Vailate è un grazioso paesino della pianura Padana, in provincia di Cremona. Da tempo vive un lento e inesorabile cambiamento linguistico: il dialetto locale sta cedendo il passo in una una società sempre più multietnica.
Osvaldo Rossoni, nativo di questi luoghi, ha presentato proprio qui il suo primo romanzo e racconta i suoi personali ricordi e le particolari sensazioni legate al territorio.
Com’era vivere in un paesino piccolo come Vailate?
Il piccolo paese, rispetto alla città, è un po’ come un negozio di prodotti tipici e artigianali nei confronti di un ipermercato. E la particolarità lo contraddistingue: ogni luogo ha una propria storia e questa da un’impronta singolare anche alla comunità che lo anima.
La mia vita è sempre stata piena di queste particolarità: il dialetto, simile ma differente a quello dei paesi vicini; la gente, spesso identificata con soprannomi incredibili; la campagna che lo circonda; e via via le sagre, le feste di paese. E’ in compagnia di tutte queste sicurezze che io sono cresciuto: pochi divertimenti - se non l’oratorio, il cinema, il pallone - e tanta umanità.
Se dovesse visitare il paese con qualcuno che non lo conosce, dove andrebbe?
In passato mi è capitato davvero di dover fare da guida ad alcuni amici, in particolare a un mio compagno che era venuto da Lodi, per me la grande città.
All’inizio ero abbastanza imbarazzato: Vailate non ha monumenti particolari e nemmeno palazzi o castelli da visitare. Tutti i miei dubbi però svanirono appena entrammo nel mio abituale bar. Il mio amico fu subito investito dalle battute benevoli dei frequentatori del locale e, in pochissimo tempo, si ritrovò seduto con degli sconosciuti a giocare a carte, a biliardino, a ridere e a discutere con loro del più e del meno, come se li conoscesse da sempre.
Da allora ho sempre pensato che quello sarebbe stato il posto ideale dove portare una persona che vuole conoscere Vailate: in mezzo alla gente che ancora conosco e che frequento.
Una bella merenda in loro compagnia accompagnata da un bel salame nostrano, anche se è sempre più difficile trovarne, una bottiglia di vino rosso e le loro chiacchiere sarebbero senz’altro un ricordo indelebile.
Dopo il bar e la merenda?
Lo porterei a fare un giro in campagna, tra i fontanili, per ammirare l’acqua che sgorga come per incanto dalla terra. Nonostante la vicinanza con numerose città, la campagna circostante è ancora molto bella, ricca di vegetazione e popolata da numerosi animali. Soprattutto, è ancora un luogo di pace in cui immergersi per ritrovare un po’ di serenità mentale. Sono aspetti molto semplici, poca cosa rispetto ai vanti di molte altre città, ma nel mondo di oggi in cui regna il dio “immagine”, un’esperienza fatta di sole emozioni credo che lasci un grande ricordo.
Quale è il posto che più le apparteneva?
Sono molti i posti che sento miei a Vailate, ma dovendo fare una scelta è senz’altro l’oratorio.
Io abitavo nel centro del paese; la mia casa dava sulla piazza dove questo ha ancora sede. Per il fatto di avere i genitori sempre impegnati con il lavoro - erano due artigiani - e che nei tempi della mia infanzia, e poi adolescenza, la scuola non era certamente impegnativa come oggi, trascorrevo la maggior parte del tempo appunto all’oratorio. Lì ho giocato, ho stretto amicizie che durano ancora oggi, ho affrontato i primi problemi della vita discutendone con gli altri tra una partita di pallone e l’altra.
Adesso lo frequento assieme alla compagnia teatrale di cui faccio parte e, ogni volta che varco il portone d’ingresso, la mia mente si riempie di mille ricordi e per lunghi attimi torno bambino e respiro una boccata di nostalgia per le cose più belle che ho vissuto proprio lì.
E’ cambiato molto il paese negli anni?
Io non abito a Vailate da molto tempo, ma forti sono i legami con le persone che sono durate per sempre. Come sento spesso raccontare da loro, i problemi di Vailate sono gli stessi che assillano un po’ tutta l’Italia. L’immigrazione è uno dei problemi che sentono in modo maggiore perché la coabitazione forzata di famiglie con culture e tradizioni tanto diverse porta obbligatoriamente a grossi problemi di convivenza.
Poi c’è l’emergenza giovanile: il nuovo modello di società, tanto lontano da quel modo semplice di vivere la vita che caratterizzava i loro genitori, influisce in maniera alquanto pesante sul loro comportamento.
Mi capita a volte di parlare con loro e il mio cuore si rallegra quando trovo ancora qualcuno che parla in dialetto; non è stupida nostalgia - non voglio negare quanto di buono è arrivato con il progresso - ma è semplicemente piacere di non veder sparire quell’unicità dialettale che da ragazzo mi faceva essere orgoglioso di abitare qui.
Il suo primo romanzo è ambientato in Toscana, a Siena. Perché?
