23 Gennaio 2009

Il gigante rosso sull’altopiano Su Pranu

di Monia Melis (Blog Orroli. Alla Scoperta della nostra Italia)

I nuraghi - dice Giovanni Lilliu, l’archeologo che più ha studiato la civiltà nuragica - significano fascino di Sardegna, oltre la natura vergine e sconfinata, oltre il mare».

Tutto il paesaggio dell’isola sarda è caratterizzato proprio dalla presenza dei nuraghe: torri preistoriche a forma tronco conica ottenute dalla sovrapposizione di enormi massi che si reggono uno sull’altro senza malta o alcun tipo di cemento.

Il nuraghe Arrubiu di Orroli

Il Nuraghe Arrubiu

Costruito con enormi blocchi di basalto, di color rosso, il Nuraghe Arrubiu, che in sardo significa proprio rosso, si staglia sull’altopiano di Su Pranu, nel comune di Orroli.
Un luogo silenzioso da cui si gode un panorama quasi lunare, tra cespugli radi di macchia mediterranea e qualche albero d’ulivo; dall’altura si domina l’intera vallata sul fiume Flumendosa.

Il Nuraghe Arrubiu è uno dei più importanti monumenti preistorici della Sardegna, dopo quello di Barumini, e di sicuro è il più imponente dell’intera zona del Sarcidano, nella parte sud occidentale dell’isola.

A pochi chilometri dal centro abitato il nuraghe è un esempio unico di struttura pentalobato, con le sue cinque grosse torri attorno al mastio centrale che arriva adesso, dopo numerosi crolli, a un’altezza di sedici metri.
Il nuraghe, secondo gli archeologi, in origine era sormontato da una torre di ben 27 metri, con tre camere sovrapposte una sull’altra.

Grazie al ritrovamento di un alabastron, una ceramica micenea, al centro della struttura è stato possibile far risalire la costruzione di tutto l’impianto difensivo al 1500 a.C. Attorno alla ceramica, rinvenuti anche i resti di ceneri, probabilmente dovute a un rito d’iniziazione votivo.

Il primo piano della torre centrale si è conservato integro con le sue coperture a tholos e tra le torri ci sono dei cortili interni. Il cuore del nuraghe è circondato dai resti di ben tre mura di cinta esterne con dodici torri: la seconda conserva le fondamenta di altre sette e un muraglione, mentre la terza è rafforzata da cinque torri.

All’esterno un villaggio di capanne circolari. Suggestiva la Stanza delle donne, identificata così dagli archeologi perché qui si sono stati rinvenuti numerosi utensili come fusaiole, macine e vasetti. La struttura aveva anche una funzione militare e difensiva, come testimoniano le feritoie poste sulle pareti delle torri.

Il Nuraghe Arrubiu e il villaggio preistorico sono stati riutilizzati e occupati in epoca romana e nell’area sicuramente sono state coltivate le viti. La prova concreta di tale attività in quest’epoca è arrivata con il ritrovamento durante gli scavi archeologici di un laboratorio vinicolo, posto sulla sommità della torre centrale sulle macerie dei crolli.
Adesso il laboratorio è stato ricostruito all’ingresso della cinta muraria ed è parte della visita guidata al nuraghe.

Il gigante rosso di Orroli è la più importante ma non l’unica testimonianza preistorica della zona.
Tutto il territorio è disseminato di costruzioni e reperti archeologici: in particolare nel Parco su Motti dove si trovano numerose Domus de janas (termine che in sardo significa casa delle fate), vi sono resti di necropoli neolitiche. Questa era un’area sacra per i popoli primitivi dediti al culto dell’oltretomba e che abitarono anche nelle grotte naturali de “Sa Corona Arrubia”.

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