12 Dicembre 2008

La “capitale” che ha riscritto il proprio destino

di Marcello Di Sarno (Blog Gemona del Friuli. Interviste Sindaci)

Il Sindaco di Gemona del Friuli Gabriele Marini intervistato per Comuni-Italiani.it

Gemona e il Natale: un appuntamento con la storia e con la spiritualità.
Il cuore dei nostri festeggiamenti è rappresentato dalla Messa del Tallero, nel giorno dell’Epifania. Premetto che la tradizione epifanica ha una lunghissima storia alle spalle ed è molto sentita in Friuli, e a Gemona in particolare, che, dal Medioevo al 400, è stata una signoria ecclesiastica sotto il patriarcato di Aquileia. Già a quel tempo la tradizione epifanica aveva un forte radicamento, di cui v’è traccia nelle usanze natalizie di altri comuni: a Cividale, ad esempio, si celebra la “Messa dello Spadone”.
La Messa de Tallero trae origine dal periodo antecedente alla dominazione austriaca, allorché nel nostro territorio, come confermano gli storici, era ospitata anche la pieve ecclesiastica. Tra autorità comunale ed ecclesiastica esisteva un rapporto di reciproca collaborazione, che nel corso dei secoli, per l’esattezza sotto la dominazione austriaca, si è deciso di suggellare con un rituale ufficiale: la consegna del Tallero di Maria Teresa - un moneta d’argento del 1780 recante l’immagine dell’imperatrice d’Austria - all’arciprete da parte del podestà del comune.
In ricordo di quell’evento, ogni anno, durante la messa del 6 gennaio, il sindaco sale i gradini dell’altare del Duomo e consegna al parroco la moneta, rinnovando una secolare intesa tra le due principali istituzioni della città. Il rituale prevede anche un particolare segno di pace offerto al sindaco, con il bacio del “bottone da piviale” - un gioiello di oreficeria quattrocentesca - che raffigura l’incoronazione della Vergine.

Gabriele Marini

Un protocollo storico che ha subito delle contaminazioni in epoca più recente.
Dagli anni cinquanta in poi c’è stata un’evoluzione dal punto di vista scenografico, grazie all’opera della “Società Progemona”, la nostra Pro Loco che ne ha fatto un appuntamento più ricco ed articolato. Il momento centrale di questi festeggiamenti è costituito dal corteo in costume storico medievale che animato da trombe e flabelli raggiunge, con in testa sindaco e consiglio comunale, il Duomo.
Un target medievale mutuato dalla festa estiva Tempus est jocundum che la Pro Loco organizza ormai da 20 anni.
Quest’anno abbiamo una novità: dopo quasi 30 anni riapriamo in forma definitiva i giardini del Castello.

Il restauro del castello, riporta alla mente il tragico terremoto che funestò il Friuli il 6 maggio del 1976. Il suo personale ricordo di quella sera.
All’epoca ero già consigliere comunale. La sera del sisma, verso le 9, ero nel municipio a una riunione di commissione, in cui si discuteva del raddoppio della linea ferroviaria Udine-Tarvisio, quella che oggi prosegue verso Vienna. Il municipio resse abbastanza, così come le case costruite negli anni ‘50. Ad avere la peggio furono le palazzine più recenti, strutturate con colonne e solai; cedendo le colonne dei primi piani vennero giù l’uno sull’altro tutti gli altri.
Una ferita ancora aperta per la comunità: 1000 morti in tutta la regione, 350 nella sola Gemona; tra questi voglio ricordare i 29 alpini della Iulia, caduti mentre ottemperavano ai loro doveri verso la Nazione.
Un evento che ha fatto da spartiacque nella storia di questo comune. Non a caso ci siamo meritati il titolo di “capitale del terremoto”: il 70% del vecchio centro storico è stato completamente raso al suolo.

Dopo c’è stato il riscatto dei gemonesi.
Per quanto sia triste ricordare quei giorni, ci consente di rendere giustizia dell’impegno di coloro che hanno lavorato riconsegnando il paese a nuova vita. In primis i cittadini che si sono rimboccate le maniche - forti anche della piena solidarietà, morale e materiale, pervenuta da ogni angolo dell’Italia - e non hanno mai perso i contatti con le istituzioni (Comune, regione e Governo centrale). Poi queste ultime, le istituzioni, che hanno fatto il proprio dovere operando tempestivamente e in piena sintonia.

Una città rinata dalle sue ceneri che offre innumerevoli ragioni per visitarla. I primi tre che le vengono in mente?
Il primo è senz’altro è il turismo dell’emozione che nasce nel constatare la rinascita dopo il terremoto, sia materiale, nel recupero dei luoghi, che sociale, con il ricompattarsi di un popolo grazie alla sua ammirevole forza d’animo.
Secondo l’aspetto storico-culturale del nostro territorio, che, oltre a preziosi edifici ricostruiti - come il Duomo del ‘300 e il Municipio del ‘500 -, raccoglie tre musei di buon livello per una cittadina di provincia come la nostra: il Museo del tesoro del Duomo, la Pinacoteca del Comune e il Museo del Santuario di Sant’Antonio.
Infine la nostra collocazione, all’interno di un’area di enorme fascino naturalistico che va dal vicino comune di Venzone, dichiarato monumento nazionale, al lago di Cavazzo – che tocca i comuni di Bordano, Cavazzo Carnico e Trasaghis –, sormontato dalla suggestiva prospettiva delle Alpi Giulie.
Senza dimenticare le nostre risorse gastronomiche, tra cui un posto d’eccezione spetta ai formaggi, protagonisti a novembre di una festa dedicata a questo prodotto tipico.

