentazione con pubblicazioni, libri e riviste datate a partire dagli anni cinquanta del Novecento.

Pezzi da collezione italiani e stranieri?
Si, il museo custodisce anche pezzi stranieri, come la collezione di pipe Schuchardt, di altissimo livello sia per lo stato di conservazione che per la rarità dei pezzi esposti, già famosa alla fine dell’Ottocento, e che attira particolarmente gli ospiti per l’originalità delle pipe. E’ da definirsi unica al mondo.
Abbiamo anche una collezione di pipe in schiuma Viennesi dell’Ottocento, bellissime, molto particolari ed originali.

La pipa è perlopiù usata da persone adulte, come si rivolge il museo ai giovani e qual è la sua valenza didattica?
Il nostro museo ha permesso già a due studenti di laurearsi presentando una tesi sul nostro museo.
Il lavoro più arduo è la classificazione perché se è vero che la pipa è stata considerata per decenni un oggetto di uso comune, molto legato per forme, dimensioni, decorazioni e quant’altro alle tradizioni popolari dei luoghi, queste non essendo mai state oggetto di studio approfondito e mirato si sono perse poco alla volta sino all’oblio totale con l’avvento della sigaretta a basso costo perché realizzata a macchina in grande serie.
Sotto l’aspetto didattico, considerando i vari materiali e relative tecniche di realizzazione delle pipe nei secoli, nonché l’aspetto filologico, artistico, popolare, l’evoluzione della pipa, lo studio degli stilemi, e tante altri spunti sono veramente inesauribili.

Come prende parte il museo alla vita cittadina? Ci sono rassegne prestigiose ed appuntamenti da non perdere?
Attualmente stiamo realizzando il restauro della collezione Torchio appena acquisita (dodici pezzi) e della collezione Malaguti (sedici pezzi) .
Malaguti è un artigiano orafo e scultore che si è prestato per una sua esperienza di crescita personale al mondo della pipa con pezzi inediti e  unici nel suo genere impreziositi con pietre dure e lavorazioni in fusione d’argento con stilemi totalmente differenti da quelli conosciuti e accettati dai puristi della pipa.
E’ nostra intenzione effettuare una presentazione ufficiale appena avremo terminato i lavori di restauro e di collocazione nel museo, ne verrà data comunicazione sul nostro sito,  nell’area appositamente dedicata “Novità dal museo”.
Non siamo nuovi a queste esperienze di sostegno e di promozione anche di artigiani provenienti da altre esperienze artistiche purché si parli di pipe e si abbia qualcosa di nuovo da proporre!
Esponiamo infatti pipe, sculture, disegni e studi di realizzazione di sculture a soggetto pipario, di Baj, Mo, Pomodoro, Feriani, Lucchina, Burger, Bennati (solo per citare i più noti), oltre che di produttori e artigiani contemporanei.

Quindi, un prodotto “di nicchia”, come la pipa, assolve un importante ruolo sociale e culturale, nell’ambito territoriale?
Sicuramente è utile dal punto di vista dell’archeologia industriale anche se oggi è più difficile comprenderne la portata perché la pipa è ora un hobby esoterico destinato ad una sparuta élite.
A cavallo delle due guerre mondiali quando la pipa veniva usata dalla pressoché totalità degli adulti maschi ed era il mezzo più economico per fumare, dava lavoro a circa tremila addetti nella provincia di Varese.
Era anche oggetto di esportazione, l’unico della provincia assieme alla produzione del tessuto Olona, il  famoso canvas grezzo di uso agricolo, ma la pipa era l’unica ad essere prodotta con materiali autoctoni (radica di erica e bocchini in corno nazionale).
Grazie alla pipa ed al tessuto Olona nacque l’imprenditorialità varesina e la sua vocazione all’esportazione nonché alla successiva specializzazione con produzioni particolari e di nicchia.

Quali sono i servizi che offrite ai visitatori?
Visite guidate; merchandising museale, pubblicazioni, eventi, meeting; scambi culturali e relazioni di scambio con altri musei della pipa; prestiti di opere ad esposizioni e convegni.

Il museo nel futuro…
Il museo è sempre in evoluzione con nuove acquisizioni. Molto più grande e spero ancora più interessante!

Riferimenti:
Museo della Pipa - Pipe Brebbia S.r.l.
Via Piave 21, 21020 Brebbia
Telefono: 0332-770286; Fax: 0332-770265; Cell: 335-6090210
Indirizzo email: info@brebbiapipe
Sito Web: www.brebbiapipe.it

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