8 Novembre 2008

Camminare dove un tempo non c’era più nulla e ritrovarsi nel medioevo

di Sofia Riccaboni (Blog Venzone. Alla Scoperta della nostra Italia)

Passeggiando per le vie di Venzone non si può immaginare la tragedia che iniziò qui, 32 anni fa. Questo splendido paese fu raso al suolo da due scosse di terremoto. La prima nel maggio del 1976 e la seconda nel settembre dello stesso anno, portò danni enormi in un borgo che era un gioiello medievale. Ma nessuno si demoralizzò e cominciarono a ricostruire, in un modo certosino, degno dei migliori ricercatori. Utilizzarono infatti un metodo di catalogazione che ha permesso di ricostruire quasi tutto quello che andò distrutto con i materiali originali.

E quello che vediamo oggi è un risultato strepitoso. Si, si vedono le differenze tra i materiali del 1300 e quelli moderni, ma nel complesso Venzone conserva la sua atmosfera medievale e ci si aspetta sempre che da qualche uscio esca una gentil dama in abito elegante pronta per andare a prendere la carrozza e recarsi in qualche località di mare. Entrando nel centro storico si possono cosi ancora ammirare, esattamente come 32 anni fa, bifore gotiche, ballatoi con parapetti elegantemente lavorati in ferro battuto, palazzi signorili con stupende porte trecentesche.

Piazza Municipio con vista del Monte Simeone

Piazza Municipio con vista del Monte Simeone

Uno spettacolo che lascia in dubbio sul reale trascorrere del tempo, sino alla loggia del palazzo Comunale, dove una serie di pannelli fotografici ci riportano inesorabilmente alla realtà. Foto che raccontano la distruzione del terremoto, la rovina del paese, ma anche la forza e il coraggio di una popolazione che non si è arresa e ha ricostruito tutto, esattamente come era prima della tragedia. Palazzo Radiussi è la prova più vicina di questo lavoro enorme. Con la sua facciata, tipica veneziana, decorata da una trifora con archetti trilobati. Ne vanno fieri e guardano con speranza a quelli che sono i resti della chiesa di San Giovanni Battista, ancora ferita dal dramma e in attesa di essere recuperata. Sulla stessa piazza, molto più che i pannelli con le foto, parlano queste due realtà. Il palazzo ricostruito e la chiesa, ancora a terra, che attende di essere raccolta.

Duomo di Venzone

Duomo di Venzone

Il Duomo ci mostra di quanto sono capaci e sapienti le mani che si sono occupate di ridare a Venzone il suo volto. Dedicato a Sant’Andrea, pur ricostruito totalmente, porta infatti le cicatrici dell’ormai lontano 1976. Lamine in piombo che aiutano a sostenere la parte originale e ad unirla con quella ricostruita. Ma questo non ha permesso di vanificare l’opera di costruzione di tanti anni di fatica. Restano ancora visibili infatti anche le pietre lavorate a mano, rimesse al loro posto da persone che hanno voluto mantenere le loro origini anche dopo la tragedia.

Venzone, così come diversi altri paesi dell’alto friulano sono riusciti a dimostrare come l’uomo possa salvare la propria identità anche quando tutto sembra essere contro. L’atmosfera che si respira camminando per le vie del paese è la stessa che c’era nel 1976, quando ci camminavano i miei genitori. Pare un angolo di serenità che il mondo odierno, frenetico e veloce, ha risparmiato. Saranno forse state le mura, solida costruzione datata 1258, a evitare che qui entrasse la disoccupazione e l’insidia della frenesia, ricacciate indietro dal grande torrione difensivo a Porta San Genesio, l’ingresso da est della città.

(Foto di Luukas e di Sebi1, in Pubblico Dominio)

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