10 Gennaio 2010

Gallipoli la bella città

di Giampaolo Nanula (Blog Gallipoli. Alla Scoperta della nostra Italia)

Torre dell’Orologio

Torre dell’Orologio

Sulla torre dell’orologio della Cattedrale è raffigurato un gallo, simbolo di Gallipoli, ma attenzione: la città non è stata fondata da Asterix o da Obelix. I Galli non centrano niente: né gli antichi abitanti della Francia, né i pennuti. Il nome deriva da kalos polis, cioè città bella secondo i greci, che a pochi chilometri avevano già fondato Taranto (la Magna Grecia).

Non è del tutto chiaro se la ancor oggi bella Gallipoli sia stata una sorta di sub colonia di Taranto o se la fondazione sia da attribuire ad una popolazione autoctona, i Messapi, che combatterono contro i greci, ma ne rimasero anche fortemente influenzati.
Sembra ragionevole ritenere che entrambe le culture siano state presenti ed, ad un certo punto, si fusero.

Del resto il luogo dove la città sorge doveva far gola a tutti: Gallipoli è praticamente un isola, come lo era anche l’antica Molfetta. La città vecchia è stata edificata su di uno scoglio piatto di forma circolare anticamente unito alla terra ferma da un sottile istmo di terra. Questo unica via di collegamento naturale, è stata protetta fin dall’antichità da un poderoso castello. L’istmo fu tagliato nel ‘500, durante la breve dominazione veneziana, e sostituita con il ponte che si percorre ancora oggi per accedere alla città.

Della Gallipoli ellenica, non rimane oggi molto, solo una fontana all’ingresso del borgo moderno. Vi è raffigurato un mito classico: la metamorfosi di Dirce, Salmace e Bilice, si tratta però con tutta probabilità di una imitazione cinquecentesca di un modello greco, rimaneggiata ulteriormente nel settecento per esigenze statiche.

Monumento al riccio di mare

Monumento al riccio di mare

Poco distante nel bacino del porto si incontra un monumento di arte moderna raffigurante un riccio di mare, del tutto in sintonia con la cucina gallipolina ricchissima di pesce e di frutti mare. La città da sempre ha visto nella pesca uno dei suoi più importanti settori economici.

Il mercato ittico, vivace e colorato, posto nelle vicinanze del castello, è assolutamente da non perdere, per assaggiare pesce, polpi e molluschi direttamente dalle mani dei pescatori. Vi si trova anche un ristorante.
Da provare sono le Scapece: pesce fresco e giovane (per lo più alici) bagnato nell’aceto e ricoperto di una salsa fatta di mollica di pane e zafferano.

Il rivellino

Il Rivellino

Strategicamente posto a difesa della città ed incombente su ponte si staglia la mole del Castello.
La cui forma attuale si deve all’architetto militare Francesco di Giorgio Martini che lo ristrutturò nel ‘600 durante la dominazione spagnola, il periodo d’oro di Gallipoli. Si tratta di uno dei pochi castelli dell’Italia meridionale a presentare ancora oggi il rivellino, ossia una sorta di piccolo castello anteposto alla fortezza vera e propria.

Durante la sua storia Gallipoli rimase sempre legata alla corona di Spagna (sia durante i moti di Masaniello, che durante il tentativo di occupazione da parte della Serenissima) tanto da meritare il titolo di Fedelissima accompagnato da franchigie e privilegi che ne fecero il secondo porto del Viceregno dopo Napoli. Si stabilì qui e si consolidò un ceto borghese e mercantile che rivaleggiava quanto a lusso e splendore con l’antica nobiltà, portando quindi allo svilupparsi di un’edilizia di rappresentanza fatta di palazzi barocchi sontuosi ed eleganti.

Cattedrale di Sant’Agata, particolare

Cattedrale di Sant’Agata, particolare

Al centro della città sorge la seicentesca Cattedrale di Sant’Agata, vergine catanese che subì il martirio verso il 251. L’edificio fu progettato da G. Bernardino Genuino, ma sembra molto probabile anche un intervento di Giuseppe Zimbalo il geniale architetto cui si deve la facciata del duomo e del campanile di Lecce. Posta sul ingresso principale una statua della Santa, ai lati San Fausto e San Sebastiano (da alcuni considerato il protettore degli omosessuali, una fortunata coincidenza per Gallipoli che da diversi anni è una delle mete estive predilette per il turismo gay).

All’interno sono custoditi dipinti di notevole importanza fra cui opere di Gian Domenico Catalano, Nicola Malinconico e Giovanni Andrea Coppola considerato il più importante pittore del seicento leccese. Nelle sue tele è raffigurato il martirio di Sant’Agata a cui furono tagliate le mammelle. La scena è raffigurata senza indugiare in particolari truculenti. Coppola, artista colto e capace, apparteneva ad una ricca famiglia gallipolina e praticava l’arte solo per diletto. Le sue raffigurazione risentono ancora di un certo manierismo (ossia dipingere alla maniera di, Leonardo, Raffaello e Michelangelo). Così come era successo allo stesso Michelangelo che si era visto coprire i suoi nudi del Giudizio Universale da un mediocre artista passato alla storia come il Brachettone, anche i tanti nudi del Coppola furono ritoccati per senso del pudore.

Per quanto la cattedrale costituisca il centro fisico e sociale del borgo non ne domina più di tanto il tessuto urbano. Gallipoli è disseminata di tanti palazzi signorili, che sorgono magari su antichi frantoi ipogei (alcuni visitabili). Per conoscerla bisogna intrufolarsi per strette strade aggrovigliate che d’improvviso sfociano in corti e cortili. Questa sorta di labirinto riesce a confondere alle volte persino i suoi abitanti per quanto sembra privo di senso. Nessuna strada taglia il centro storico per tutta la sua lunghezza. Aggrovigliare le strade aveva due fini: permettere una migliore difesa in caso di attacco, ma sopratutto spezzare la forza del vento che, essendo Gallipoli quasi un’isola, poteva soffiare da tutte le direzioni.

L’unica autentica via maestra è la cinta muraria che avvolge la città. Vale senz’altro la pena di percorrerla alla ricerca di altri piccoli tesori nascosti, ma attenzione: Gallipoli saprà ancora ingannare chiunque voglia conquistarla.

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