28 Febbraio 2009

Una città dal presente in bilico tra passato e futuro

di Andrea Bonfiglio (Blog Catania. Interviste Giornalisti)

Girolamo Ferlito

Girolamo Ferlito

Girolamo Ferlito, direttore responsabile de “Lo Schiaffo”, settimanale di opinione e informazione catanese, intervistato sulla “città di Sant’Agata” per Comuni-Italiani.it

In breve, il suo percorso professionale, dalla nascita della vocazione giornalistica ad oggi.
La mia vocazione per la scrittura si perde nella notte dei tempi. Sin da piccolo amavo riempire fogli su fogli. Mi improvvisavo giornalista di gossip raccontando i fatti del “quartiere” dove abitavo oppure scrivevo poesie, racconti e addirittura, ai tempi delle medie, mi sono cimentato nella creazione di un giornale per ragazzi. Poi, da grande, affinando il mio modo di scrivere decisi di farne una professione, frequentando un master per giornalismo sportivo a Milano e cominciando una gavetta presso testate on-line “universitarie” di Catania. E’ stato grazie all’amicizia con Giuseppe Campo, Direttore Responsabile di “Etna City” (free-press della provincia di Catania), che sono riuscito ad iscrivermi all’albo dei giornalisti “pubblicisti” della Sicilia, avendo la possibilità di crescere umanamente e professionalmente. Raggiunto lo scopo ho realizzato un mio sogno: fondare una testata giornalistica. Da qui la realizzazione in cooperazione con Sabina Corsaro e Gian Maria Ferlito de “Lo Schiaffo”. Un giornale “giovane” per i giovani, con possibilità di esprimersi liberamente e fare informazione senza ingerenze e filtri esterni.

L’occhio critico del giornalista catanese come valuta lo stato attuale della città?
Catania vive un momento difficile. Come tanti altri comuni è stata investita da questa profonda crisi mondiale e ancor più di prima soffre gli annosi problemi che da sempre la contraddistinguono; tra tutti spicca il problema del “lavoro”. Togliendo la movida, la città offre ben poco. Il clientelismo è radicato in tutti i settori e qui, forse ancor più del resto d’Italia, poter aspirare ad un posto di lavoro “decente” vuole dire associarsi ad un’ideologia politica e, nella fattispecie, sposare il progetto della maggioranza attuale, con il rischio di rimanere comunque, con un pugno di mosche.

L’immigrazione in Sicilia è da sempre una questione attuale. Come vive Catania questa situazione?
Sicuramente non come Lampedusa, dove la questione si fa più delicata. Nonostante ci sia qualche politico che vorrebbe far credere che l’economia ne abbia risentito, il panorama è tutt’altro. Gli stranieri fanno propri i lavori che i catanesi non vogliono più svolgere e nel caso dei cinesi hanno portato un’ondata di nuovi investimenti. Diversi quartieri della città sono stati letteralmente colonizzati, questo però non è un cattivo segnale perché in realtà si tratta di attività commerciali cedute liberamente al mercato cinese. I commercianti del luogo hanno fatto dei buoni affari con “gli orientali”, vendendo e affittando le botteghe. L’integrazione nelle scuole procede in maniera lineare e, anche se ultimamente in qualche istituto si sono verificati episodi di razzismo, nella maggior parte dei casi indigeni e stranieri convivono pacificamente.

Quali sono, a suo dire, tre buoni motivi per visitare la città?
Non sbilanciandomi più di tanto direi senz’altro: l‘Etna, il cibo e la movida. Il nostro vulcano è a 30 minuti di auto dal centro urbano ed è uno dei luoghi più visitati del mondo, grazie alla continua attività che si verifica in esso; non è facile trovare una città che offra una visuale come il vulcano più alto d’Europa e il mare contemporaneamente. Il cibo non ha eguali. A parte la “tavola calda” fatta di arancini, accartocciate e altre specialità che non si trovano in giro, bisogna provare la pasta reale, la parmigiana e soprattutto il pesce. Per quest’ultimo la città offre moltissimi locali specializzati. Infine la “movida”: l’attività serale che offre Catania è paragonabile solamente a città come Barcellona. Ci sono orari e posti dove, soprattutto nei week-end, sembra esservi riversata tutta la popolazione della provincia.

