I segni del tempo nella città del patriottismo

Scorcio del Duomo

Casale Monferrato, in provincia di Alessandria, è una zona di confine tra il Vercellese e il Cuneese e offre diversi itinerari per venire a conoscenza del vissuto barocco e alfieriano, delle esperienze romantiche e di quelle medievali.

Arrivare in macchina offre uno spettacolo indimenticabile: le campagne concedono tenui colori alla vista e le strade deserte di un giorno infrasettimanale ti permettono di godere in pieno del panorama.

Casale Monferrato lo visitai un pomeriggio di gennaio e, nonostante il mese, la giornata era calda e la trascorsi splendidamente. In realtà non era la meta che mi ero prestabilita, ma vedendo l’indicazione stradale che ne indicava la direzione, non potei non fare a meno di svoltare e di dirigermi nel centro del comune.

Parcheggiai vicino al centro cittadino e, in compagnia, mi diressi verso il cuore cittadino. La strada a pavé era arricchita ai suoi lati da locali e negozi; tutti chiusi in quanto era l’ora di pranzo, ma con strade pullulanti di ragazzini che uscivano da scuola.
Proseguimmo ritrovandoci alla nostra destra un edificio, Santa Croce, con la facciata settecentesca dell’antica chiesa degli Agostiniani: bellissima coi suoi mattoni rossi, alta e imponente.
Pensavo che fosse l’involucro di una altrettanto bella chiesa, ma avvicinandomi scoprii che al suo interno ospitava il Museo Civico.

Camminando per Casale scoprimmo che la sua storia era davvero affascinante. Molti la vollero conquistare e perciò ci fu l’intemperia barocca, quella francese, poi divenne città di frontiera e, dopo la sconfitta di Novara, resistette all’attacco delle truppe austriache. Insomma, ne passò molte e passeggiare per le sue strade risultò coinvolgente e interessante.

Monumento equestre

Passammo per la graziosa Piazza Mazzini, con un monumento equestre al suo centro e Palazzo Fornara alle sue spalle, fino a giungere in una stradina che faceva intravedere la Cattedrale di San Evasio. Avvicinandoci sempre più riuscimmo a vedere la bellezza di questa nella sua totalità. Il marmo bianco contrastava con i mattoni rossicci della facciata e, per quanto fosse messa in un punto poco visibile, a mio parere, se ne riusciva comunque ad apprezzare la grazia.

Continuammo a percorrere le strade del centro giungendo sino ad un’alta torre rossiccia, con un bel orologio su una delle sue facciate e lo stemma dei Gonzaga. Lessi su un cartello posto all’ingresso che questa risaliva al XI-XII secolo e in seguito, esattamente nel Cinquecento, venne sovrapposta la cella campanaria.

In lontananza, la statua della Vergine

Lì vicino c’era una piazzetta con una edicola che vendeva i giornali e che riportava il nome del comune sul suo tettuccio. Proseguimmo e finimmo davanti al Castello dei Gonzaga. Non potemmo entrare, sfortunatamente, perché stavano facendo dei lavori. Facemmo comunque un giro giusto per renderci conto che non è tanto alto, a pianta esagonale asimmetrica e con quattro torrioni tronco – conici.

Lasciato il castello, ci incamminammo verso la macchina e nel tornare indietro scorgemmo su un tetto una grossa statua della vergine che si affacciava sulla piazza.
Scoprimmo che la statua era del convento di Casale e l’avevano posta in quel luogo le monache del monastero, probabilmente perché potesse vegliare dall’alto. Affascinati dalla visione dell’enorme statua della vergine ritornammo definitivamente alla macchina.

Sulla strada c’era anche una bella fontana, molto semplice ma che meritava la nostra attenzione e lo scatto di una foto.
Con tutto questo bagaglio di informazioni e di foto della città, riprendemmo l’autostrada e tornammo a casa!