Lo scrittore Roberto Morpurgo, autore tra gli altri del libro di aforismi “Pregiudizi della libertà I” (Joker) e della raccolta di poesie “L’azzurro del mare” (Joker), intervistato su Bulgarograsso per Comuni-Italiani.it
Una vita divisa tra filosofia, cinema, radio, teatro e letteratura. Cosa contraddistingue maggiormente il Morpurgo scrittore?
Lo stile. E - dato che anche la più ‘unitaria’ fra le manifestazioni che ci annunciano (alludo al volto) ha due profili non sempre simmetrici - l’alterna presenza di lirismo e sarcasmo.
Milanese di nascita, da alcuni anni vive a Bulgarograsso che lei definisce come “un paesino sconosciuto ai più e quasi anche alle carte geografiche”. Se dovesse descriverlo attraverso le pagine di una guida turistica cosa scriverebbe?
E’ il più piccolo paese al mondo munito di una circonvallazione: una bretella (non però così elastica come quelle che ci tengon su le brache) che cinge d’assedio 5 o 6 cortili contenenti 3 o 4 pollai.
Cosa ha da offrire la città, in termini di opportunità culturali e artistiche, ai suoi abitanti ed ai visitatori?
Niente di tutto ciò: i soli segni che i bulgaresi siano soliti leggere sono situati sui gratta e vinci e – talvolta - sugli striscioni che annunciano le feste patronali. Patronali o non, qui le feste sono rare ma eclatanti: bande di piazza, strilla, salamelle, grigliate sul prato della parrocchia, in un clima da Festa dell’Unità anni ’70 (benché molti inorridirebbero al paragone). Molto pittoreschi sono i funerali, e il sarcasmo è solo nelle cose. Quando muore qualcuno in un paesello di meno di 3000 anime, fai fatica a non accorgertene. E poiché tutti lamentano la sparizione della morte dalla vita e la sua segregazione negli ospedali, ebbene qui questo versante dell’umana vicenda si è conservato quasi intatto.
Qual è, a suo dire, il simbolo della città?
Negativamente, il campanile. Pretenzioso, coi suoi 400 anni mal portati (per la struttura ne dimostra il doppio, e per l’estetica un decimo: credo che sia l’unica costruzione sacra del diciassettesimo secolo progettata in vista degli orrori architettonici prossimi venturi). Assordante, emette uno scampanio che per numero di decibel sfiderebbe la proverbiale sordità di chi non vuol sentire (infatti nessuno intende ascoltare le legittime lamentele di chi ci abita sotto). A differenza della Torre di Pisa, non pende per il diletto degli ammiratori, ma come una spada di Damocle sulle atterrite cervici dei poveri residenti. Di gran lunga più simpatici alcuni anfratti boschivi limitrofi al cimitero, dove trovan rifugio i ciclisti, le cornacchie, e addirittura i conigli selvatici. Sino a poco tempo fa poteva dirsi un simbolo del paese l’edificio del Comune vecchio, dimesso, mesto, sobrio, quasi vergognoso di starsene ancora lì diritto di fronte alle suore e a un ‘porticato’ che non andrebbe bene nemmeno per un coprifuoco. Ma l’hanno abbattuto or ora, per edificare, dicono, campi da tennis: uno sport certo ignoto ai primi “Primi Cittadini” di questo non così giovane paese.
Quali sono tre buoni motivi per visitare Bulgarograsso?
1) Il nome – esilarante e sano, dato che induce quel garbato scetticismo sull’esistenza di questo mondo che nemmeno i fautori dell’Altro ammetteranno mai così a cuor leggero.
2) La piccolezza del paese: che non è certo bello, ma essendo piccolo non rischia l’ingombrante goffaggine della Saraghina.
3) L’assenza di discoteche;
3bis) Il fatto che i residenti eccentrici si tengono nascosti, a tutto vantaggio dei centripeti. Che però non gioiscono certo di una Piazza della Signoria…
Qual è il suo ricordo personale più bello legato alla città?
Il ritrovamento del mio gatto: che si era perduto in questa municipalità, e fu ritrovato dopo un mese di affannose ricerche nientedimeno che nel Capoluogo di Provincia (è un gatto un po’ megalomane: ma non saprei dire da chi abbia preso).
Un benefattore anonimo le dona dieci milioni di euro a condizione che li impieghi per migliorare uno o più aspetti della città. Verso cosa rivolge il suo impegno?
La creazione di un lago artificiale. Non per le trote, non per i pescatori di trote, non per i mangiatori di trote, ma per chi allora? Per chi ama remare e nuotare.
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