Se avesse il potere e le risorse per migliorare un aspetto della città, verso cosa rivolgerebbe il suo impegno?
L’unico aspetto che questa città dovrebbe migliorare è quello del lavoro. I soldi devono essere investiti per migliorare le infrastrutture, soprattutto nel turismo. Bisogna dare la possibilità a tutte le aziende di fornire “contratti di inserimento” a larghe fette della popolazione. Quelle aziende che già lo fanno dovrebbero essere agevolate, magari attraverso una dilazione dei contributi e premi per numero di assunzioni. Insomma tralascerei per un po’ alcuni settori per riversare tutte le mie attenzioni sul discorso lavoro, puntando su un censimento della popolazione e una maggiore attenzione ai centri d’impiego.

Qual è un motivo per cui esser fiero di vivere a Catania e uno per cui non esserlo?
Il clima e la tranquillità che si vive in questa città non si respirano ovunque. La possibilità di fare shopping oppure di comprare beni di prima necessità senza dissanguarsi è un aspetto fondamentale, specie in periodi di crisi. I mercati rionali e la nostra fiera in questo ci danno una mano. Uno degli aspetti di cui non vado fiero è la pulizia. La mancanza totale del rispetto per il bene pubblico porta moltissima gente all’inciviltà. La spazzatura non viene sempre riposta negli appositi cassonetti e gli atti vandalici danneggiano quasi tutto, compresi i monumenti della città.

Quali sono i luoghi, i monumenti e gli eventi che meglio rappresentano l’essenza della città?
Tra i luoghi più folkloristici non deve mancare la visita alla cosiddetta “fera o luni”: la Fiera del lunedì, chiamata così perché un tempo si svolgeva tutti i lunedì del mese ma che oggi è possibile trovare aperta tutte le mattine in piazza Carlo Alberto, in pieno centro. Si tratta di un immenso centro commerciale all’aperto che raccoglie tutte le bancarelle degli ambulanti e che ricopre qualunque settore della vendita. Un altro aspetto folkloristico è la festa di Sant’Agata (patrona della città) che ha il suo momento più importante tra il 4 e il 5 febbraio e che raccoglie una moltitudine di gente senza eguali.
Secondo alcune stime sembrerebbe essere la terza festa al mondo per numero di partecipanti.
Il “giardino” Bellini, chiamato dai catanesi “Villa Bellini”, è un altro di quei luoghi da non farsi mancare in un tour per la città. Tra i monumenti, menzione d’onore meritano: il Castello Ursino, la Cattedrale del Duomo, il Palazzo Biscari, il Museo dedicato a Vincenzo Bellini, l’Odeon (anfiteatro romano tra i più grandi d’Italia), Casa Verga… insomma non sto qui ad elencarli tutti.

Qual’è il suo ricordo personale più bello legato a Catania?
Il mio ricordo più bello legato a Catania riguarda un luogo. Nel Giardino Bellini, sulla parte in alto, oggi in ristrutturazione, c’è un viale che è noto come “il viale degli illustri”; un’insegna posta in loco ne ricorda la dicitura. E’ chiamato così perché conserva i busti di tutti gli uomini che hanno solcato il terreno della città e ne hanno condizionato la storia. Durante l’infanzia amavo passeggiare con mio nonno attraverso il viale e amavo ascoltare le sue parole mentre era solito raccontarmi le vicende dei singoli personaggi e degli eventi storici che li hanno contraddistinti nel corso degli anni. Qualche tempo fa, prima che ne venisse negato l’accesso al pubblico, vi ho fatto un sopralluogo e ho notato che molti busti erano stati danneggiati da atti vandalici oltre che deturpati dal tempo. In conclusione penso che questo luogo per me resterà sospeso, quindi, tra il ricordo più bello e quello più amaro che ho di Catania.

Considerando il passato e il presente di Catania, come ne immagina il futuro?
Ho sempre considerato il passato sul lato nostalgico ma più per questioni personali. La città ha lottato tanto per uscire da stereotipi e luoghi comuni che la collocavano tra i centri più pericolosi in quanto a criminalità organizzata. Oggi, spero che Catania e chi la governi dia maggior riguardo ai cittadini e ai giovani che vogliono restare a costruirsi un futuro nella propria patria. Immagino una città multietnica, coscienziosa delle proprie potenzialità turistiche e che guardi con maggiore fermezza allo sviluppo culturale e alle necessità di chi vi abita; più serio e meno faceto, insomma.

Riferimenti:
“Lo Schiaffo”
via Francesco Cilea, 105 - 95131 Catania
Fax: 09522463423 - 1786045826
Indirizzo email: redazione@loschiaffo.org
Sito web: www.loschiaffo.org

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