13 Febbraio 2009

Il paese dei “serpari”

di Eleonora Giuliani (Blog Cocullo. Racconti di Viaggio)

Un serparo

Cocullo è un paese in provincia de L’Aquila. Lo avevo sentito nominare in diverse occasioni e in particolare quando si parlava  di serpenti, rettili e tutto ciò che striscia a terra! Questo perché Cocullo è la cosiddetta città dei serpari.

La festa religiosa si festeggia il primo giovedì di maggio di ogni anno e rappresenta una vera  e propria manifestazione alla quale accorrono migliaia di persone.

Partimmo dal nostro paese alle 9:00. Scegliemmo di andare in treno perché eravamo stati avvertiti del fatto che, a causa dei moltissimi partecipanti all’evento, avremmo incontrato tantissimo traffico sull’autostrada. Naturalmente lo stupore fu doppio quando vedemmo che sullo stesso treno c’erano pochissimi posti liberi proprio a causa della tanto attesa festa dei serpenti.

Arrivati a destinazione ci dirigemmo subito verso la piazza del paese perché dopo circa un’ora sarebbe cominciata la processione. Non appena ci inoltrammo nel centro del borgo fummo sorpresi di trovare intorno a noi tantissime persone, dai bambini agli anziani, che stringevano tra le mani o tenevano al collo serpenti di ogni tipo. Naturalmente noi non perdemmo tempo ed, incuriositi dalle tante diverse varietà di rettili, cominciammo a chiedere informazioni agli abitanti stessi su dove avessero preso i serpenti e soprattutto su come riuscissero a gestirli con così tanta tranquillità.
Una  signora ci spiegò che essi venivano raccolti dal loro habitat naturale a fine inverno. In realtà la cattura era affidata solo alle persone esperte: i “serpari” che si avvalevano di tecniche antiche.
Durante la festa però essendo le bestiole completamente non velenose venivano portate a spasso da chiunque e, per i visitatori c’era la possibilità di fare anche delle foto.

La festa dei serpari

Dopo esserci fatti fotografare con le più disparate specie di serpenti ci avvicinammo alla chiesa di San Domenico dalla quale sarebbe partita la processione. Purtroppo la gente, troppa numerosa, ci ha impedito di entrare direttamente in chiesa per l’inizio della manifestazione ma abbiamo avuto modo di vedere la statua, sorretta da quattro persone, totalmente invasa da serpenti che avanzava tra le varie strade del borgo.

Soddisfatti di avere preso parte a questo famoso rito decidemmo di andare a mangiare qualcosa. Ci servimmo delle numerose paninoteche ambulanti e, presi un po’ di panini e qualche bibita, ci sedemmo su un prato a degustare il nostro semplice pranzo. Verso le 16, ormai sazi e ben riposati, decidemmo di andare a visitare il resto del paese e la Chiesa di San Domenico che nella mattinata, a causa della folla, ci era stato impossibile fare.

Il borgo si mostrava ben curato e ben tenuto. Ricco di piccole stradine e vicoli stretti che si susseguivano tra una salita ed una discesa, mostrava nelle sue architetture il passato insediamento medievale.

Chiesa di San Domenico

La Chiesa di san Domenico è un edificio di medie dimensioni; sulla sua facciata spicca un bellissimo rosone che sovrasta l’entrata. All’interno è possibile trovare l’effige del santo che viene posta vicino ad una grotta dove i fedeli vi raccolgono una terra considerata benedetta e che si dice dia una benedizione a chi la tocchi.
Sempre in questa piccola chiesa, inoltre, abbiamo avuto modo di compiere il famoso “rito della campanella” la quale spunta dall’alto di una colonna e che secondo, la tradizione, deve essere suonata stringendola stretta fra i denti. In questo modo si sarà protetti da un potere divino!

Finita la nostra visita ci riavvicinammo al centro del paese e vedemmo che molte persone avevano ancora i loro serpenti tra le mani ma in realtà ci venne detto che prima della sera le bestiole sarebbero state liberate e ricondotte al loro habitat naturale in attesa di essere, eventualmente, ricatturate l’anno successivo.

La festa dunque stava per terminare ed essendo arrivata l’ora del tramonto ci riavviammo verso la stazione a riprendere il treno che ci avrebbe riportato a casa felicissimi di aver partecipato alla famosa manifestazione e di avere visitato il paese dei serpari.

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