“morirò qui… tutto di me finirà…” - in certi momenti uno può anche pensarlo: non si può sopravvivere a questo caldo. A quanto pare, la probabilità di fondersi con il divano, in uno stato di liquefazione, è altissima. E dunque si inizia a credere che, effettivamente, nulla rimarrà della propria consistenza corporea. Oltre tutto, il sottile strato di insoddisfazione da incertezza post-laurea, attanaglia ogni istinto di sopravvivenza, anche il più banalissimo: alzarsi per andare a bere.
“tutto… tranne quell’ultimo centimetro” - a questo punto, resta poco da fare; avvicinando il quotidiano regionale alla tua postazione, scopri, nella sezione delle manifestazioni del giugno molisano, un piccolo centimetro di speranza, oasi di approdo per una mente in stato afosamente apatico: “Lettura di poesie da Guantanamo”, a Venafro. Si profila la possibilità di dare un senso alla giornata: Molise ovest, destinazione Venafro. Ti avvii senza neanche preoccuparti di trovare un compagno d’avventura. Giungi a destinazione in meno di venti minuti e inizi subito la ricerca dello sapazio poetico bramato: operazione semplice?
Il territorio venafrano è incastrato tra il massiccio del Matese e le Mainarde. Aggirarsi tra il traffico della strada statale, districarsi tra i vicoli in salita, curiosare nel centro storico e resistere alla tentazione antidetetica di infilarsi in uno dei forni caratteristici della città, per fare scorta dei famosi taralli locali: tutto per individuare il piccolo spazio allestito ad ospitare poesie… no, non è operazione semplice.
La storia che ti si srotola davanti, nel percorso della tua traversata, è storia che parte dal Paleolitico, per arrivare agli insediamenti pre romani dei sanniti, popolazioni descritte come feroci e combattive che, quasi quasi, ti affascinano dal profondo delle tue origni molisane. Come se non bastasse, Venafro è stata anche città romana, con tanto di decumano (attuale via Plebiscito) e cardo (attuale via Porta Guglielmo), che si incrociano nel foro (attuale piazza Garibaldi): una vera pianificazione urbanistica romana-venafrana.
Il percorso delle origini romane ti ha indirizzato sulla via corretta per il traguardo Amnesty poetico, ormai vicino: il Palazzo De Utris, dimora del Cosmo de Utris che trascrisse la Tavola Acquaria, decreto dell’imperatore Au. Obiettivo raggiunto: Palazzo de Utris. Strade romane, ere antiche e spazi arroccati per selvagge battaglie sannitiche, tutto per arrivare più soddisfatta a una sola stanza, un piccolo spazio, la stanza De Utris che ospita il gruppo regionale Amnesty International di Campobasso. Proprio quell’ultimo centimetro che cercavi, tra chilometri e chilometri di storia.
“un centimetro è piccolo ed è fragile ma è l’unica cosa al mondo che valga la pena di avere”… quando sei alla ricerca di una evasione, di una risposta consistente ad una giornata apatica e, soprattutto, quando il centimetro venafrano in cui ti sei rifugiata deve accogliere delle parole strazianti ed enormi, deve contenerle e farle vibrare oltre, senza franare.
Le poesie dei detenuti di Guantanamo Bay, torturati, isolati, umiliati, flagellati alle radici; superstiti che non hanno velleità apocalittiche, piani vendicativi per rivoluzioni globali (come da citazioni filmiche); uomini che hanno conservato centimetri di dignità, fazzoletti di fede indistruttibili per contenere le parole del ricordo, del dolore e dell’ingiustizia. Uomini per i quali anche il più piccolo centimetro venafrano è utile per farsi sentire. Le mura della stanza sono rossastre, la ragazza che legge le poesie è vestita di arancione, come i rasta che suonano la chitarra. Entrambi hanno le catene ai piedi; altri due ragazzi hanno gli stessi colori, le stesse catene ma non possono parlare perché hanno una mascherina bianca sulle labbra. Interpretano la reclusione e l’incomunicabilità e il silenzio omertoso che ha trovato modo di sciogliersi proprio in un centimetro delicato, molisano, seminascosto tra le montagne, venafrano.
“non dobbiamo mai perderlo o spenderlo… non dobbiamo permettere che ce lo rubino” - un Amnesty centimetro tanto fragile, perché piccolo, quanto forte, perché universale. L’importanza di conoscere per comunicare e intervenire.
“spero che il mondo cambi e le cose vadano meglio” - … ma al di la di tanta globalità, la cosa certa è che l’iniziativa venafrana ha riempito il tuo, di centimetro. Il ritorno notturno in superstrada è denso di volantini informativi, di glorificazioni delle ricerche di centimetri vitali e dignitosi e dell’idea che certe iniziative dovrebbero avere più spazio.
Nota: le frasi tra virgolette sono tratte dalla sceneggiatura del film “V for Vendetta” 2005, diretto da James McTeigue.
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