16 Settembre 2008

La festa di San Michele Arcangelo: preghiere, falò e canti per allontanare il male

di Maria Scarinzi (Blog Frasso Telesino. Alla Scoperta della nostra Italia)

Il fuoco, la montagna, i canti e lo stare insieme ed il banchettare in modo semplice e spensierato fanno da sfondo alla Festa di San Michele Arcangelo. San Michele ArcangeloOrmai da secoli a Frasso Telesino il 7 e l’8 Maggio (San Michele) e il 29 Settembre (gli Arcangeli) si tengono delle celebrazioni in suo onore.

E’ a partire dal 1361, quando si hanno le prime testimonianze storiche riguardanti il culto Micaelico, che i Frassesi sembrano aver adottato tale festa eleggendo l’Arcangelo quale il loro protettore contro il male. Così ogni anno, nel più assoluto silenzio e lontano dai riflettori, in questo paese si tengono delle celebrazioni che riflettono la semplicità di questi luoghi; luoghi dove è ancora possibile respirare l’aria pura di montagna e abbandonarsi al caloroso abbraccio della natura lungo sentieri non ancora asfaltati.

E’ in questo semplice scenario che il nome dell’Arcangelo viene osannato in ogni modo: con canti scritti in Suo onore, con processioni lungo il paese e altre testimonianze di fede. Vengono inoltre accesi dei Falò perché, come San Michele sconfisse il diavolo con il fuoco eterno, così noi oggi possiamo allontanare il male con le fiamme.

Tale culto sembra collocarsi al posto di antichi riti pagani che si svolgevano in onore del Dio Wothan: dio della guerra e protettore dei guerrieri il quale, con la dominazione Longobarda, fu sostituito dal Santo guerriero. Tale Santo è definito guerriero in quanto sembra sia avvenuta una sorta di identificazione con il capo dell’esercito celeste che, nella prima guerra tra il bene e il male, ha affrontato e sconfitto Lucifero. Non a caso per le persone del posto, l’Arcangelo è visto come il protettore di tutti gli esseri umani che ogni giorno lottano contro gli infiniti mostri del cuore. Essendo, infatti, colui che ha sconfitto il demonio in cielo, San Michele può sconfiggere il male anche in terra e, per questo motivo e soprattutto sotto la spinta dell’incessante lotta contro le forze oscure, questo popolo si affida alla Sua potenza.

I festeggiamenti in onore del Santo diventano, così motivo di gioia in quanto la Sua percezione e la Sua protezione permette agli abitanti di Frasso Telesino di abbandonarsi a questi, senza la preoccupazione del domani. La sera antistante la festa in paese vengono accesi dei falò, quasi un ulteriore modo per esorcizzare il male e, intorno a questi, in un clima di spensieratezza e gioia, tra banchetti e balli, viene intonato un canto: “il Moifà”. FuocoQuesto canto, tramandato oralmente di padre in figlio, deve il suo nome al verbo “mi fai fare”, e sembra essere legato alla disperata richiesta di intercessione del Santo, ora per conquistare la donna amata, ora per chiedergli perdono dei peccati che la donna, diavolo tentatore, gli fa fare. Tale rito di purificazione contro qualsiasi tipo di tentazione in passato era accompagnato anche da colpi di fucile.

Tuttavia i festeggiamenti non terminano con i banchetti intorno al falò, ma il giorno della festa una processione si muove dal paese per raggiungere l’eremo dove continuare a banchettare e festeggiare. Giunti in montagna, dopo una messa solenne e qualche preghiera, il popolo si unisce in una grande scampagnata. Tutto ciò va a sottolineare come a fare da sfondo all’intero rito siano i luoghi del silenzio, come le chiese di montagna chiuse tutto l’anno, che mirano a trasmettere la pace interiore, proponendo una fuga dal mondo che ci si è costruiti e muovendosi verso quel primordiale luogo definito “Axis Mundi”. La pace e la tranquillità, che sembrano aver abbandonato il nostro mondo frenetico, fanno da sfondo a tutta la festa e sono una conseguenza del baccano della sera precedente, quando questo è servito per esorcizzare il male e allontanare gli spiriti negativi.

Il male, le preoccupazioni di una vita e quanto altro sembra pesare come un fardello sull’animo umano, a Frasso Telesino, almeno per un paio di giorni l’anno, vengono allontanati. E se questa festa può apparire come una celebrazione ristretta ai soli Frassesi, guardando in profondità e analizzando con occhio critico, possiamo leggere in essa il dramma dell’intera umanità, un’umanità che, pur vivendo in un mondo da se stessa costruito, ogni giorno è costretta a lottare con i propri spiriti interiori alla ricerca di un mondo migliore e perfettibile. 

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