14 Gennaio 2010

Sulle sponde del lago, per ascoltare l’Isola delle Storie

di Monia Melis (Blog Gavoi. Alla Scoperta della nostra Italia)

Un centro storico ben conservato, un festival letterario che travalica i confini dell’isola e un lago. Questo è Gavoi, uno dei paesi della Barbagia sarda, tra Nuoro e il Gennargentu, al centro della Sardegna.

Grigio e rosso sono i colori dell’abitato: il grigio del granito, la pietra locale con cui sono state costruite molte case da sos picaperderis (i tagliapietre) e il color mattone della trachite. I balconi in legno e ferro, che si affacciano sulle salite e le discese di Gavoi, ricordano quelli delle baite di montagna; la casa tipica era su due piani, in basso la cucina e il ricovero degli animali, al primo piano la stanza degli sposi.

Campanile san Gavino, Gavoi

Campanile della chiesa di San Gavino

Nel centro storico, spicca il campanile rosso della chiesa dedicata a San Gavino del XVI secolo, con due campane della fine del Cinquecento e, all’interno, alcuni affreschi della fine del XVII secolo, un pulpito in legno intagliato del Seicento e un fonte battesimale del 1706. La facciata colpisce per il suo grande rosone in trachite e per il portale con timpano ricurvo, con davanti una piccola piazza.

Ed è in questi luoghi di Gavoi, un paese lontano dalle vie principali che attraversano la Sardegna da Nord a Sud (come la strada statale 131), che da qualche anno si ripete un festival dedicato alla letteratura ma soprattutto al piacere della lettura, che cerca di scoprire qualche nuovo talento e invita scrittori già affermati.

Gli ospiti sono sardi - molti attivi e apprezzati in questi anni anche al di là dell’isola - ma anche italiani e stranieri, tanto che il festival è diventato uno spaccato letterario molto vivace. Le canzoni accompagnano le parole lette e recitate e gli interventi (anche di giornalisti, com’è avvenuto nella scorsa edizione, di autori cinematografici affermati o esordienti).
Spazio, inoltre, per la fotografia e la comicità, oltre a un salotto letterario notturno in cui ospiti e pubblico possono parlare. Il festival dura tre giorni ed è organizzato dall’associazione l’Isola delle Storie, presieduta da Marcello Fois, scrittore noir e autore per la TV, originario di Nuoro.

Belvedere Gavoi

Belvedere Gavoi

Gavoi è quindi il paese delle storie che si ascoltano e si leggono tra le strade. Ed è conosciuta anche per la tradizione orale del canto a tenore barbaricino. Si tratta di un canto a quattro voci, tipico della tradizione agropastorale sarda dei paesi dell’area del Gennargentu, i cui testi - vere poesie! - non sono quasi mai scritti e quindi sono tramandati o spesso improvvisati. Un vero tesoro riconosciuto dall’Unesco dichiarato Patrimonio intangibile dell’Umanità.

Letteratura, canto a tenore, ma non solo.
Gavoi era infatti conosciuto, fin nel Campidano di Cagliari, per i suoi artigiani e i Zillonarjos, così si chiamavano gli ambulanti che giravano l’isola a cavallo, per vendere prodotti come l’orbace (il tessuto di lana usato per il costume tipico), il formaggio Fiore Sardo, oltre a finimenti, selle, morsi e speroni per cavalli. Altra tradizione antica è quella degli orafi e argentieri, abili nel realizzare antichi gioielli sardi per il costume, come sos guttones (i bottoni in filigrana) o i rosari. Tra gli strumenti ancora suonati i vecchi tamburi in pelle di asino e di cane, gli zufoli (sorta di pifferi).

Scorcio lago di Gusana

Scorcio lago di Gusana

I dintorni del paese sono l’ideale per passeggiate tra lecci, roverelle e quercete, con un clima mitizzato dal Lago Gusana, un invaso artificiale ottenuto dallo sbarramento del fiume Tolaro, da cui si ottiene energia idroelettrica. Nel lago si pesca la trota e la cernia, si va in canoa e si fanno escursioni a cavallo. Le sue acque hanno coperto uno dei reperti archeologici di età romana, un ponte romano conosciuto come Ponte Verzu, del II-III secolo dopo Cristo; poco distante anche una strada romana che congiungeva Cagliari a Olbia. Resti che testimoniano l’avanzata dei Romani nella Barbagia, una conquista sofferta e aspramente combattuta dalle popolazioni locali.

La zona è ricca di insediamenti di epoca precedente, come quello neolitico vicino al santuario Sa Itra, in cui spicca il menhir di granito Sa perda longa, alto quasi quattro metri. Altri menhir e domus de janas (sepolture antiche), si trovano nelle campagne di Gavoi.

Due infine i nuraghe più interessanti: quello di Castrolongu e quello di Talaichè.

(Foto di Grazia Sini, per gentile concessione)

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