21 Maggio 2008

Una città scavata nella roccia

di Marcello Di Sarno (Blog Sperlinga. Interviste Sindaci)

Il sindaco di Sperlinga Giuseppe Matarazzo intervistato per Comuni-Italiani.it

Come si presenta la sua città a chi oggi la vive quotidianamente?
Situata a 750 m sul livello del mare, si distingue per la peculiarità del suo paesaggio rupestre, scavato in un enorme blocco Giuseppe Matarazzod’arenaria e costellato di numerose grotte naturali. Il nome stesso infatti nella sua origine greca traduce il termine “spelonca”, “grotta”. L’immagine che offre oggi è quella di una città tranquilla e ordinata.

Tre validi motivi per visitarla?
Il Castello. Il simbolo di Sperlinga, della sua storia, le cui origini risalgono per un verso ai Siculi, nella parte scavata nella roccia, per l’altro all’anno Mille.
Gli ingrottati. Si tratta di piccoli ambienti di uno o due vani scavati nell’arenaria che costituiscono il cosiddetto “Borgo rupestre”, dove un tempo sorgevano le abitazioni dei coloni. Abitate fino agli anni ’60, le cinquanta grotte del borgo oggi fungono da magazzini. Il Comune ne ha acquistate cinque per allestirvi un museo della civiltà contadina e ricostruire gli ambienti tipici locali.
E per gli amanti della natura il bosco comunale è la meta ideale.

Chi ne ha fatto la storia?
Gli abitanti del castello che durante il Vespro siciliano, nell’anno 1282, hanno dato ospitalità ai Francesi in fuga, che per quasi un anno rimasero barricati nel maniero. Un episodio sottratto alla leggenda e consegnato alla verità storica dallo studioso Michele Amari attraverso il rinvenimento di documenti nell’archivio della corona d’Aragona a Napoli e immortalato dal Tasso nella sua Gerusalemme conquistata con il seguente verso: “[..] o di Sperlingo, al fin pietoso a’ Franchi [..]”.
Ispirata a questo episodio la frase latina incisa su un arco a sesto acuto all’ingresso del castello: QUO SICULIS PLACUIT SOLA SPERLINGA NEGAVIT (cio che piacque ai siciliani sola Sperlinga negò).
Posso aggiungere che la storia l’hanno fatta le numerose famiglie che ereditarono la baronia di Sperlinga insieme con i feudi annessi: da Russo Rubeo a Francesco Scaglione, dai Ventimiglia ai Natoli, con questi ultimi fu innalzato per volere di re Filippo IV alla dignità di principato; fino agli Oneto che lo convertirono in Ducato e lo cedettero ai Nicosia. Gli eredi degli stessi nel 1973 lo cedettero al Comune.

Per quale aspetto della sua città va personalmente fiero?
Per la salubrità dell’aria, che in uno ai beni monumentali e alla insussistenza di criminalità rendono Sperlinga un paese a misura d’uomo. Su questi tre temi l’Amministrazione comunale si sta spendendo con il massimo di energie.

Tra progetti da portare a termine e traguardi ambiziosi da perseguire, come vede il futuro della sua città?
Sperlinga ha l’opportunità di un rilancio turistico eccezionale. Sta a tutti noi sapere cogliere questa opportunità.

Una domanda che vorrebbe sentirsi rivolgere sulla sua città e la risposta che darebbe.
Quale punto del suo programma vorrebbe realizzare in via prioritaria?
L’apertura delle strutture socio-sanitarie in modo da dare concrete risposte ai bisogni di assistenza dei nostri cittadini e contribuire ad alleviare il disagio occupazionale.

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