19 Dicembre 2008

Dal Castello Baronale alle “Cantine del Borgo”

di Eleonora Giuliani (Blog Collalto Sabino. Racconti di Viaggio)

Torre dell'orologio

Torre dell'orologio

Collalto Sabino è un piccolo borgo medievale che si trova in Provincia di Rieti e, già la prima volta che lo visitai, mi stupii di quanta cura fosse profusa dagli abitanti e da chi lo governa per rendere immensamente suggestivo quel luogo.

L’intero borgo è caratterizzato da vicoli stretti e scoscesi, ricoperti da sampietrini, che confluiscono in una piazza molto graziosa che, al centro, presenta una bellissima fontana dalla quale zampilla acqua fresca e potabile.

Andai a Collalto perché invitata da un mio amico - abitante del posto - che voleva a tutti i costi che io ammirassi il Castello Baronale. Non appena entrati in questa possente struttura, ci ritrovammo immediatamente proiettati con la fantasia nei periodi storici che la guida turistica diligentemente evocava e commentava.
Curato nei minimi dettagli, a partire dal ponte levatoio fino alle rifiniture e agli ornamenti degli spazi interni, camminando tra le stanze si ha realmente l’impressione di ritrovarsi indietro nel tempo di qualche secolo!

Ponte elevatoio

Ponte elevatoio

Con ancora in mente quel suggestivo luogo, tornai nel paese qualche mese dopo, insieme a un gruppo di amici, per partecipare alla manifestazione “le Cantine del borgo“.
Durante questo evento annuale, gli abitanti aprono le proprie cantine e le adibiscono a piccole taverne, dove i visitatori hanno la possibilità di degustare i prodotti medievali tipici del posto e le tante tipologie di vino locale.

Per salire al centro del borgo dove si svolgeva l’evento, erano state messe a disposizione delle navette, che passavano con una certa frequenza, per trasportare le migliaia di persone accorse a Collalto per vivere questo speciale momento di cultura e di divertimento.

Giunti a destinazione, d’obbligo il cambio delle attuali banconote con quelle che, ironicamente, riproducevano quelle antiche: i capofarghi.
Gli euro venivano scambiati con le antiche monete utilizzate nei secoli scorsi per gli scambi commerciali e che, in quella serata, ci sarebbero servite per comprare le varie pietanze proposte dalle diverse cantine.

Inoltre all’entrata del paese, per meglio vivere quello che il borgo offriva, si poteva richiedere una sacca da appendere al collo. In questa bisognava riporre, tra un pasto e l’altro, un calice di vetro che sarebbe servito per degustare il dolce nettare che ci avrebbero offerto lungo i vicoletti.

Cambiati i nostri soldi, con al collo la speciale sacca adatta all’occasione, io e i miei amici ci dirigemmo subito verso l’interno del borgo, in un percorso alla scoperta delle cantine e dei prodotti tipici locali.

Con grande stupore, ci rendemmo subito conto che ogni vicolo era caratterizzato da profumi e sapori diversi; si passava da primi piatti poveri ma sostanziosi, come i cosiddetti “gnucchitti con le fave”, a secondi ricchi e saporiti, come il “cinghiale in umido con patate”. Tutti preparati secondo le tradizioni tipicamente medioevali.
Ogni pasto, poi, era accompagnato da bicchieri di vino, bianco o rosso, a seconda della pietanza assaporata.

L’organizzazione della manifestazione era perfetta: oltre al cibo e al vino offerti in quantità, non mancava l’atmosfera di festa creata dalla banda locale e dai piccoli gruppi musicali che si esibivano, senza sosta, nei diversi angoli del paese.

Così ognuno si ritrovava immerso nel borgo alla ricerca della pietanza che più stuzzicava la sua fantasia, con il bicchiere sempre pieno, pronto a brindare e a ridere in compagnia.

Contenti e soddisfatti della splendida serata, trascorsa in uno di quelli che viene definito uno dei più bei borghi d’Italia, facemmo ritorno verso casa con la promessa che quella sarebbe stata solo la prima nostra partecipazione alla festa.

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