18 Dicembre 2008

Il paese dove gli asini volano

di Marcello Di Sarno (Blog Castelsilano. Interviste Sindaci)

Il Sindaco di Castelsilano Ernesto Scola intervistato per Comuni-Italiani.it

Natale a Castelsilano: il rito delle focare.
E’ un rito che coinvolge tutta la comunità e ha il suo momento centrale la notte del 24 dicembre: in questo giorno in ogni rione viene innalzato un grande falò con la legna raccolta dai ragazzi durante il periodo autunnale. Ha in sé una forte valenza simbolica, in quanto s’intende con il falò riscaldare il bambinello che nasce e nel contempo rinnovare la fede cristiana che da sempre permea la popolazione locale.
La focara più importante è quella di piazza Giuseppe Rotondo (un benefattore che fece fortuna in Argentina), cuore della città su cui affaccia la Chiesa di Santa Maria Immacolata. Qui la gente, dopo la messa, si raduna davanti al fuoco per raccontarsi la vita.

Ernesto Scola

Un momento di aggregazione che va oltre la ricorrenza natalizia.
Chi è nato qui non potrebbe mai pensare di passare la notte in un altro posto, compreso chi è emigrato per lavoro: puoi star via un’intera vita, ma quella notte anche soltanto per mezz’ora senti il bisogno di esserci. Un attaccamento che traduce la volontà di riappropriarsi delle proprie origini e tradizioni, che sono tutt’uno con il grande sentimento religioso che anima la comunità.
Ricordo che quand’ero ragazzo, il 24 mattina i miei genitori scendevano a Crotone a fare spese per il cenone. Io invece non potevo muovermi da casa, perché dovevo ricacciare dal ripostiglio tutta la legna ammassata precedentemente e portarla in piazza. Da sindaco cerco di tenere in vita quest’usanza, perché con lo spopolamento che ci ha interessato negli ultimi anni sono sempre meno i giovani che vanno in giro a raccattare la legna.
Quest’anno il messaggio di coesione di sociale legato alla focara assume una connotazione diversa. Inaugureremo un centro per anziani, per far sentire queste persone meno sole in queste occasioni e non solo.

L’altra manifestazione identitaria è il Palio degli asini. Da dove nasce l’idea?
Nell’area della presila e della Sila c’è un’antichissima tradizione che si ricollega ai festeggiamenti per il santo patrono, durante i quali si organizzavano delle corse tra i migliori esemplari.
Da noi si tiene da 11 anni e, non è per fare sfoggio, il merito è del sottoscritto che ne ha fatto una festa di popolo. E i numeri dell’ultima edizione mi danno ragione: 7-8.000 visitatori. Ormai sono in molti a riconoscerci come “il paese dove gli asini volano”. La gara si svolge su un ex campo sportivo, un catino naturale che offre un’ampia gradinata agli spettatori.
Ma non c’è solo folklore in questa manifestazione. C’è dietro una politica di tutela e di valorizzazione. Da un lato infatti si sottrae al rischio di estinzione un animale che oggi non tutti conoscono, specialmente i bambini che hanno dimostrato in questi anni grande simpatia per lo stesso. Dall’altro, insieme alla camera di commercio, abbiamo dato avvio a un’azione di valorizzazione, sostenendo la nascita di allevamenti e di stalle in cui viene prodotto il latte d’asino, utilizzato, per le sue proprietà probiotiche, in sostituzione di quello materno.
Il tutto porta a una considerevole ricaduta economica per il territorio. Anche se non riusciamo a ottenere molto per via delle annose carenze finanziarie.

Carenza di fondi?
Il fatto è che per combattere la fuga “intellettuale” – cioè di giovani laureati – e per rilanciare l’attività turistica i fondi messi a disposizione dallo Stato risultano pressoché insufficienti.
Bisogna investire di più sui comuni, responsabilizzandoli di più e tagliando magari enti inutili come le Province. Sono i comuni ad essere più vicini al territorio.
Invece sia da destra che da sinistra si tagliano i fondi soltanto ai piccoli comuni, andando a colpire servizi fondamentali come la scuola.
Grazie a dio c’è una vecchia legge che impedisce di sopprimere le scuole in paesi montani. La nostra scuola – che raccoglie materna, elementare e media – è un gioiello: ha una biblioteca e mediateca interna e, all’esterno, un campo di calcetto con l’illuminazione notturna.
Con tutti i limiti di spesa che abbiamo si riescono ad assicurare altri servizi fondamentali. Una lunga battaglia ci ha permesso di avere l’adsl. Non manca mai l’acqua, aspetto tutt’altro che irrilevante nella cornice silana.
Tuttavia resta indispensabile attrarre nuovi imprenditori disposti a investire su Castelsilano, perché il Comune non può sostituirsi a tutti.

Il turismo è il settore su cui puntare per rilanciarsi. In che modo?
Ci stiamo aprendo al turismo anglosassone, che pian piano sta conquistando queste zone, grazie alla nostra partecipazione nel Comitato per il Parco Letterario “Old Calabria”. Il nome del parco riprende il titolo del famoso diario di viaggio dello scrittore Norman Douglas, scelto per rappresentare le bellezze della nostra zona.
Un’iniziativa che offre al visitatore la possibilità di ripercorrere i luoghi del Grand Tour, un tempo meta di artisti, scrittori e intellettuali.
Una vetrina prestigiosa per il nostro paesaggio che oltre alle suggestive grotte carsiche, offre numerosi punti panoramici; non a caso Castelsilano è nota come la terrazza della provincia di Crotone, perché si arriva con lo sguardo dalla provincia di Cosenza fino a quella di Catanzaro. Non va dimenticato che siamo a 20 minuti dalle piste sciistiche di Camigliatello e a 20 minuti dalle spiagge di Crotone e Strongoli.
Dal punto vista delle infrastrutture intendiamo puntare sul cospicuo patrimonio di seconde case inutilizzate, per colmare l’assenza di strutture ricettive.

