Lo scrittore Marco Bottoni, autore tra gli altri delle raccolte di racconti “Sullo stesso treno” (Fara Editore) e “L’Altro e altre storie” (Montedit), nonché del saggio “Prosecco e Prolegomeni – memorie di un Filosofo da bar” (Montedit), intervistato su Castelmassa per Comuni-Italiani.it
Una vita a metà tra la medicina e la scrittura. Cosa c’è del medico nel Marco Bottoni scrittore?
Direi, piuttosto, una vita di medicina e scrittura. La figura del medico-scrittore non è affatto una “stranezza”: il medico è, per la stessa natura del suo operare, abituato all’indagine approfondita della realtà delle cose e delle persone, uso all’introspezione e all’interpretazione del significato dei fenomeni.
Inoltre è quotidianamente a contatto con la dimensione “umana” in modo privilegiato, profondo ed “empatico”. Io, personalmente, pur senza fare preciso riferimento a fatti e realtà del mio lavoro quotidiano, trasferisco nel mio scrivere i portati di una vita di relazione tanto intensa e ricca.
I drammi e le gioie, le emozioni e i sentimenti dei miei personaggi sono descritti così come li vedo esplicitarsi nel contatto quotidiano con le persone che frequento, che per la maggior parte sono i miei pazienti. L’esercizio della Medicina è una quotidiana durissima palestra di Umanità.
Se fra le pagine di un romanzo dovesse descrivere la sua città, Castelmassa, cosa scriverebbe?
Scriverei quello che ho appunto scritto nel mio ultimo romanzo (che è anche il primo ed è ancora in via di pubblicazione, sic!) dal titolo “Mi siete mancati”. Descriverei un piccolo paese appoggiato alla riva del grande fiume, con la sua piazza e la sua chiesa, le sue vie pulite e ordinate, le sue osterie. Le persone semplici e normali della vita di tutti i giorni che, filtrate dall’estro della penna, diventano personaggi ora comici ora tragici, piccoli e grandi uomini e donne a metà fra il consueto e il surreale, fra il quotidiano e l’incredibile.
Cosa ha da offrire in termini di opportunità culturali e artistiche ai suoi abitanti e ai visitatori?
A Castelmassa (4500 abitanti, una grande industria multinazionale del settore chimico, una struttura socio sanitaria che da assistenza a 100 anziani non autosufficienti, un istituto statale d’arte) è molto attiva un’associazione Pro Loco che fa da punto di riferimento e da “motore” per le attività artistiche e culturali. Recentemente è stato riaperto, dopo oltre vent’anni di chiusura forzata, il Teatro Cotogni che è sede di numerose rappresentazioni teatrali e musicali, nonché luogo di incontro e socializzazione. Nella sala polivalente del comune si tengono periodicamente mostre d’arte, incontri culturali, convegni e dibattiti.
La Fiera di San Martino (fiera ormai millenaria, che si tiene l’11 Novembre) è polo di attrazione per le sue manifestazioni culturali e per le sue oltre 300 bancarelle, nonché per il MAAC, Mostra Altopolesana dell’Artigianato e del Commercio.
Molto vivace e rappresentato è il movimento delle associazioni (Sportive, Culturali e Benefiche) che operano in stretta collaborazione fra loro nei settori dello sport per giovani e adulti, nel volontariato sociale e nel campo culturale e religioso.
Lei è molto vicino anche allo sport. Come giudica l’ordinario sviluppo della vita sportiva a Castelmassa?
A Castelmassa lo sport è bene rappresentato da associazioni sportive come la Società Calcistisca Altopolesine che milita in seconda categoria dilettanti e che vanta un ricchissimo settore giovanile, e da diverse altre attive nel campo del tennis, della pallavolo, del motorismo, del nuoto, delle bocce e del ciclismo amatoriale.