“L’ultimo volo dell’angelo” è stato scritto a quattro mani con Nadia Vittori, una carissima amica con la quale ho condiviso anche l’esperienza teatrale. Lei ha già all’attivo diverse pubblicazioni, tutte per ragazzi e ambientate in diversi periodi della storia. Nelle ricerche per scrivere uno di questi romanzi, si è imbattuta nell’Ospedale di Santa Maria della Scala a Siena, città di cui si è subito innamorata. Da qui le è nata l’idea di ambientare il romanzo lì e mi ha proposto di collaborare alla stesura di una storia. Il mio amore per la città e per l’edificio in cui è ambientato è venuto solo dopo.
(Foto di Leonardo Bellotti)
5 commenti a “I segreti di un paese di campagna”
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Buongiorno,
scrivo questo commento con il massimo rispetto per le emozioni personali espresse dal sig. Osvaldo, che conosco di persona, ma vorrei porvi un altro punto di vista su Vailate.
Vivo qui da due anni, e il primo problema che ho dovuto affrontare è proprio l’integrazione, nel senso che non c’è nessuna integrazione per chi viene da fuori, a meno che non ci si rivolga all’ambiente dell’oratorio.
Io sono di origini siciliane, pur essendo nato e cresciuto a Milano, ed il sentimento diffuso in Vailate è un razzismo di fondo, basato principalmente sul pregiudizio.
Non è vero che al bar tutti ti sorridono. Quando entri in un bar, e sei nuovo, la gente smette di parlare e ti guarda, in silenzio; se accenni ad una qualche frase di cortesia, la gente non ti risponde, abbassa lo sguardo, fa finta che tu non esista.
Frequento i bar di Vailate, tutti i bar di Vailate, per bere semplicemente il caffè, e per provare a chiaccherare con qualcuno.
Non è facile. In base al bar che frequenti vieni giudicato.
Quando mi è capitato di spiegare al nostro Sindaco che il problema a Vailate è il razzismo, egli mi rispose che “è un problema che c’è dal tempo degli egiziani”.
I disabili a Vailate non hanno diritto a girare liberamente, perchè l’intero paese è una barriera architettonica; battendomi per queste cose mi sono sentito dire “cosa vuoi farci, i disabili sono la minoranza!”.
Uscendo da un bar, mentre aiutavo una mia amica disabile, non sono riuscito a tenere la porta che le è sbattuta addosso.. beh, erano tutti lì fermi a guardare, e nessuno ci ha aiutati a tenere la porta aperta.
Una ex prostituta si è vista negare il diritto di leggere il vangelo una domenica, a messa.
Il mio vicino di casa è portoghese ma vive a vailate da 9 anni. IN 9 ANNI NESSUNO GLI HA MAI PARLATO, perchè ha avuto problemi con l’alcool.
Potrei andare avanti, ma credo di aver reso chiaro lo stato di umanità che circola a Vailate.
Grazie dell’attenzione.
Mi dispiace molto Roberto di scoprire tanta amarezza e rassegnazione nelle sue parole… mi ha colpito soprattutto emotivamente e volevo esprimerle solidarietà. Spero che qualcuno del luogo legga presto questo suo commento e possa dar vita ad un movimento di opinione diverso da quello attuale! Cordialmente, pp
Grazie sig. Perna, spero con tutto il cuore di aver trasmesso la mia assoluta buona fede. Ritengo di avere un livello di cultura accettabile, parlo bene, sono educato, ho fatto tante esperienze se pur molto giovane (ho 31 anni), e le assicuro che le difficoltà di cui le parlavo prima sono oggettive. Difficoltà palesatemi perfino da alcuni vailatesi, che si sono trovati fuori da tutto solo per aver avuto un figlio con problemi di droga.
Ho deciso di candidarmi come Sindaco di Vailate (non Le dico per quale partito perchè non ritengo sia questo il contesto adatto), consapevole di dover affrontare l’ostacolo più grosso di tutti: il razzismo.
E’ tutto così incredibile; i piani di discussione e confronto sarebbero così tanti.. internet, gli sprechi dell’amministrazione, le nuove proposte, la natura, l’energia… eppure tutto si riduce al “sei meridionale”.
Io amo così tanto le varie culture italiane, davvero: Milano, Genova, Roma, Ancona, Napoli, Lecce, Venezia, Trapani.. tutte realtà fantastiche che ho conosciuto, cariche di tradizioni emozionanti.
Che senso ha escludere un uomo dalla vita pubblica solo perchè di un altro paese? Che senso ha escludere una donna per il suo passato?
Una mia collega è di vailate, si dichiara cristiana, e poi dice che il neo presidente Obama è un “negro”.
Io non sono praticante ne’ cattolico, ma leggo spessissimo il nuovo vangelo, e ne conosco diversi passi: non esiste un solo momento in cui Gesù faccia delle discriminazioni razziali, o politiche.
L’estate del 2007, quando arrivai a Vailate, ricordo di aver girato tutto il paese con una macchina fotografica in mano, perchè ammiravo tantissimo la natura “antica” di quel paese.
Mi piacerebbe che Vailate ricambiasse la mia stessa stima ma, forse, inseguo una chimera.
Allora in bocca al lupo per i suoi progetti!
Grazie sig.ra Paola, risponderei “crepi il lupo” ma.. i lupi mi piacciono troppo :)))