22 Marzo 2009

La leggerezza di una città che non nasconde la sua grandezza

di Sara Radicia (Blog Pavia. Interviste Varie)

carla Fleischli Caporale

Carla Fleischli Caporale

Carla Fleischli Caporale è educatrice e scrittrice ed è appassionata di dottrine mistico-esoteriche occidentali, di discipline induiste e buddiste. Dal 1994 è giornalista iscritta all’albo. Intervistata su Pavia per Comuni-Italiani.it

Ci descriva Pavia in poche righe, com’è?
Pavia è una città tranquilla, si respira placidità.
Per alcuni un pregio, per altri un difetto. Per me un vantaggio, che rende migliore la qualità della vita.
Pavia è piccola - circa 70 mila abitanti - ma si trova tutto, è una vera e propria città in miniatura e bella.

Quali sono le bellezze artistiche cittadine?
Architettonicamente è un gioiello medievale: vicoli acciottolati, case in mattoni e soprattutto tante chiese romaniche. Lo stile che personalmente preferisco, perché aiuta l’introspezione e quindi l’elevazione a dimensioni spirituali più essenziali, che stanno dentro di noi.
Pavia, la città vecchia, è tutta da scoprire, a piedi soprattutto, ma con delle buone scarpe per via della tipica pavimentazione lombarda. Si può fare il giro delle chiese ed entrare in ognuna a respirare raccoglimento. Per i devoti cattolici non si può dimenticare che Pavia accoglie la tomba di un padre della chiesa quale sant’Agostino nella Basilica di san Pietro in Ciel d’Oro.
Una volta la città veniva chiamata la città delle Torri. Ora ne sono rimaste ben poche - se non mi sbaglio solo due - che si vedono nella città vecchia. La guerra, soprattutto la seconda, le ha abbattute. Come il ponte vecchio, che è stato ricostruito senza accettare l’aiuto degli americani e, devo dire, non è poi venuto così bene. Ma si apprezza lo stesso la buona volontà.

Cosa anima la vita culturale e sociale della città?
Pavia è una nobile città universitaria e le tradizioni dell’ateneo sono ancora vive. Si vedono i costumi dei vari circoli studenteschi, indossati a seconda delle diverse feste organizzate dagli studenti. Tutto ruota attorno all’università e all’ospedale, come a tutti gli istituti di ricerca e di cura che sono presenti sul territorio cittadino. Non ci sono industrie qui, a parte il famoso riso Scotti. Questa è una zona di riso e zanzare ovviamente. Tutte le finestre hanno in dotazione le zanzariere, non potrebbe essere altrimenti del resto!

Una nota storica che mostra Pavia com’era qualche tempo fa.
Pavia è divisa in due dal Ticino: al di qua del fiume, nella zona a nord, c’erano gli austriaci; nella zona a sud, i francesi.
Ancora oggi è visibile la differenza architettonica e d’atmosfera. I borghigiani che stanno a sud, nel quartiere omonimo chiamato Borgo, sono guardati un po’ con supponenza da chi abita nella zona a nord, che si considera la “vera” Pavia. Quando il fiume si ingrossa è la zona bassa, quella del Borgo appunto, che si inonda e devasta. Ciò nonostante i borghigiani non lasciano quelle case che, sempre e di nuovo, vengono ristrutturate dopo l’esondazione del Ticino.

Ci racconti un suo ricordo personale legato alla città.
Una scena mi è rimasta nel cuore quando c’è stata l’ultima piena e il borgo è andato sotto.
L’acqua arrivava a lambire i balconcini del secondo piano e se non mi fossi fermata a fissare la scena ora non ci crederei tanto che mi sembra impossibile!
Il ponte che unisce le due parti della città era stato chiuso e i passanti potevano passare uno alla volta e dovevano camminare in fretta senza fermarsi, perché si temeva che la piena lo potesse far cedere da qualche parte.
Tutte le mattine, sul lato nord della sponda, lungo la strada che costeggia il fiume, c’era un bel numero di pavesi, fermi a osservare il lato sud, dove spuntavano le casette semi sommerse. C’era un silenzio impressionante, nessuno fiatava, nemmeno i vecchietti, di solito sempre pronti a considerazioni.
Non lo dimenticherò mai quel silenzio e quegli sguardi ammutoliti che osservavano il Borgo con l’acqua del Ticino che aumentava a dismisura.

In cosa vorrebbe la sua città migliore?
Quello che c’è da migliorare a Pavia è la manutenzione delle strade che sono disastrate, anche nella città vecchia. Lo stesso dicasi per le belle case vecchie del centro, spesso diroccate e lasciate andare, anche se nell’insieme, per fortuna, non si nota. Però a una come me che ha scelto Pavia come città in cui vivere e che le è grata per essere stata benevolmente accolta, fa male vedere questa trasandatezza.

Che rapporto ha con i suoi concittadini?
Di me e del mio lavoro i pavesi sanno poco. Sono abituata a vivere in diverse città e nazioni dove mi trovo spesso di passaggio, anche se poi ci rimango sempre solo qualche anno. Mi piace avere un posto bello in cui vivere, da cui parto per promuovere poi le mie attività. Sono giornalista e scrittrice che si occupa di approfondire e divulgare le ricerche nel campo del benessere psico-fisico, inteso però in senso olistico e non classico. Se qualcuno è interessato può leggere gli approfondimenti alla mia pagina web.

Che direbbe di Pavia rispetto agli altri posti in cui ha vissuto?
La foto che vedete è stata scattata qualche giorno fa, durante un mio ritorno a casa, qui a Pavia appunto. Sono sempre giorni piacevoli quelli che passo qui. E’ una città che fa bene e riporta tutti a tempi più rilassati. Quando gli amici milanesi vengono a trovarci affermano che a Pavia sembra sempre di essere in vacanza. C’è una leggerezza qui che raramente ho trovato in altre città.

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