Il nostro “piccolo vanto” è costituito da un centro sportivo moderno e bene attrezzato, con tre campi per il calcio, una piscina coperta, due campi per il tennis e campi scoperti per il beach volley, il calcio a 5 e il basket, oltre a una struttura polivalente coperta per la pratica di tennis, pallacanestro, calcio a 5 e pallavolo.
La struttura è di facile accesso e fruibilità e toglie ai “pigri” la possibilità di ogni alibi: fare sport a Castelmassa è facile e comodo per tutti, indipendentemente dall’età e dalle abitudini di vita.
Qual è, a suo dire, il simbolo della città?
L’icona rappresentativa di Castelmassa è costituita dalla Piazza Libertà con la sua Chiesa seicentesca.
Il complesso detto “del Crispo”, costituito da una antica villa padronale con annessa chiesetta dedicata ai Santi Rocco e Sebastiano, oggetto di recente operazione di recupero, è un altro “monumento” degno di attenzione.
Quali sono tre buoni motivi per visitare Castelmassa?
La prima domenica di ogni mese c’è il mercatino dell’usato, allocato nella bellissima Piazza Libertà, recentemente riportata agli antichi splendori di fine Ottocento (la piazza è stata scelta, fra l’altro, come illustrazione dei libri di Don Camillo di Giovannino Guareschi). Una passeggiata sull’argine del Po è l’occasione giusta per godere di uno splendido paesaggio.
Durante l’estate, poi, vengono organizzati il torneo notturno di calcio a cinque e gli spettacoli dell‘Estate Teatrale, tutto all’aperto e… gratuito. E’ l’occasione perciò per “andare a teatro” e vedere uno dei tanti spettacoli presenti nel cartellone del rinnovato Teatro Cotogni.
Qual è un motivo per cui esser fiero di vivere a Castelmassa e uno per cui non esserlo?
Castelmassa è un paese piccolo dove sono ancora possibili l’amicizia e la solidarietà, dove ci sono tranquillità (noia?), semplicità (limitatezza?), punti di riferimento certi (monotonia della consuetudine?).
A proposito di “essere fieri” faccio notare come Castelmassa, a differenza di altri centri vicini - Bergantino è città natale di Stefano Gobatti; Ostiglia di Cornelio Nipote; Poggio Rusco di Arnoldo Mondadori; Legnago di Antonio Salieri e Castel d’Ario di Tazio Nuvolari - non possa vantare di avere dato i natali a nessun personaggio celebre.
Mi piacerebbe che Castelmassa potesse vantarsi di essere la città natale di… perché no, un grande scrittore?
Qual è il suo ricordo personale più bello legato alla città?
I miei ricordi più belli sono tutti legati alla presenza di tante persone che si ritrovano per stare insieme: una finale del torneo notturno di calcetto con più di mille spettatori, una cena in piazza con una tavolata da 350 coperti, la tradizionale Fiera di San Martino con la Piazza della Libertà che sembra trasformarsi in Time Square. Ma non posso dimenticare nemmeno gli episodi (sono stati due o tre in tutto, in questi ultimi 30 anni) nei quali il livello del Po era salito tanto da mettere paura e tutta la popolazione era lì, col fiato sospeso, accomunata da un’unica angoscia, a guardare dall’argine l’acqua che continuava a salire.
Se avesse il potere e le risorse per migliorare un aspetto della città, verso cosa rivolgerebbe la sua attenzione?
Sicuramente “attirerei” verso il paese più interessi: interessi culturali, sportivi, economici, in modo da invertire un lento ma continuo processo di impoverimento e di invecchiamento, che pare essere il destino comune di tanti piccoli e piccolissimi centri urbani.
Ma, devo dire, molto in questo senso si sta già facendo grazie alle scelte mirate degli amministratori e alla buona, anzi ottima, volontà dei cittadini, sia presi come singoli che come facenti parte di associazioni.
(Foto gentilmente concessa da Associazione “Orizzonte Cultura”)
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