12 Settembre 2009

Alla ricerca delle rose (quasi) perdute

di Monia Melis (Blog Serramazzoni. Interviste Musei)

L'erbario multisensoriale

L'erbario multisensoriale

I colori e i profumi delle rose che si acquistano ormai sono progettati in gran parte in laboratori secondo i gusti e i desideri che esprimono gli acquirenti nelle indagini e scelte di mercato. In una piccola frazione di un paese dell’Appennino di Modena, Montagnana, nel comune di Serramazzoni, c’è un posto in cui si possono ammirare e anche comprare le rose di altri tempi, quelle meno perfette, che ricordano a molti i giardini della propria infanzia: è il Museo Giardino delle Rose Antiche.

Riccardo Viti, responsabile del museo intervistato per Comuni-Italiani.it

Da quanto è attivo il museo? Come è nato?
Il museo è nato nel maggio 2003 da una forte passione per le rose e dall’esigenza di utilizzare un territorio particolarmente interessante dal punto di vista paesaggistico. La zona del primo Appennino modenese si presta molto bene alla coltivazione delle rose, in virtù della composizione del terreno: argilloso e ricco di sostanze nutritive. Il museo si estende su di una superficie di circa tre ettari, mentre il vivaio occupa un ettaro.

Quali sono le rose “perdute” e recuperate? In cosa sono diverse da quelle più diffuse oggi?
Le rose “perdute” sono quelle rose che non si ritengono più “degne” di essere coltivate.
Ogni anno vengono prodotte nel mondo alcune centinaia di nuove rose, e altrettante spariscono dalla circolazione, perché ritenute non più commerciali.
Il museo cerca di conservare la biodiversità, raccogliendo quante più rose antiche possibili. La difficoltà non è tanto da ricercarsi nella coltivazione, quanto nel far apprezzare alle persone la bellezza delle rose “perdute”. Oggi si cerca la rosa perfetta: profumata, a fioritura continua, immune da malattie, colori sgargianti, ma non bisogna dimenticare quelle rose, specie e ibridi antichi, che, con i loro colori tenui e portamento selvaggio, hanno adornato i giardini dei nostri avi.

In che modo il museo è legato al territorio, al paese e ai suoi abitanti?
Migliaia di persone ogni anno visitano il museo e usufruiscono delle strutture locali come ristoranti, bed & breakfast, agriturismi. Stiamo cercando di coinvolgere anche le realtà istituzionali della zona, ma con risultati praticamente nulli. Il museo potrebbe diventare un importante centro di aggregazione turistica del comune di Serramazzoni. Per ora contiamo esclusivamente sulle nostre forze.

Il Giardino del Museo

Il Giardino del Museo

Cosa offre il museo? Quali sono i percorsi consigliati?
La punta di diamante del museo è il suo giardino, dove si possono ammirare circa 800 varietà di rose disposte secondo la loro storia. Percorsi verdi, piante autoctone, contribuiscono a rendere speciale la visita.
È presente anche un Erbario multisensoriale nel quale si compie un viaggio verso la rosa che coinvolge tutti i cinque sensi dell’uomo: vista, olfatto, tatto, odorato e gusto.

Chi sono i vostri visitatori? E chi compra, invece, le rose?
La composizione dei nostri visitatori è estremamente variegata. Dalle giovani coppie che vogliono trascorrere un momento romantico e rilassante, ai gruppi di pensionati con il ricordo delle rose che annusavano da piccoli. Nella maggior parte dei casi le persone che comprano rose sono quelle che possiedono una casa con giardino o anche un balcone; ma anche, grazie al progetto “Regala una Rosa”, chiunque voglia fare un regalo fuori dall’ordinario: una pianta di rosa.

Quale è la sua rosa più rara?
E’ molto difficile fare una selezione per “rarità”. Alcune rose sono curiosità botaniche, come la R. multiflora watsoniana, dalle foglie simili a felce e dai fiori piccolissimi (alcuni millimetri), mentre altre sono ormai scomparse dai giardini.

Quanto le rose fanno parte della nostra cultura, italiana ed europea?
Oltre duemila anni fa, Nerone amava intrattenere i suoi ospiti facendo piovere dal soffitto della sua abitazione milioni di petali di rose. Centinaia sono le leggende medievali riguardanti le rose. In Bulgaria una intera valle è dedicata alla coltivazione delle rose, da cui si estrae l’essenza. Dobbiamo essere riconoscenti a Giuseppina Bonaparte per aver introdotto l’ibridazione scientifica delle rose.
La rosa attraversa in maniera orizzontale tutta la società e la cultura mondiale, non solo italiana ed europea.

Preparate voi i prodotti a base di rosa che vendete?
Principalmente ci rivolgiamo a strutture esterne dotate di laboratorio di trasformazione, ma la materia prima come petali, bacche, frutti, provengono dal territorio del nostro museo.

Riferimenti:
Museo Giardino della Rosa Antica
Via Giardini Nord, 10250 – 41028 Montagnana di Serramazzoni (MO)
Telefono e fax: 0536-939010
Sito web: www.museoroseantiche.it
Indirizzo email: info@museoroseantiche.it

(Foto dell’Archivio del Museo Giardino della Rosa Antica, per gentile concessione)

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