Gemona e la comunicazione: il ruolo del LAB.
Sono 20 anni che il Laboratorio Internazionale della Comunicazione ha sede stabile qui, presso la sede locale dell’Università di Udine. Nel periodo tra luglio e agosto il LAB richiama a Gemona 100 studenti di 30 diverse nazioni, per un totale ad oggi di 3000 giovani. Ciò lo ha reso un volano importante per la nostra economia, per cui si è deciso di investire ulteriormente nel campo della formazione. Grazie, infatti, alla lungimiranza dei miei predecessori si è raggiunto un accordo con l’università di Udine, per istituire qui una facoltà di Scienze Motorie, l’unica del Friuli e del veneto Orientale, che raccoglie 280 studenti.

Quali altri settori alimentano l’economia locale?
Gemona è nata soprattutto per i servizi, oltre che per il commercio e il piccolo artigianato. Infatti la grande industria è nella zona di Osoppo, dove trovano lavoro 2.500 operai.
L’unica problematica, comune un po’ a tutti i centri storici, è l’abbandono del piccolo commercio, conseguenza della grande concentrazione di attività commerciali, anche qui attivi. Il centro storico, scompaginato nel suo tessuto sociale, ha faticato a riprendersi. Prima era l’emporio di Gemona, oggi fa da traino al turismo e in particolare alle attività del terziario.

Gemona e il cinema: qui fu girato “La Grande Guerra”, capolavoro del neorealismo, firmato Mario Monicelli. Che ricordo ha del periodo delle “riprese”?
Ero un ragazzino all’epoca e non ho esperienze dirette da raccontare. Ricordo però ciò che mi raccontavano quelli più grandi di me, che andavano a fare le comparse. Il film fu girato tra Gemona e Venzone: le scene della piazza appartengono al centro storico di Venzone, le scene di guerra furono girate qui, nella zona dei colli.
Monicelli è molto legato a questa terra, non ultimo per via dell’intensa collaborazione che c’è stata con la regista Gloria De Antoni, originaria di Spilimbergo.
Personalmente ho avuto modo di incontrarlo da sindaco, in più di un’occasione, l’ultima due anni fa nella nostra cineteca.

Già dimenticavamo la preziosa attività della Cineteca del Friuli.
E’ l’unica nel nord-est e raccoglie l’intero archivio cinematografico della regione: un enorme patrimonio documentale che annovera migliaia di preziose pellicole, conservate con la massima cura. Qui la cineteca ha organizzato più di una mostra fotografica dedicata al grande regista e alle riprese de “La Grande Guerra”.
Rimanendo in tema le anticipo una chicca: faremo una mostra sull’architetto Gino Peressutti, gemonese doc, che ha disegnato tra gli altri gli studi di Cinecittà e la Torre Velasca di Milano.

La confidenza che i gemonesi hanno con l’arte in generale, non si ferma qui. Specialmente se si tratta di spianare la strada a un giovane “etoile” della danza.
Si riferisce alla vicenda di Ruben Del Monte, figlio di una famiglia di commercianti di Gemona. Un vero talento che si è affermato in una scuola di Castelfranco Veneto, cui sia istituzioni e concittadini hanno voluto offrire il proprio sostegno economico per consentirgli di frequentare una prestigiosa scuola di New York e perseguire così la propria vocazione artistica. I fatti ci hanno dato ragione: sta mietendo importanti successi nel suo campo.
C’è un altro giovane che sta dando lustro alla nostra città e cui tra Natale e Capodanno dedicheremo una festa: Simone Padoin, giovane promessa del calcio che milita nell’Atalanta.

E’ in scadenza di mandato: il suo primo obiettivo se venisse rieletto?
Vorrei completare la ricostruzione del Castello, per cui occorrono due-tre anni. E’ in fase di progettazione e i lavori riguarderanno la torre e l’ala ex carceri che ospiteranno mostre ed altre attività. Il castello è un simbolo per il nostro territorio, è visibile anche dall’autostrada. Sarebbe l’ultimo tassello di una ricostruzione post-terremoto che qui è stata esemplare.
Poi vorrei puntare sulla vocazione di Gemona nel campo della formazione, quale punto di partenza per un complessivo rilancio della nostra economia

  • Segnala su: Inserisci nei preferiti del.icio.us segnalo OKNOtizie Google YahooMyWeb Facebook Technorati

Scrivi un commento

Per inviare un commento devi fare il login.

Articoli nei Comuni Vicini: Venzone (1), Tarcento (1), Colloredo di Monte Albano (1), Tolmezzo (1), San Daniele del Friuli (1), Martignacco (1)