30 Dicembre 2008

A volte l’apparenza inganna!

di Elena Cuomo (Blog Udine. Racconti di Viaggio)

Ho sempre saputo che la nostra penisola fosse una cornucopia di attrattive artistiche, storiche e paesaggistiche. Tuttavia, la mia consapevolezza non era tangibile. Sono sempre rimasta chiusa nella realtà del sud Italia senza mai guardare al di là della mia città.

Mi è capitato, qualche anno fa, di dover viaggiare per questioni personali. L’ansia di dover cambiare posto, le dodici ore in treno di notte e la stanchezza, mi spinsero a non vedere di buon occhio la mia ardua impresa. Nonostante tutto riuscì ad arrivare a destinazione: Friuli-Venezia Giulia e precisamente Udine. Scesi dal treno e ispezionai di sottecchi la stazione, presa com’ero da miei pensieri e dal mio disinteresse verso quella città totalmente sconosciuta. Volevo tornare giù, nella mia Napoli, ma le motivazioni del momento mi tenevano legata lì e fui, quindi, costretta a trascinarmi questo peso fino alla fine della mia permanenza.

Duomo di Udine

Duomo di Udine

Qualche giorno dopo, con mio stupore, feci un’inaspettata scoperta.
Mi trovavo nella pianura friulana ormai da un paio di giorni e avevo già risolto alcune delle questioni che mi avevano trascinata con forza in quella zona. Fui tentata di starmene in provincia, a casa dei miei zii e riposare tutto il tempo, ma poi decisi di accompagnare mia cugina in città per fare acquisti. La corriera fu precisa e il viaggio in autobus non fu molto lungo.

L’autista ci lasciò proprio lì, dove ero arrivata con il treno, alla stazione centrale. Avevamo scelto il giorno adatto, il sole rischiarava le strade affollate della città e il cielo, privo di nuvole, faceva da sfondo agli alti palazzi.
Girai su me stessa come per destarmi dal torpore del sole e di fronte a me s’innalzava la stazione delle Ferrovie dello Stato. Cinque finestroni mi scrutavano come se fossi un’estranea, il grande orologio, dalle lancette in ferro controllava che la strada fosse in ordine, mentre le balaustre rosa pallido e gli ampi archi sottostanti stavano già sciogliendo la teca di ghiaccio in cui mi ero nascosta da quando avevo intrapreso il viaggio.

Percorremmo la strada sulla destra cercando di schivare la folla, mentre negozi di ogni categoria costeggiavano i marciapiedi puliti. Attraversammo una galleria i cui magazzini vantavano vetrine luminose che catturavano i passanti con le offerte del momento. Sembrava di essere in un centro commerciale eppure ai lati c’erano aperture verso le diramazioni stradali.
Persa tra le accattivanti fragranze di vaniglia delle profumerie, fui richiamata all’ordine da mia cugina che mi tirava per andare verso Piazza San Giacomo. Un mercato immenso occupava l’intero spazio. Bancarelle dai tendoni colorati circondavano la fontana animando il grigiore delle pietre dell’asfalto, le grida dei commercianti rimbombavano tra la merce, mentre gli odori dei formaggi girovagavano tra i carretti ingannando l’appetito dei visitatori. Man mano che passeggiavo per le vie, notavo che Udine diventava sempre più bella, forse mi stavo già abituando alla vita di quella città.

La mattina volgeva a termine, la fame era tanta e decidemmo di provare una pizzeria del centro. Nonostante la pasta non fosse quella morbida di Napoli, devo dire che non era male! Inoltre il localino aveva uno stile rustico che mi ricordava le pizzerie napoletane.

Loggia del Lionello

Loggia del Lionello

Dopo pranzo la nostra gita fu tutta orientata verso l’arte. Prima tappa, Piazza Libertà, sembrava di essere in Piazza San Marco, a Venezia. La bellissima Loggia del Lionello, in stile veneziano, si trovava di fronte alla Loggia di San Giovanni, mentre su un lato la Torre dell’orologio batteva i suoi rintocchi con le statuette laterali dei due mori.
Arroccato su un altura si ergeva il Castello, un tempo utilizzato per scopi militari, mi sarebbe piaciuto visitarlo, purtroppo il tempo trascorreva velocemente.

Continuammo a camminare tra porticati e piazze, tra il Duomo, con un bel rosone e il campanile adagiato sulla sua schiena, i palazzi, le villette, le strade… tutto aveva una nuova luce. Sembrava come se mi trovassi in un’altra città, diversa da quella che avevo guardato male al mio arrivo. Il tempo era volato ed era ora di tornare a casa.

Ecco di nuovo la stazione, nulla era cambiato, solo lo sguardo dei cinque finestroni che non era più cupo come prima… ora mi guardavano come se anch’io facessi parte della loro bella città.

(Foto di Sebi1 in Pubblico Dominio e di Ekočlen in licenza Creative Commons)

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