10 Gennaio 2009

Un’infinita danza armoniosa tra passato e presente

di Valentina Cavaliere (Blog Jesi. Racconti di Viaggio)

La sveglia suonò molto presto quella mattina. Alzarsi da quel caldo e quindi prezioso giaciglio si rivelò un’impresa quasi insopportabile, ma per mia fortuna, in casa con me avevo la rigorosa Daria, amica di sempre, che con urla fin troppo materne riuscì a tirarmi giù dal letto, ricordandomi con un tono non del tutto docile che eravamo in un terribile ritardo per l’ultima e attesissima tappa del nostro tour marchigiano!

Ormai le Marche non avevano più alcun segreto per noi, tranne che per un’unica città, Jesi.
Mancava solo lei, la più bella probabilmente e di sicuro la più antica. E già perché la piccola cittadina della provincia anconetana fu prima colonia romana e poi libero comune nel medioevo.
Ciò significa che le sue strade furono, per secoli, teatro di eventi tra i più importanti della nostra storia, come le battaglie contro i popoli barbari o la nascita di Federico II di Svevia nel 1194. Non è un caso quindi che l’UNESCO la definì qualche tempo fa, la città esemplare per questa incredibile e invidiabile ricchezza storica.

jesi

Jesi

Con la macchina raggiungemmo il centro in breve tempo. Appena arrivate fummo colpite dai colori caldi della città. L’immagine che percepimmo fu quella di un’immensa terrazza il cui tetto era costruito in terracotta e sulla ringhiera, lunghissima e circolare, vi erano predisposti magistralmente fiori di campo dalle mille sfumature pastello. Ci destammo un attimo e guardandoci un po’ attorno ci accorgemmo che la terrazza era in realtà tutto l’insieme delle case disposte l’una accanto all’altra, costruite interamente in pietra il cui color argilla diffondeva nell’aria una piacevole sensazione di calore e affetto.

Passeggiammo per le piccole stradine medioevali, così strette e curate da sembrar finte. Viste nell’insieme apparivano come un grande labirinto in cui perdersi, poteva rivelarsi un’esperienza incredibile dove i confini tra passato e presente si dissolvono in un’atmosfera surreale.
Invasate da un’insolita e fino ad allora domabile passione per la fotografia, cominciammo ad arrampicarci su ogni transenna, palo, scala, muretto, su qualsiasi cosa avesse una parvenza di appoggio insomma, determinate ad immortalare l’attimo perfetto di quello scenario perfetto.

Raggiungemmo l’antica cerchia muraria ancora avvolte dall’entusiasmo estetico. Fummo dinnanzi a questo incredibile e suggestivo percorso intervallato da torri, rimaste ancora intatte nei secoli. Arrivammo al Duomo risalente ai secoli XIII e XV, a quel punto Jesi si trasformò in un immenso palcoscenico su cui volteggiavano assieme passato e presente in un’infinita e armoniosa danza dal fascino sublime.

jesi

Jesi - piazza

La bellezza del luogo ci imponeva di continuare questo viaggio nel tempo ma, si sa, gli istinti umani talvolta sanno essere più forti. Affamate come non mai ci dirigemmo in un piccolo ristorantino.  Era piccolo ma accogliente. Sulle pareti erano affissi quadri che ritraevano diversi paesaggi orientali e sugli scaffali vi erano posati portacandele di vetro soffiato attraverso cui filtrava luce colorata e opaca che riempiva l’intera sala.

Come antipasti ordinammo qualche formaggio tipico della zona. Jesi, infatti, è nota per i suoi prodotti caseari che comprendono una vasta gamma di formaggi freschi e stagionati, la terra ideale per tutti i ghiotti come me di derivati dei latticini, che con pane fresco, appena abbrustolito, sono capaci di scordar anche il proprio nome al primo boccone di quella immane bontà. Accompagnammo questi piccoli gioielli culinari all’altro prodotto tipico della provincia anconetana ovvero il buon Verdicchio, l’orgoglio delle Marche, il cui sapore delicato e armonico incorona degnamente un altro momento di alta cultura.
Io e Daria non siamo mai state intenditrici di vino, in realtà non ne beviamo affatto, ma la bontà si riconosce e quel pomeriggio, forse perché troppo soddisfatte della nostra ultima tappa o forse perché il buon Verdicchio cominciava a fare effetto in grande dose, non la smettemmo più di ridere!

All’ennesima nuvola grigia nel cielo capimmo che era ormai giunta l’ora di riprendere la strada di casa, così con la borsa piena di souvenirs e la macchina fotografica carica di pezzettini di Jesi, mi rimisi nel mio amato giaciglio, riscaldato stavolta dai ricordi color argilla e pastello.

(Foto di Lorenzo stupid kid Aka rockito e di Gaspa in licenza Creative Commons)
  • Segnala su: Inserisci nei preferiti del.icio.us segnalo OKNOtizie Google YahooMyWeb Facebook Technorati

Scrivi un commento

Per inviare un commento devi fare il login.

Articoli nei Comuni Vicini: Castelbellino (1), Monte Roberto (1), Maiolati Spontini (1), Filottrano (1), Cingoli (1), Montecarotto (1), Senigallia (1)