13 Aprile 2010

Un paese a scena aperta

di Luciano Salvati (Blog Santarcangelo di Romagna. Racconti di Viaggio)

La Rocca Malatestiana

La Rocca Malatestiana

Sette-ottocento chilometri di asfalto a scorrimento veloce, compreso il passaggio dal Tirreno all’Adriatico e risalita di quasi tutta la tratta della A14. L’autostrada scivola leggera e impercettibile lungo i pendii del versante adriatico, con il traffico che inizia a raggrumarsi nei pressi delle più rinomate uscite di Cattolica, Riccione, Rimini. La riviera felliniana! Un sorriso evade dalle mie labbra e va a  contaminare l’espressione, per mia natura, seria.

Non sapevo, fino ad ora, che Santarcangelo di Romagna si trovasse alle spalle del più grosso agglomerato della vacanza spensierata e godereccia d’Italia.

Tanto più che vado a visitarlo nel momento in cui l’anima artistica del paese si riversa fuori per inondarne le arterie in giorni di pura baraonda culturale: il Festival di Santarcangelo dedicato al teatro di strada. Ogni piazza, ogni giardino, ogni strada, ogni vicolo, ogni scala, ogni spiazzo è promosso a palcoscenico. Ospiti nazionali e internazionali. Visitatori a fiumi. Le architetture santarcangiolesi si animano, vibrano e partecipano.

Il paese - per via del nome probabilmente - mi si presenta serafico nella luce del primo pomeriggio. Sembra che l’intero abitato sia sgorgato dalla collina su cui poggia da un metaforico squarcio prodotto dal Campanone. Il Campanone è una stupenda torre merlata alta 25 metri, conficcata nel cuore del borgo medievale. Dal borgo alle periferie il tessuto urbano cola come miele e si dirada fino alle frazioni più periferiche e defilate, senza perderne l’omogeneità. Non saprei dire a prima vista dove finisce il centro storico e comincia il “nuovo”. Le costruzioni successive sono state armonizzate nel rispetto di quello che già c’era. Ed è una situazione che dalle mie parti raramente ho visto. Forse… mai.

Panorama di Santarcangelo di Romagna

Panorama di Santarcangelo di Romagna

Piazza Ganganelli è la piazza principale, un collirio di bellezza per gli occhi. Si comporta da spettacolare vetrina, impreziosita dall’arco di Papa Clemente XIV (lo stesso Ganganelli dopo che fu eletto pontefice) ed il Monumento ai caduti ad occuparne il centro. Di fronte c’è il municipio ed il punto informativo del festival, stracarico di manifesti e pieghevoli degli eventi.

Alle spalle della piazza si dipana l’obliqua Via Cavour, il passeggio della città con i suoi negozi e le botteghe artigiane. Proseguendo Via Garibaldi la vista si apre ulteriormente sull’area verde attrezzata di Campo di Fiera fino a scontrarsi con i bastioni della Rocca Malatestiana, già parte del borgo antico. Proprio nello spiazzo ai piedi della Rocca, chiamato lo Sferisterio, si tengono contemporaneamente due spettacoli teatrali diversi. Dalla Rocca stessa giungono musica e suoni. Un carosello di artisti e persone comuni si godono il prato di Campo di Fiera, chi per riposare e chi per esibirsi. Il Festival è iniziato!

A sera le stradine delle contrade ardono di fiaccole a terra ed anche i ristoranti riversano i loro tavoli all’aperto. Con la gente che c’è, l’impresa di trovarne uno libero ha un sapore epico. Come epico è il gusto della piadina al prosciutto crudo, addentata con bramosia e innaffiata dal forte vino della casa. Eppure ne ho mangiate di piadine e bevuto di vino del luogo, perché ormai puoi trovarli in tutto il resto d’Italia. Ma qui siamo in Romagna. A Santarcangelo. Insomma, giocano in casa. E non c’è nulla da fare, non si possono battere.

(Foto 1 di 27corrado - Foto 2 di Renzo Canalini)

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