Castelsilano e la cultura.
Sono due le istituzioni culturali più importanti.
Una, lanciata da poco, è il museo postale di storia calabrese che si avvale della competenza di don Franco De Simone, nostro parroco ed esperto nazionale per quanto riguarda la storia postale in generale. Possiede dei pezzi rari che noi abbiamo riprodotto in una veste grafica di alta qualità ed esposti in un immobile ristrutturato: 40 pannelli che riproducono momenti significativi di circa 250 anni di storia calabrese, attraverso annulli meccanici, francobolli, cartoline.
Pezzi rari come quelli del periodo di “Napoli capitale” fino ad arrivare ai giorni nostri con i francobolli dedicati a Gianni Versace. La vera attrazione è don Ciccio – lo chiamiamo così affettuosamente – con la sua sconfinata memoria storica, tanto che si perderebbero ore ad ascoltarlo.
Altro vanto del sistema culturale è il museo della cultura contadina. Lungi dall’essere il tradizionale spazio riempito con aratri e attrezzi vari, si presenta come museo all’aperto attraverso 10 murales che riproducono, in chiave poetica, altrettanti momenti della quotidianità contadina. Le opere sono di Francesco Candido, artista castelsilanese che oggi vive a Parigi.
Cultura a mio modo di vedere è anche sensibilità verso categorie più deboli, cui è destinato il centro di rieducazione di Villa Daino. Un progetto seguito con l’Unione italiana ciechi, che ha visto l’abbattimento di tutte le barriere architettoniche attraverso indicazioni in braille, un percorso degli odori, etc.

Cultura è anche la tradizione delle coperte castelsilanesi.
Certamente. Si tratta di coperte lavorate al telaio o a mano, per le quali veniva utilizzata, tra le altre, la fibra tessile ricavata dalla ginestra.
Non c’era famiglia, in passato, che non avesse un telaio in casa. Oggi questa tradizione è perpetuata da qualche signora e riservata a una piccola vendita al dettaglio.
Si è provato rilanciarla sotto forma di grande realtà imprenditoriale, con la creazione di una cooperativa di sole donne, dal nome Silvae in latere – cioè “a lato della selva”, com’è riportato sullo stemma comunale – , utilizzando i fondi europei 2000-2006. Non si è riusciti però a mettere d’accordo i componenti della cooperativa e il progetto è saltato.

Castelsilano e l’affaire Ustica: il suo ricordo della caduta del Mig 23 libico.
Il giorno della caduta del Mig – il 18 luglio 1980 –  ero in gita con la famiglia. Al ritorno vedemmo il via vai dei carabinieri e capimmo che era successo qualcosa di molto grave. Ricordo la grande esperienza professionale dell’allora medico condotto di Castelsilano, Francesco Scalise, che fu la prima persona a scendere dal luogo dell’impatto.
Lui ha sempre ribadito davanti ai magistrati che quella persona era morta il giorno stesso della caduta dell’aereo e non precedentemente come sostenuto dai medici dell’ospedale di Crotone. Di qui si è dato adito a ricostruzioni fantasiose di ogni tipo, come sul nostro registro di stato civile che, quando vuole, sarò felice di mostrale.
Un aneddoto curioso è che a distanza di molti anni dall’accaduto si sono ritrovati nel corso dell’ultimo sopralluogo degli inquirenti, pezzi sparsi del mig. Come mai? Questi pezzi in realtà erano dei souvenir che la gente del posto si era portato a casa; qualcuno addirittura aveva i portelloni dell’aereo. Poi avendo compreso che, tra Nato, Servizi Segreti e potenze straniere, l’affare si stava facendo piuttosto complicato, li hanno riportati sul luogo dell’impatto.
Un evento che non ha cambiato il destino di Castelsilano, siamo passati dal centro di un intrigo internazionale all’oblio completo. Probabilmente con i mezzi di comunicazione che si hanno a disposizione oggi le cose potevano andare diversamente.

Trent’anni prima della tragedia di Ustica, nel 1950, l’evento che cambiato la storia del suo comune.
Quell’anno il comune ha assunto il suo nome attuale, in sostituzione del vecchio “Casino”. Nacque inizialmente come piccolo borgo attorno al casino di caccia del Principe Scipione Rota, di qui il nome di Castrum Casini. Nel 1811 acquisì la dignità di “comune”.
Tuttavia il nome, per le facili interpretazioni ambigue cui dà adito, diveniva spesso motivo di scontro tra la popolazione locale e quella di altri comuni.
Finché si arrivò alla petizione popolare che ispirò successivamente il decreto presidenziale con il quale fu cambiato il nome in Castelsilano.
Nel 2000, in occasione dei festeggiamenti per il cinquantenario del cambio del nome, si è scoperta una lapide che rende merito alla storica farmacia di aver ispirato, con il suo ruolo di cenacolo del paese, la proposta di legge.

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