30 Maggio 2009

A Pertosa va in scena Dante

di Ornella d Anna (Blog Pertosa. Racconti di Viaggio)

Lo confesso: i miei ricordi di Dante sono legati a noiosissime ed interminabili ore passate sui banchi di scuola, con lo sguardo rivolto più alla finestra che alla cattedra e la mente da tutt’altra parte. Per questo, il giorno in cui mia madre mi comunicò che avrebbe accompagnato la sua classe in gita alle Grotte dell’Angelo a Pertosa per assistere ad uno spettacolo sull’Inferno, lì per lì decisi che non l’avrei accompagnata.

Ma si sa, la curiosità è donna e nel mio caso, per fortuna, fu la spinta determinante per farmi cambiare idea. Così, unita ad una folla di ragazzini urlanti, partii da Napoli alla volta del comune in provincia di Salerno. Pertosa, infatti, è un territorio che conta settecento abitanti e si trova all’estremità settentrionale del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano.

Le sue grotte rappresentano l’attrazione principale del paese, da cui questa terra trae addirittura il nome: Pertosa deriva appunto dal latino pertusus, ovvero “bucato”. Risalenti a 35 milioni di anni fa e menzionati già nel ‘500 dal filosofo Leandro Alberti, questi agglomerati di roccia sono stati oggetto di una prima esplorazione speleologica nel 1926, ad opera della Commissione Grotte della Società Alpina delle Giulie di Trieste. Dal 1932 in poi, quando è stata consentita l’apertura al pubblico, si sono potuti ammirare i tragitti tra la vegetazione, che si snodano per un totale di circa 3.000 metri. Attualmente esse sono le più importanti del sud Italia, le uniche ad essere attraversate da un fiume sotterraneo, il Tanagro (o Negro), il cui corso è stato deviato per esigenze energetiche. In questo modo, l’entrata si è allargata tanto da permettere l’accesso all’interno di 30-40 visitatori per volta.

Al nostro arrivo, lo spettacolo è dei più imponenti: un uomo, sapientemente travestito dal Sommo Poeta, recita per intero il primo canto dell’Inferno, e poi ci conduce tra i nove cerchi immaginati nella sua Divina Commedia. In ogni girone ci attendono personaggi diversi, da Paolo e Francesca a Cerbero, da Pier delle Vigne ad Ulisse, da Cavalcanti a Pluto, fino ad arrivare a Lucifero. Il tutto con l’ausilio di una struggente ed inedita colonna sonora, installazioni di arte contemporanea, un centinaio di immagini di dannati, diavoli e anime perse.

La rappresentazione, bellissima e davvero suggestiva, oltre ad immergerci in un’atmosfera surreale, ci consente di ammirare lo spettacolo della natura. Le “Sale” rocciose in cui sono suddivise le grotte, infatti, hanno tutte una caratteristica diversa e sono testimonianza delle differenti Ere Geologiche, che, peraltro, non le hanno scalfite. Così come niente ha potuto nemmeno l’ultimo terremoto, che pure ha distrutto mezzo Vallo di Diano. Un miracolo dovuto alla loro conformazione, che ha permesso a questi cunicoli di diventare un posto sicurissimo: non a caso i popoli primitivi avevano costruito qui le loro palafitte, al riparo da ogni possibile invasione esterna.

I percorsi sono almeno cinque e si snodano attraverso passaggi abbastanza stretti e zone più ampie: tra le tante la Sala delle Spugne, unica al mondo nel suo genere, la Sala delle Meraviglie e la Sala dei Pipistrelli. Quest’ultima è chiamata così perché un tempo era il rifugio di migliaia di volatili che nel buio e nel silenzio trovavano riparo. Non a caso, da qui è possibile arrivare ad un piccolo anfratto che fu scelto dal regista Dario Argento come location per il suo film “Il fantasma dell’Opera”.

Sarà l’incanto di questi luoghi, sarà la suggestione, ma prima di andare devo ammettere che l’Inferno mi è proprio piaciuto! In fondo Dante non è poi così male!!

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