Quando la mia collega universitaria Anna rientrava dai suoi week end trascorsi a casa, nel suo paese di origine Bisacquino, per immergersi di nuovo nella vita caotica palermitana, capivo che in lei scattava un qualcosa che le faceva rimpiangere quel luogo.
Non comprendendo la sua asfissia per una grande città come Palermo, mi chiedevo da dove mai potesse venire, fin quando non ricevetti l’invito a trascorrere un “fine settimana da fuori sede” proprio in quella misteriosa città.
Preso il pullman dalla stazione centrale, arrivammo a destinazione dopo un’ora di viaggio e, finalmente, ecco la famosa Bisacquino di Anna!
Immersa in mezzo a un’infinita vallata, illuminata dalle luci della sera, sembrava essere un grande presepe posto ai piedi del monte Trione. Un paese semplice e tranquillo, di stampo prettamente contadino.
Durante il percorso per arrivare a casa della mia amica, nella via principale del paese, incontrammo tante persone, tutte amiche; un continuo viavai di passanti scandito da tanti saluti e baci.
Ebbi quasi l’impressione di essere in compagnia del sindaco, ma Anna mi spiegò che da loro è una cosa normale; per me era, invece, impensabile vedere tanti amici e parenti nel raggio di un chilometro, senza aver fissato prima un appuntamento. Continuando, anche l’arrivo a casa della mia amica non smise di stupirmi.
Trovammo, infatti, la famiglia tutta riunita per il ritorno della figlia che, a ben pensare, avevano visto cinque giorni prima, e una tavola imbandita da fare invidia a un banchetto di nozze.
Durante la cena mi offrirono deliziose pietanze, tra le quali la tipica pizzaiola al forno: un piatto a base di carne, formaggio, pomodoro e origano cotti al forno.
La serata procedette in allegria con il capofamiglia che iniziò a raccontarmi della vita e degli eventi bisacquinesi. Due particolarmente sentiti: la festa del 3 Maggio e il Carnevale.
La prima è la celebrazione del santo patrono della città, il Santissimo Crocifisso, che in tale data viene fatto sfilare in processione per le vie del paese all’interno della vara, la statua adornata di fiori portata a braccio dai fedeli.
Il Carnevale, mi raccontò invece, che è la festa dei carusi, cioè dei ragazzi. Il personaggio allegorico tipico è u Zuppiddu, un contadino con coppola e bastone che tiene in mano un uovo e un grillo, simboli dei doni della natura e della saggezza contadina.
Il sabato seguente fu dedicato al tour in paese che si presentò molto suggestivo con le sue piccole stradine ricoperte da ciottoli: quasi un labirinto che si dirama tra case, vicoli e cortili sormontati da piccoli archi.
Notai con interesse la devozione degli abitanti; in ogni casa, infatti, c’era una piccola edicola votiva con raffigurazioni sacre, adornate di fiori e lumini.
Anche la casa di Anna ne aveva una e lei stessa mi spiegò che i più devoti, soprattutto gli anziani, passeggiando, si fanno continuamente il segno della croce… praticamente ad ogni passo.
Tra varie case dalle persiane socchiuse ve ne erano, invece, molte con le porte spalancate: erano le antiche botteghe di lavorazione del ferro, di ricamo e del cuoio, dove è possibile ammirare ancora oggi gli artigiani all’opera.
Giunte nelle vicinanze della Chiesa Madre, orgoglio architettonico di Bisacquino, fu impossibile non entrare ad ammirare le sue bellezze. Ricca e maestosa, in pieno stile settecentesco, l’interno è sviluppato in tre navate, con pianta a croce latina, ricco di sculture e affreschi risalenti al settecento.
Ma è la facciata esterna il vero capolavoro che ne rivela la maestosità, arricchita da un campanile in stile barocco, da una cupola e dalla torre con l’orologio più recente, dedicate a San Giovanni.
La domenica mattina, prima della partenza per Palermo, il padre della mia amica mi regalò un ultimo giro, stavolta in macchina, nei dintorni del paese.
Percorremmo le vie di campagna finché non arrivammo alle falde del Monte Triolo, dove è possibile ammirare il dirupo sul quale si trova il Santuario della Madonna del Balzo, meta di pellegrinaggi religiosi da tutta la Sicilia.
Poco dopo partimmo e ci lasciammo Bisacquino alle spalle, con i suoi monti, le vallate, i vigneti.
Nel procedere del viaggio, Anna ritornò a essere triste… Nei pressi di Palermo, quando iniziai a scorgere il mare all’orizzonte, iniziai io a sentirmi di nuovo a casa.
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