18 Maggio 2009

Un paese in un biscotto!

di Maria Salerno (Blog Sambuca di Sicilia. Alla Scoperta della nostra Italia)

Sambuca - lago arancio

Sambuca - Lago Arancio

Un tempo era conosciuta come Sambuca Zabut, dal nome dell’emiro che sulle sue splendide colline fece erigere un maestoso castello. Dal 1923  è semplicemente Sambuca di Sicilia, ridente località della provincia di Agrigento, che sorge nella valle del lago Arancio tra boschi e verdeggianti colline.

Passeggiare per le sue strade significa fare un viaggio attraverso i secoli che la videro prima araba (come arabi sono i resti del Castello dell’emiro, la Matrice e il Calvario), poi nobile e aristocratica sotto l’egida della famiglia Beccadelli di Camporeale (sono di quel periodo Palazzo Panitteri sede del Museo etno-antropologico, Palazzo dell’Arpa sede del Comune, Palazzo Ciaccio, la Chiesa del Carmine oggi intitolata a Maria Santissima dell’Udienza) e quindi borghese e piena di fermenti culturali nell’ottocento quando sorse il Teatro Comunale, ancora attivo ai nostri giorni.

Poco distante dal centro storico possiamo ammirare la zona archeologica di Monte Adranone. Negli anni settanta alcuni scavi hanno portato alla luce una città greca fondata da coloni selinuntini nella seconda metà del secolo VI a.C. sui resti di un villaggio indigeno protostorico. La città venne probabilmente distrutta nel 250 a.C. durante la prima guerra punica.

Una terra ricca di storia, dunque, ma anche di folclore e tradizioni antichissime! Fra queste una in particolare susciterà la curiosità dei lettori, anzitutto perché è vecchia di tre secoli, poi perché riguarda una ghiottoneria dell’arte dolciaria locale di cui almeno una volta nella vita andrebbe assolutamente deliziato il palato!

Sono giunti fino a noi con l’appellativo popolare di “minni di virgini”, cioè seni della vergine, sono biscotti a base di zuccata inventati niente meno che da una suora nel 1725 in occasione delle nozze del marchesino Beccadelli, allora padrone della città. La religiosa dall’estro culinario, così descrisse la propria golosa ispirazione: “guardavo questa mattina dalla finestra della mia stanzetta le colline che si susseguono dalla Valle dell’Anguillara sino alla collina del Castellaccio e alla costa della Minnulazza. La forma delle colline mi ha suggerito che noi dovremmo presentare ai marchesi un dolce che abbia la forma e, in quanto al contenuto porti la dolcezza di questa terra. Insomma un dolce paesano, ma prelibato, fine che susciti nel momento del degusto l’istinto del sentimento, ed elevi al tempo stesso lo spirito.”
Persino Giuseppe Tommasi di Lampedusa, cita questa prelibatezza nel suo Gattopardo facendo commentare al principe Salina che “queste impudiche paste delle Vergini” rappresentano “un trionfo della gola”!

Oggi, i pasticceri realizzano lo storico dolce con una ricetta che si avvicina molto all’originale, ma pare che quest’ultima sia gelosamente tenuta segreta da una famiglia del posto!

Se lasciamo vagare lo sguardo lungo il paesaggio circostante - come fece la nostra provetta suora pasticciera tre secoli orsono - potremmo ammirare un ricco patrimonio naturalistico con una flora e una fauna davvero singolari, la riserva naturale del Monte San Genuardo fino al prezioso monastero di Santa Maria del Bosco. E nella pace e nel silenzio di questi luoghi non faremo fatica a comprendere come la mente e lo spirito possano sentirsi elevati e ispirati da tanta bellezza!

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2 commenti a “Un paese in un biscotto!”

  1. Ampelodesmos scrive:

    Veramente un bell’articolo, complimenti all’autrice per come ha descritto Sambuca e la sua storia.
    Grazie

  2. Maria Salerno scrive:

    Grazie a te!

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