24 Gennaio 2009

La città grande invalida di guerra

di Elena Cuomo (Blog Latisana. Alla Scoperta della nostra Italia)

Paese di mercanti, commercio e medaglie. Il villaggio dal porto delle mille vicissitudini e dal ponte ormai crollato. La striscia di terra attraversata dal fiume Tagliamento.
L’antico borgo portuale di Latisana raccoglie ancora i residui di aspre battaglie qui disputate.

Il temerario popolo dei romani diede alla zona paludosa le fattezze di un rudimentale centro abitato, chiamandolo con il nome del colono Tesius.
Zattere e canoe consentivano di percorrere il fiume le cui acque non risparmiavano gli abitanti di inondazioni con conseguenti epidemie virali. Ma il paesello riusciva sempre a tenersi in piedi!
Nemmeno le amare invasioni barbariche si rivelarono funeste per la capitolazione definitiva di Latisana.
Fu l’epoca medievale a riuscire a valorizzare il paese nei suoi utili servizi. Un fervido commercio si propagò per l’intera zona e attraverso il pagamento di dazi, le merci venivano presto smistate per tutta l’area adriatica.

Latisana

Latisana

Fulcro d’interesse tra Austria e Venezia, arrivò a liberarsi del popolo straniero solo nel 1866.
La presenza di un ponte, ad oggi solo un ricordo, rese il paese partecipe della disfatta di Caporetto, regalandole il titolo di “città grande invalida di guerra”.

Le attuali conseguenze di un amaro passato hanno dato, però, al piccolo paese il ruolo di zona di congiungimento con le vicine Lignano Sabbiadoro e Bibione, un vero punto centrale per i commerci marittimi.
In sintonia con il leggendario passato commerciale, la cittadina di Latisana detiene, ancora oggi, un incarico di vitale importanza per l’economia friulana: la produzione di vino, tra cui quelli a DOC. Dal Merlot al Cabernet Franc, il paese si imbrunisce con il vino rosso e schiarisce con il colore chiaro del Verduzzo.

Iniziative canore e teatrali invitano i latisanesi a partecipare alla vita culturale locale. Il Centro iniziative Teatrali, nato nel 1980, si occupa, difatti, di organizzare spettacoli che dilettano le serate dei concittadini.
D’estate un ampio complesso di strutture balneari definisce la fisionomia della Latisana marittima che permette il pernottamento in villette e campeggi, facendo della località un’attrazione agognata da molti.

Nota di merito, e simbolo religioso, è il Duomo, dedicato a San Giovanni Battista. Rimaneggiato più volte, sorge sugli antichi resti di un tempio del Cinquecento. Le statue in legno e le tele raffiguranti la Trinità, rendono la chiesa una struttura degna di interesse storico, oltre che artistico.

Continuando sulla linea di un percorso religioso sembra giusto fare un accenno alla Chiesa di Sant’Antonio da Padova. In passato parte di un monastero francescano femminile, presenta un’originale cupola a cipolla e un orologio meccanico del sei-settecento, oltre che una serie di tele che fungono da scenografia.
Tappa da non perdere è il Tempietto Gaspari, che deve la sua nascita all’architetto Andrea Scala.
Al suo interno la statua dell’angelo e del costruttore fanno da androne all’altare dietro cui si nasconde una scala in marmo che conduce alla cripta.
Centro di cultura è il Palazzo Molin-Vianello, attualmente adibito a biblioteca, allieta le giornate di studio con un elegante salone in stile barocco e dipinti del settecento.

Un vero paradiso di tranquillità e diletto si propone agli occhi del turista. Un panorama di aria fresca, mista al dolce sapore di acqua di fiume.
Probabilmente furono queste le immagini che ispirarono il poeta Ernest Hemingway nel suo “Di là dal fiume e tra gli alberi”, in cui raccontando del viaggio del protagonista in auto, descrisse la strada in pianura che collegava Latisana e Monfalcone usando queste parole:
Probabilmente quel che cercavo allora erano zone d’ombra per i momenti di sosta, e pozzi nei cortili delle fattorie. E fossi, anche, pensò. Quanti ne cercavo, di fossi.

(La foto è di Settegiorni in Friuli - Dall’Adria all’Alpe in licenza Creative Commons)

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