Era giovedì mattina e io e il mio fidanzato eravamo andati a farci un giro in macchina. La meta era ancora sconosciuta.
Mi venne a prendere verso le dieci e andammo in direzione di Arcore che è un comune della provincia di Monza e della Brianza.
Sfortunatamente la giornata era uggiosa. Piovigginava a tratti, ma noi non ci fermammo. Da Monza ad Arcore ci vuole un attimo, basta seguire le indicazioni e ci si ritrova in via Casale, la via principale ricca di locali per la sera, di negozi e ovviamente abitazioni non molto alte, al massimo di quattro piani, che permettono ai raggi del sole di arrivare con facilità ad illuminare la via. Cosa che non avvenne nel nostro caso, ma riuscimmo comunque ad apprezzare la giornata.
La cosa che ci colpì subito furono le numerose presenze di cartelli di divieto d’accesso alle vie secondarie, solo in seguito scoprimmo che non erano inerenti alla giornata di giovedì, ma sicuramente fu un buon deterrente per tutti coloro che volevano, come me e il mio compagno, accedere alle vie perpendicolari alla via Casati.
Ciononostante non ci perdemmo d’animo. Voltammo a destra verso la stazione di Arcore, parcheggiammo la macchina e iniziammo a camminare.
Un gruppo di persone ci vennero incontro correndo, temetti per un attimo nel peggio, ma ci superarono in un lampo e si diressero verso il treno, l’implacabile corsa contro il tempo non si ferma mai, neanche alle undici di giovedì mattina.
La stazione è piccola e bassa, di color rossiccio e sulla piazza si affaccia un bella villa di tre piani immersa nel verde, un negozio alla destra della stazione e una rotonda che ordina il traffico mattutino. Andammo in edicola a comprarci un giornale e parlando con una signora venimmo a conoscenza che c’è in programma un progetto di rivalutazione della Piazza della stazione. Ma la cosa interessante è che questo progetto sarà a risparmio energetico, quindi con un sistema di pannelli solari per riscaldare l’edificio.
Affascinati dalle parole della signora ci allontanammo e proseguimmo verso la Chiesa di Santo Eustorgio. Una chiesa molto carina che si affaccia su due vie e che già nel Trecento veniva citata nelle opere di importanti scrittori. In seguito divenne la Parrocchia della comunità e tutt’ora possiede questa caratteristica. Attraversammo la strada e andammo ad ammirare la facciata principale della Chiesa, si stava celebrando un matrimonio in quel momento, per cui evitammo di entrare, ma non potemmo fare a meno di pensare al detto “sposa bagnata, sposa fortunata”.
Attraversammo nuovamente la strada proseguendo in un’altra direzione e fummo attratti da alcuni edifici nuovissimo che si contrapponevano ad una casa molto vecchia, il termine giusto sarebbe “cascina”. Da lontano ammirammo un arco che costituiva l’ingresso del luogo e su di esso vi era la finestra dell’abitazione che ospitava sul davanzale un vaso di fiori gialli. Era tutto molto carino, il vialetto, i comignoli della casa, quel pezzo di storia della città accanto a dei vicini così moderni, lineari e, a mio parere, un po’ freddi.
Ma Arcore è anche conosciuta per le sue belle ville e noi ci dirigemmo verso Villa Borromeo D’Adda che dista circa duecento metri dalla stazione ferroviaria. Sorse nella seconda metà del Settecento e dal 1980 è di proprietà del Comune. All’interno, oltre ad esserci un immenso parco vi sono delle scuderie da poco restaurate.
Il tempo ci era avverso, per cui decidemmo di tornare alla macchina. Ma devo ammettere che Arcore è molto bella, è elegante e al tempo stessa caotica e indaffarata.
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