27 Gennaio 2010

Dove il vento è un forte richiamo

di Andrea Bonfiglio (Blog Vergemoli. Alla Scoperta della nostra Italia)

Nell’immaginario collettivo la splendida Toscana è rappresentata da un mix di dolci colline adornate da verdeggianti uliveti e vitigni, talvolta impreziosito da uno sfondo fatto di un azzurro mare. Uno scorcio paesaggistico esportato in tutto il mondo e divenuto di diritto l’emblema della regione, ma anche una sorta di limitazione. La terra che fu degli Etruschi, infatti, non è solo questo; pertanto un’immagine di cotanta forza rischia di offuscare quant’altro di buono vi è da offrire.

www.grottadelvento.com

Il sito: www.grottadelvento.com

N’è un nitido esempio il piccolo comune di Vergemoli, borgo lucchese popolato da poco più di trecento anime. Entro i suoi confini, estesi a un’altitudine media di poco superiore ai 600 metri, sorge difatti un polo d’interesse turistico di spiccata valenza naturalistica e culturale. Si tratta delle cosiddette “Grotte del vento”, ossia un complesso di cavità sotterranee che si estende per oltre 4.500 metri, oscillando per 120 metri di dislivello. Un vero e proprio motivo di vanto per i vergemolini (oltre alla romanica Chiesa dei Santi Quirico e Giulitta, già citata in documenti risalenti al X secolo), quanto mai orgogliosi di suscitare l’interesse di migliaia d’appassionati di speleologia e di semplici avventurieri che si riversano quotidianamente nel suggestivo Parco Naturale delle Alpi Apuane - area naturale che ospita le caverne.

A sollevare la curiosità dei visitatori è l’ampia gamma di fenomeni che si può ammirare tra le pareti rocciose, a partire dal connubio di enormi stalattiti e scintillanti stalagmiti, per giungere poi ai raffinati drappeggi d’alabastro e alle magnifiche colate policrome, passando per i suggestivi laghetti incrostati di cristalli, i particolari corsi d’acqua sotterranei e le insolite forme d’erosione. Un insieme di elementi che viene impreziosito anche da alcuni reperti fossili rinvenuti in loco (ossa di roditori preistorici e di orsi) che rappresentano una straordinaria rarità considerando che le forme di vita costituiscono un’eccezione in tale habitat.

Per godere appieno di uno spettacolo così complesso e variegato risulta imprescindibile l’apporto prezioso delle competenti guide speleologiche che accompagnano i turisti per i misteriosi anfratti, fornendo una serie di informazioni che aiutano nella comprensione della fenomenologia.

Le parole più ascoltate sono indubbiamente quelle che chiariscono il mistero sul nome che contraddistingue le grotte. Il vento, infatti, è un protagonista indiscusso dell’ambiente, poiché la presenza di due imbocchi situati a differenti quote – rispettivamente 627 e 1400 m.s.l.m. – permette l’interazione fra la massa d’aria interna (costantemente ad una temperatura di 10,7 gradi centigradi) e quella esterna, generando delle violente correnti che si diffondono nelle cavità.

E’ possibile venire investiti da queste folate durante la visita, che si può sviluppare lungo tre diversi itinerari che oscillano, in termini di durata, da una a tre ore. Ogni giorno è buono per avventurarsi nelle “Grotte del vento”, ad esclusione del 25 dicembre, unico giorno di chiusura. Come non cadere, dunque, in una simile tentazione? Ogni possibile resistenza appare quantomeno improbabile, giacché il richiamo dell’anomala brezza è assai forte, specie se si considera che le prime notizie documentate risalgono addirittura al diciassettesimo secolo.
Una bazzecola in relazione alla millenaria storia, eppure un motivo sufficiente per decidere di regalarsi qualche ora all’insegna dell’avventura, della scoperta e del mistero. Un modo originale per scoprire un lato meno conosciuto di una regione che si lascia prevalentemente apprezzare per il suo paesaggio da cartolina.

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