Il Dottor Osvaldo Carraro, responsabile e curatore del Museo dell’Internamento di Padova, intervistato dalla redazione di Comuni-Italiani.it:
Come è nato il museo?
Il museo nasce in una zona di Padova chiamata “Cittadella della memoria”, dove sorgono una serie di luoghi e strutture “del ricordo”, che rimembrano eventi, luoghi e tristi protagonisti dell’internamento nei campi nazisti. Si dispiega all’ombra e nelle fondamenta del tempio dell’internato ignoto, una chiesa parrocchiale dedicata a San Gaetano, che il parroco Don Giovanni Fortin, deportato per motivi politici a Dacau, volle destinare come sacrario a tutti i generi di internati, in ricordo di chi ha sofferto e perso la vita nei lager nazisti.
Fu inaugurato nel 1965 ed era un piccola sala che custodiva oggetti appartenuti agli internati e quadri esplicativi della sofferenza umana nei lager.
Nel 1995 subì una profonda ristrutturazione ed un ampliamento che lo rese un vero e proprio museo, con due sale espositive.
Nel 2001 fu realizzata la terza sala dedicata ad incontri, eventi e conferenze.
Oggi ospita anche una biblioteca ove sono raccolte stampe e si spera di poter custodire testimonianze.
Qual è il patrimonio che lo caratterizza?
Alla guerra e all’immane tragedia delle deportazioni seguì un incomprensibile ed impenetrabile silenzio, come se la coscienza nazionale, aiutata da motivazioni politiche e sociali, avesse rimosso gli scandalosi e vergognosi eventi accaduti. L’Associazione Nazionale Ex Internati (A.N.E.I.) realizzò un’opera di raccolta di documenti e di testimonianze della tragedia storica accaduta. Il museo custodisce un ricchissimo patrimonio storico e sociale.
L’esposizione si compone di tre sale che narrano in silenzio il dolore e la sofferenza di una scelta razionale e consapevole.
La prima, “sala della storia”, contiene pannelli con fotografie storiche che narrano gli eventi della seconda guerra mondiale (dal regime fascista, le leggi razziali, il regime nazista, la resistenza italiana, la Repubblica Sociale Italiana, la liberazione di Roma e la lotta partigiana, gli I.M.I. - Internati Militari Italiani - nei Lager nazisti). Al centro di questa sala regna un plastico in scala del lager di Sandbostel, in cui si è vissuto il dramma dell’internamento e due bacheche in vetro che numerosi cimeli.
La seconda sala, “sala della memoria”, mostra pareti tappezzate di foto che presentano le tragiche condizioni di vita-non vita degli IMI (Internati Militari Italiani), degli ebrei, degli omosessuali, degli oppositori al regime nei lager. Deportati in questi luoghi della morte su carri bestiame per poi essere condotti ad una fine umiliante e disumana, lungo la strada segnata dalla prescrizione “Arbeit macht frei”…foto dell’olocausto, delle torture, dei forni crematori. In fondo alla sala, nel cosiddetto Tempietto, sono conservate quattro ampolle di vetro che custodiscono la polvere ed il terreno prelevati dai quattro campi di sterminio di Dachau, Mauthausen, Buchenwald, Belsen. Al centro della sala vi sono bacheche con cimeli, diari, divise, la giacca di don Giovanni Fortin; le radiotrasmittenti, tra cui ricordiamo la famosa radiolina “Caterina” che sostenne i sogni e la speranza dei reclusi. La terza sala è dedicata alle conferenze, proiezioni ed eventi.
Cosa attira di più i visitatori?
Sicuramente la memoria storica degli eventi drammatici e la descrizione della disumana esperienza dell’internamento, richiama studiosi e visitatori giovani e adulti. Il museo racconta un pezzo drammatico di storia mondiale che indigna, ma che non è possibile ignorare. Tra le diverse esposizioni, il plastico del lager viene apprezzato molto, in quanto consente di focalizzare l’attenzione sul tema e sulla tragicità delle condizioni di vita degli internati.
Quale opera o collezione le piace personalmente di più?
E’ difficile per me indicare una collezione o un cimelio che preferisco. Ogni oggetto, ogni foto, ogni reperto ha un suo valore storico e emotivo. Sicuramente ritengo molto emozionanti la radiotrasmittenti, tra cui ricordo radio Caterina. Le ritengo una vera e propria “chicca” del nostro museo! Attestano le difficoltà di vita e la voglia di reagire e di uscire dalla sofferenza. Molto interessanti sono anche le bandiere, che attestano l’amor per la Patria e l’attaccamento alle proprie origini e valori. Il piccolo Tempietto è un luogo molto suggestivo e nel quale c’è bisogno di silenzio e contemplazione. Le quatto piccole nicchie che rappresentano, con le ampolle, i luoghi della sofferenza meritano attenzione e ci invitano davvero a riflettere.
Qual è la valenza didattica del suo patrimonio e quale ruolo assolve, dal punto di vista sociale e culturale, nell’ambito territoriale? Come e con quali risultati si rivolge agli studenti?
Il museo rievoca eventi storici drammatici, dunque la sua valenza didattica è esplicita. Accompagniamo il visitatore verso la consapevolezza che la vita richiede coraggio. Come quello che hanno avuto i militari italiani internati nei lager che dedicarono consapevolmente se stessi alla morte atroce pur di mantenere il loro massiccio rifiuto a combattere ed a collaborare con i tedeschi e con i fascisti.
Il NO che li trattenne prigionieri in Germania, fu un atto coraggioso, deliberato e consapevole che deve insegnarci tanto.
Ci sono appuntamenti clou e rassegne prestigiose da non perdere?
Sono fondamentali gli eventi legati alla memoria storica sociale. Ricordiamo tra i tanti il 27 gennaio, “Giorno della Memoria”, il 10 febbraio, “Giorno della memoria in ricordo delle Foibe”. A marzo si commemorano i settantacinque soldati italiani fucilati.
Come immagina il museo da qui a dieci anni?
Beh! Ho in mente grandi idee… Innanzitutto vorrei che questo museo riuscisse a parlare ai giovani, ad attirare la loro attenzione, a sollecitare la loro sensibilità. Mi piace l’idea di riuscire a realizzare un fondo di documentazione sull’Internamento, con la raccolta di testimonianze degli internati militari di Padova e provincia. Mi piacerebbe creare degli approfondimenti, non solo espositivi, ma con l’ausilio di schermi, attraverso i quali il singolo possa approfondire l’evento di suo interesse.
A breve sarà attivo il cosiddetto “Giardino dei Giusti”, con un albero piantato per ogni uomo che con il suo NO ha scelto consapevolmente di tener fede a se stesso, di difendere la dignità e l’onore personale e delle forze armate italiane e di immolarsi per questi valori.
Riferimenti:
A.N.E.I. Museo dell’Internamento
Viale dell’Internato Ignoto, 24 - 35128 Padova
Telefono: 049-8033041; 049-688337
Fax: 049-8033041; Cell.: 349-6362033
Indirizzo email: info@museodellinternamento.it
Sito Web: www.museodellinternamento.it
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